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La lotta delle popolazioni indigene ecuadoriane contro le politiche neoliberiste di governo e FMI

di Alessandro
Scassellati

Dopo due settimane di serrata mobilitazione popolare, le organizzazioni dei popoli indigeni e afro-discendenti, insieme con una miriade di altre organizzazioni sociali e sindacali, hanno costretto il governo del presidente neoliberista Guillermo Lasso ad aprire una trattativa e a fare significative concessioni economiche e politiche. Sebbene la partita sia tutt’altro che chiusa, è chiaro che ci saranno rilevanti conseguenze per il futuro politico del Paese.

Da quasi due settimane l’Ecuador è stato scosso da manifestazioni di massa (uno “sciopero nazionale”) contro le politiche neoliberiste del governo del presidente di centro-destra Guillermo Lasso (un ex banchiere, membro dell’Opus Dei, il cui nome è incluso nella lista dei Pandora Papers, eletto nell’aprile 2021, avendo battuto Andrés Arauz, il giovane economista candidato di sinistra sostenuto dall’ex presidente Rafael Correa). Il 27 giugno, l’organizzazione delle popolazioni indigene e afro-discendenti – la Confederazione delle Nazionalità Indigene dell’Ecuador (CONAIE) – che guida le proteste, ha accettato di tenere colloqui con il governo1.

Il dialogo dovrebbe contribuire a porre fine ad oltre due settimane di proteste anti-governative nella capitale, Quito e altrove (Guayaquil, Cuenca, Riobamba e Puyo), iniziate con rabbia con i blocchi stradali nelle aree rurali negli altopiani della Sierra Andina e nell’Amazzonia il 13 giugno contro l’aumento dei prezzi di carburante e cibo, e una serie di altre questioni, dalla mancanza di controlli sui prezzi dei prodotti agricoli e dei fertilizzanti e agli scarsi o nulli investimenti nell’istruzione, nell’assistenza sanitaria e nella creazione di nuova occupazione.

Il leader della CONAIE, Leonidas Iza Salazar (un leader della comunità indigena Quichua-Panzaleo che vive principalmente nelle province di Cotopaxi e Tungurahua), che era stato arrestato per “sabotaggio” e poi rilasciato dopo i primi giorni delle proteste (rischia fino a tre anni di reclusione), aveva affermato che la protesta sarebbe continuata fino a quando Lasso non avrebbe accettato le loro richieste che comprendono: la riduzione dei prezzi di carburante e cibo, l’istituzione di controlli sui prezzi dei prodotti agricoli e dei fertilizzanti, investimenti nell’istruzione, nell’assistenza sanitaria e nella creazione di nuova occupazione, l’annullamento delle concessioni minerarie e petrolifere nei territori indigeni, uno stop agli accordi di libero scambio che “distruggono la produzione nazionale”, la rinegoziazione dei debiti dei contadini con le banche, prevedendo la cancellazione di quelli fino a 3 mila dollari. Le popolazioni indigene e afro-discendenti sono impegnate soprattutto nell’artigianato e nell’agricoltura. Producono buona parte del cibo consumato nel Paese e alcuni cash crops agricoli destinati all’esportazione come le banane e altra frutta, i fiori, il cacao, la coca.

Alle popolazioni indigene contadine si sono uniti studenti e docenti (Fronte Popolare), lavoratori urbani (Fronte Unitario dei Lavoratori e sindacati), anche del ceto medio in via di impoverimento, e una moltitudine di gruppi decentralizzati (oltre 50) femministi, ambientalisti, cristiani, di quartiere e studenteschi, che da oltre due anni stanno soffrendo per i colpi della crisi economica indotta dalla pandemia da CoVid-19, dalla crisi del debito estero del Paese, e da inflazione e disoccupazione crescenti.

Il governo pro-business di Lasso è impegnato nell’implementazione di politiche di austerità e di liberalizzazione economica che includono aumenti delle tasse e tagli ai sussidi per il carburante, sostenute dal FMI. Il 24 giugno, FMI ha approvato il rilascio di un finanziamento di 1 miliardo di dollari per l’Ecuador, parte di un accordo per un prestito di 6,5 miliardi di dollari siglato dall’ex presidente Lenin Moreno (30 settembre 2020), di cui 4,8 miliardi di dollari sono stati erogati finora. Il pagamento ha lo scopo di rafforzare la ripresa economica dell’Ecuador dalla pandemia da CoVid-19, ripristinare la sostenibilità fiscale e ridurre il debito pubblico.

Lasso aveva accusato i manifestanti di stare gettando le basi per un colpo di Stato. Aveva imposto e poi revocato lo stato di emergenza (che sospende in diritto di riunione pubblica e consente ai militari intervenire contro i manifestanti e l’imposizione del coprifuoco) in sei province del Paese, mentre i deputati dell’opposizione hanno sollevato la possibilità di destituirlo con una procedura di impeachment2.

Il 23 giugno, la CONAIE e le altre organizzazioni indigene (FEINE e FENOCIN) avevano denunciato che un manifestante era stato ucciso (dall’inizio delle proteste i morti sono stati almeno 7) da ferite da proiettili al petto e all’addome durante le manifestazioni vicino all’Assemblea Nazionale a Quito. Oltre 170 altre persone sono state ferite e le organizzazioni dei diritti umani hanno espresso preoccupazione per la brutalità della repressione contro i manifestanti. Almeno 110 persone sono state arrestate e 290 sono finite sotto processo3. Le forze dell’ordine hanno twittato che anche gli agenti erano stati feriti (complessivamente almeno 120). Le proteste hanno paralizzato la capitale Quito per giorni e si sono verificati casi di saccheggio. I blocchi stradali dei manifestanti hanno messo sotto assedio la capitale e sono stati allentati in alcuni casi solo per consentire l’ingresso di più cibo in città, dove la carenza è presto diventata fonte di preoccupazione.

Domenica Lasso ha annunciato un taglio di 10 centesimi per gallone ai prezzi di benzina e diesel e fatto altre concessioni (sovvenzioni per i fertilizzanti, cancellazione dei debiti e aumenti del bilancio per la salute e l’istruzione) valutate complessivamente in 600 milioni di dollari, nel tentativo di sedare le proteste, che hanno paralizzato parti del Paese.

La CONAIE aveva detto prima dell’incontro di lunedì pomeriggio che il taglio dei prezzi dei carburanti da solo era “insufficiente” per porre fine al “paro nacional” e non sarebbe stato abbastanza per affrontare “la situazione di povertà in cui versano milioni di famiglie”. “Siamo qui per resistere a una politica neoliberista che colpisce sempre di più i poveri“, ha detto sui social media Iza. Dei circa 18 milioni di abitanti dell’Ecuador, 5,7 milioni vivono “in povertà e di “questi 5,7 milioni di persone, circa 2,6 milioni” di ecuadoriani vivono “in estrema povertà“, secondo l’Istituto nazionale di statistica e censimento. L’UNICEF calcola che tre bambini su 10 di età inferiore ai due anni soffrono di malnutrizione infantile cronica. “Il Paese è il secondo con la percentuale più alta in America Latina e nei Caraibi, dopo il Guatemala“, secondo l’UNICEF.

La CONAIE ha chiesto il rispetto di una piattaforma rivendicativa articolata in 10 punti, che include la riduzione del prezzo della benzina da 2,55 a 2,10 dollari al gallone (circa 3,78 litri) e del diesel da 1,90 a 1,50 dollari. L’Ecuador è un Paese produttore di petrolio4 ed è stato colpito dall’aumento dell’inflazione, della disoccupazione e della povertà, che sono state esacerbate dalla pandemia da CoVid-19. La disoccupazione è aumentata vertiginosamente durante la pandemia e la ripresa è stata lenta con solo il 33,2% degli ecuadoriani che hanno un impiego formale e il 22,1% che sono sottoccupati, secondo l’Istituto di Statistica dell’Ecuador. Con la liberalizzazione, i prezzi del carburante sono aumentati notevolmente nel Paese dal 2020, quasi raddoppiando per il diesel da 1 a 1,90 dollari per gallone e salendo da 1,75 a 2,55 dollari per la benzina.

Intervenuto domenica alla televisione nazionale, Lasso ha affermato che il prezzo del carburante “è diventato la pietra angolare che sostiene il conflitto”. Per Lasso il Paese deve tornare rapidamente alla normalità e ha avvisato che “Gli ecuadoriani che cercano il dialogo troveranno un governo con la mano tesa, coloro che cercano il caos, la violenza e il terrorismo affronteranno tutta la forza della legge”. Lasso ha anche revocato lo stato di emergenza. La CONAIE aveva insistito che la fine dello stato di emergenza fosse un prerequisito per l’avvio dei colloqui con il governo.

In un primo incontro lunedì pomeriggio, nelle trattative con i leader della CONAIE, il governo ha fatto ulteriori concessioni, a cominciare dalla proposta di ritiro del Decreto Direttivo 95 che doveva essere il cardine di una nuova politica petrolifera espansiva, mentre Iza e compagni hanno chiesto anche di abbassare ulteriormente i prezzi dei carburanti a 1,50 dollari per gallone di diesel e 2,10 per la benzina, e l’abolizione del decreto 151 sullo sfruttamento minerario nelle aree protette e nei territori di popoli indigeni.

Ma, martedì il governo ha disertato il tavolo della trattativa, adducendo come motivazione gli scontri tra manifestanti e forze militari avvenuti nella notte a Sucumbíos nell’Amazzonia, che hanno portato alla morte di un soldato e al ferimento di altri 12 soldati e poliziotti che, con un convoglio di 17 camion, trasportavano carburante diesel di Petroecuador. Lasso, sopravvissuto al voto sulla mozione di impeachment in Parlamento in mattinata, ha preso tempo e ha condizionato la ripresa del dialogo ad avere interlocutori che siano “rappresentanti legittimi di tutti i popoli indigeni e nazionalità dell’Ecuador, che cercano soluzioni vere e sono aperti a un dialogo reale e franco. Non ci siederemo a parlare di nuovo con Leonidas Iza, che difende solo i suoi interessi politici“.

L’amministrazione Lasso è entrata in carica con un mandato molto debole e la sua gestione politica incoerente dei rapporti con il Parlamento (dove non ha una maggioranza stabile5) e i gruppi sociali, si è aggiunta al calo degli indici di gradimento del presidente. Questi fattori, insieme all’aumento della criminalità violenta, ai numerosi massacri su larga scala nelle carceri (che hanno causato la morte di 320 detenuti tra gennaio 2020 e febbraio 2021, altri 68 nel novembre 2021 e altri 43 nel maggio 2022) collegati alle guerre tra bande di narcotrafficanti (in rete con i cartelli colombiani e messicani), al veto presidenziale alla legge e alla decisione della Corte Costituzionale di consentire l’aborto per stupro, e alla carenza di servizi pubblici, sono le cause che hanno portato a questa grave crisi politica e sociale a poco più di un anno dal suo insediamento.

Anche se probabilmente elezioni anticipate saranno evitate, Lasso sembra destinato a diventare un presidente zoppo solo un anno dopo la sua elezione, incapace di portare avanti il suo programma di liberalizzazione economica e tenuto in ostaggio dalle richieste di larghi segmenti della popolazione come le proteste in corso stanno a dimostrare. Gli 84 voti a favore dell’impeachment del presidente questa settimana sono stati vicini alla soglia dei 92 voti e questo segnala un’opposizione consolidata al Parlamento che probabilmente continuerà a minare l’amministrazione Lasso, forse anche invertendo alcune delle sue politiche, il che rende lo scenario politico molto instabile per il futuro. Qualunque sia l’opzione che sceglierà, il resto del mandato di Lasso sarà ben lontano dalla visione ottimistica che ha presentato all’elettorato nelle elezioni del 2021. Quello che molti osservatori internazionali consideravano l’ultimo avamposto politico di centro-destra (insieme al Brasile di Bolsonaro) ha ormai i giorni contati, in un’America Latina che, come dimostrano i recenti risultati elettorali in Cile, Bolivia e Colombia, sembra aver deciso di voltare a sinistra.

Alessandro Scassellati

  1. L’alleanza CONAIE, nata nel 1986, è una forza potente in Ecuador, dove gli indigeni costituiscono una parte rilevante dei 17,9 milioni di abitanti del Paese. E’ un’organizzazione nazionale che opera come una rete decentralizzata che riunisce non meno di 2 mila organizzazioni di base, comunità, centri, consigli o comuni, che operano come governi territoriali. Le strutture territoriali superiori, che agiscono a livello provinciale, regionale e nazionale, funzionano come strutture di protesta e di coordinamento; ma le strutture comunitarie operano in una logica autonomistica, cioè, anziché concentrarsi esclusivamente sulla rivendicazione, si dedicano direttamente alla soluzione dei problemi locali. Gestiscono l’irrigazione, i lavori di costruzione e la manutenzione delle infrastrutture, realizzano progetti produttivi, risolvono conflitti di vicinato, esercitano la giustizia comunale nelle cause civili e penali. L’alleanza ha anche una componente evangelica (e quindi politicamente conservatrice) e un braccio politico, il movimento di centro-sinistra Pachakutik (che ha 27 seggi in Parlamento; nel febbraio 2021, Yaku Pérez Guartambel, il suo candidato alla presidenza, ha ottenuto il 20% dei voti e stava per passare al secondo turno) ed è accreditata per aver contribuito a rovesciare tre presidenti tra il 1997 e il 2005. Con il presidente Rafael Correa (2007-2017) i rapporti sono stati buoni fino al 2011, poi sono deteriorati a seguito della conversione del presidente verso una politica estrattivista. Nell’autunno/inverno 2019, l’allora presidente Lenin Moreno ha abbandonato i piani per eliminare i sussidi al carburante dopo le proteste guidate dalla CONAIE che hanno provocato 11 morti. Al ballottaggio tra Lasso e Arauz, in polemica con il “correismo”, il voto indigeno canalizzato da Pachakutik si è astenuto o è andato a Lasso. Dal giugno 2021 la CONAIE aveva avuto diversi colloqui con il governo e presentato una serie di proposte che non sono state accolte, motivo per cui nel novembre dello stesso anno aveva interrotto il dialogo. Nei mesi successivi, Lasso ha congelato i prezzi del carburante dopo che un’ondata di proteste guidate dalla CONAIE ha portato alla dichiarazione dello stato di emergenza, con decine di arresti e il ferimento di diverse persone, compresi agenti di polizia.[]
  2. Per segmenti dell’opposizione, guidati dal blocco di rappresentanti dell’UNES allineati con il movimento correista dell’ex presidente Rafael Correa, l’idea di elezioni anticipate è ora allettante, nonostante il 20 giugno l’ex vicepresidente Jorge Glas (sia con Correa sia con Moreno fino all’agosto 2017), che ha scontato 4 anni e mezzo di prigione per una tangente di 13,5 milioni di dollari incassata tra il 2003 e il 2016 ed era stato rilasciato in maggio, sia stato arrestato dalla polizia con l’ingiunzione del tribunale di riportarlo in prigione. Glas è stato condannato a 6 anni per corruzione nel 2017 nell’ambito del filone ecuadoriano dell’inchiesta sulla società di costruzioni brasiliana Odebrecht, ma anche a 8 anni nel 2020 per aver utilizzato denaro di appaltatori per finanziare campagne per il movimento politico dell’ex presidente Rafael Correa. Il 25 giugno, i rappresentanti dell’UNES hanno presentato una mozione di impeachment contro il presidente Lasso, nella speranza che ciò spingesse il governo a cadere o che venisse spinto ad invocare elezioni presidenziali e legislative anticipate. Ma, non era chiaro se l’UNES, con i suoi 47 seggi, fosse in grado di convincere un numero sufficiente di membri di altri blocchi a raggiungere la soglia dei 92 voti necessari e mettere sotto accusa Lasso. Infatti, il tentativo è fallito: solo 80 voti a favore della mozione dell’UNES, 48 contrari e 9 astenuti. Tra le polemiche, il voto è stato ripetuto per ben tre volte.[]
  3. Nel corso delle manifestazioni, migliaia di persone sono sfilate nelle strade di Quito, alcune armate di bastoni, fuochi d’artificio e scudi realizzati con i segnali stradali e si sono scontrate con le forze di polizia, in particolare nel nord della capitale, dove agenti, tra cui alcuni in moto e a cavallo, hanno tentato di disperdere la folla utilizzando veicoli antisommossa dotati di lacrimogeni e cannoni ad acqua. Veicoli della polizia sono stati dati alle fiamme. Nella città amazzonica di Puyo, un membro del gruppo indigeno Quichua è morto durante uno scontro con le forze dell’ordine mentre partecipava ad un posto di blocco. Secondo l’organizzazione Alliance for Human Rights, l’uomo è stato “colpito in faccia, a quanto pare con un lacrimogeno“. Tuttavia, la polizia ha sostenuto che: “Si presumeva che la persona fosse morta a causa della manipolazione di un ordigno esplosivo“. Nei giorni precedenti era morto un giovane che secondo la polizia è caduto in un burrone durante una protesta in una città alla periferia di Quito. La Procura del Paese ha aperto un’indagine per omicidio sull’incidente.[]
  4. Nel settore petrolifero, un ruolo importante gioca l’impresa statale Petroecuador, ma ci sono anche le global corporations. Tra le compagnie petrolifere attive nel Paese c’è la la società cinese PetroOriental che opera pozzi nella provincia amazzonica di Orellana. La produzione complessiva del Paese arriva a 520 mila barili al giorno e proviene soprattutto dai pozzi nelle regioni amazzoniche.[]
  5. Il partito di destra-centro CREO di Lasso ha perso due terzi dei suoi seggi nel 2021 (ne ha solo 12 su 137) quando l’elettorato ha votato a stragrande maggioranza per i partiti di sinistra e di centro-sinistra al Parlamento. Le differenze ideologiche tra un Parlamento prevalentemente di sinistra e un governo di destra hanno causato una forte di instabilità e hanno reso impossibile un processo coerente di definizione delle politiche. Mentre i partiti di sinistra cercano di difendere lo status quo del modello economico chiuso dell’Ecuador, definito dalla costituzione socialista approvata durante la presidenza di Rafael Correa nel 2008, il governo Lasso ha promesso audaci riforme strutturali di stampo neoliberista. Questa agenda finora ha trovato scarso sostegno tra i legislatori, che non hanno ancora approvato un unico disegno di legge presentato dall’esecutivo e anzi cercano di invertire alcune riforme come ad esempio, la proposta di abrogazione del decreto di legge fiscale sostenuto dal FMI, approvato tramite un ordine esecutivo del presidente.[]
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