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La grande oratoria!?

di Giuseppe
Aragno

Non è facile capire come si possa votare la politica estera della maggioranza e pensare di fare l’opposizione. L’UE così com’è, bellicosa serva sciocca della Nato, sarebbe del tutto estranea agli autori del Manifesto di Ventotene. Fino a quando il maggior partito di opposizione al governo Meloni non se ne accorgerà o fingerà di non accorgersene, una sinistra unita che recuperi il voto di chi si astiene non sarà possibile costruirla e non sarà possibile nemmeno mandare a casa Meloni.

In una discussione sui social si può anche fare la guerra a Conte e al M5S tanto non siamo noi che prendiamo decisioni. In una situazione drammatica come quella che viviamo, però, chi si sforza concretamente di costruire un fronte democratico contro la deriva autoritaria e non ha portato al macero l’intelligenza politica, o riconosce davvero il valore dell’unità e si sforza di realizzarla, sapendo che non ne verrà mai fuori un organismo che non abbia limiti, o prende in giro se stesso.

Pensiamo davvero che la crisi della democrazia in Europa sia figlia di Putin e non delle scelte politiche di una sedicente sinistra che si colloca sulle stesse posizioni dei Putin europei? Crediamo davvero che esista un pericolo russo e ci togliamo il pane di bocca per armarci, come ci chiede la Nato? Se le cose stanno così, rassegniamoci: è inutile parlare di antifascismo, quando nei fatti si approvano le scelte dei neofascisti.

Dopo giorni di farsa ultraliberista e neofascista e la sfida della Presidente del Consiglio – «stiamo tornando» ha annunciato, come se non ce se ne fossimo accorti – in giro senti dire che Mussolini vinse anche perché era un oratore chiaro ed efficace. E chi lo dice ci crede. Mussolini però non vinse perché era un bravo oratore. Vinse perché si trovò a fare i conti con una sinistra dilaniata: Turati espulso, i riformisti messi alla porta, il PSI spaccato a Livorno, Rosselli definito da Togliatti socialfascista e persino Matteotti diventato per Gramsci un «rivoluzionario senza rivoluzione»!

Si dice che la Storia è maestra di vita, ma questo è vero solo se trova allievi capaci di ascoltare. Non ho mai amato Prodi, ma pochi giorni da Formigli mi è sembrato lucidissimo. La cecità delle opposizioni, ha osservato, ci riconduce ai massimalisti del 1922 e all’invincibile armata di presuntuosi incoscienti del 1994. Trent’anni dopo Berlusconi, nel 2024, la tragedia si ripete e purtroppo non diventa farsa.

Finché non è morto, Gaetano Arfè, partigiano, storico e autentico riformista – un socialista della più bell’acqua – ha provato a suonare l’allarme: «c’è stata battaglia e non ce ne siamo accorti», ha ripetuto. Nessuno l’ha ascoltato. Se avessi il conforto della fede religiosa, direi che è vero, Dio acceca coloro che vuol perdere.

Ancora un poco, poi, se apriremo gli occhi, scopriremo che mentre ci scambiavamo accuse e ci attaccavamo tra noi, ancora una volta la reazione ci ha travolti. Forse sbaglio, forse qualcosa mi sfugge e spero proprio che sia così, ma più il tempo passa, più la preoccupazione aumenta e la fiducia diminuisce.

Giuseppe Aragno

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