editoriali

La gentilezza

di Roberto
Musacchio

“… Eppure lo sappiamo:
anche l’odio contro la bassezza
stravolge il viso.
Anche l’ira per l’ingiustizia
fa roca la voce. Oh, noi
che abbiamo voluto apprestare il terreno alla gentilezza,
noi non si poté essere gentili…. “

A coloro che verranno, era il titolo della poesia di Bertolt Brecht di cui ho riportato una strofa. Era il 1939, tempi terribili, di ferro e fuoco, di milioni di morti che si stavano per accatastare nelle macerie della Storia. La penso spesso, questa ode, riflettendo sulla grande e la piccola storia. La grande, che ci ha visto essere terribili tra di noi e non solo contro gli oppressori. Ma oggi anche la piccola, quella del nostro quotidiano sociale, fatto anche di social e politica sempre più debole e, forse per ciò, incattivita.

 “Ma voi, quando sarà venuta l’ora
che all’uomo un aiuto sia l’uomo,
pensate a noi
con indulgenza.”

 Così concludeva Brecht e anche per questo sento ancora di più il bisogno di riflettere, di riflettere sul mondo cui era destinata, il nostro.

Certo non è proprio venuta l’ora che all’uomo un aiuto sia l’uomo. Anzi. È tornato il tempo del ferro e del fuoco. E il nostro mondo, che pure ha reso per un po’ il Mondo più gentile, ora è ridotto in mille pezzi. Ci vorrebbe l’arte del Kintsugi, quella che ripara le rotture con l’oro perché rimangano visibili ma im/preziosite. Invece in ogni occasione e in ogni luogo è il sale che si sparge sulle piaghe. Certo non è la storia terribile dello stalinismo, eppure ogni volta che metto un post su fb che riguarda la politica soffro dei commenti che questo sale lo spargono. E la vita politica delle piccole forze di sinistra non è esente, anzi.

Perché? Non è neanche solo il divaricarsi delle idee di fronte ai nuovi grandi eventi drammatici, come la guerra Ucraina. Lì si può vedere un esasperarsi delle differenze nelle visioni della Storia, i giudizi sugli imperialismi, la perdita di un punto di vista brechtiano sulla carne da cannone. C’è di peggio. C’è il disprezzarsi, l’additarsi come venduti o vendibili o come sciocchi e inutili. Francamente una cosa triste e disperante, soprattutto in un’età di bilanci della propria vita e della propria piccola storia. Nella mia ho conosciuto le asprezze degli scontri, financo dei comportamenti. Diverse, a seconda dello stile e della qualità del contesto. Mi sono fatto convinto che tanto può aiutare un buon contesto collettivo regolato verso le smanie e i rancori di noi tutti. Ricordo un grande dirigente del PCI dire che i colpi non si danno a patti ma farlo con il massimo di stile e educazione. La nuova sinistra ha conosciuto le asprezze gruppettare ma dentro un mondo che era in movimento. Non parlo di altri mondi che non mi appartengono. Ma oggi tutto mi appare più disperato. Sarà l’età. Sarà che sento che una Storia, la mia sessantottina, è stata alla fin fine incapace di una reale pregnanza politica, di un farsi storicamente paese nel paese oltre il grande impatto generazionale, sarà che avverto una sconnessione totale tra le piccole storie e la grande. Un po’ misere, nonostante la rimanente generosità, le prime, terribile la seconda. Così non manca solo la gentilezza, ma l’intelligenza. L’intellettuale collettivo non è un dover essere ma un poter essere. Oltre i propri limiti, evitando i narcisismi frustrati. A me piace trovare chi è più intelligente di me. Piace la politica che combatte per il cambiamento. Penso da me ma verifico insieme. Decido da me ma per scegliere insieme. No, non sono esente da rabbie. Sono molto arrabbiato per questi anni in cui ho misurato sempre più il senso del fallimento e il venir meno di tempo, per me, di cambiare le cose. Ci sono coloro con cui sono incazzato. Quindi non mi chiamo fuori. Anzi, scrivo queste righe perché mi sento chiamato in causa. A mio credito dico che ci provo a essere controllato, a misurare i comportamenti su ciò cui vorrei contribuissero, ricostruire un rapporto tra piccola e grande Storia. Ecco, questa mi pare una luce da seguire, provare a fare la Storia per dare senso alla nostra. E questo si fa insieme. Con tutta la forza necessaria e magari con gentilezza.

Roberto Musacchio

 

 

 

 

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