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La cumbre de los pueblos

di Anna
Camposampiero

Il 17 e 18 luglio 2023 a Bruxelles sono andate in scena due rappresentazioni parallele, con un punto di collegamento generato da alcuni eurodeputati del gruppo The Left, e da alcuni presidenti latino americani che amano (ricambiati) il loro popolo. Da una parte il vertice UE-CELAC, l’incontro ufficiale tra capi di Stato dell’Unione Europea e capi di Stato dell’America Latina e dei Caraibi. Un incontro che non si teneva dal 2015, costruito sulla base del documento della Commissione Europea “Una nuova agenda per le Relazioni tra Unione Europea (UE) e America Latina e Caraibi (ALC)”. Un compendio della visione europea della propria strategia commerciale (nel lontano 2006 avevano chiamato il documento “Europa globale, competere nel mondo” giusto per tenere presente gli obiettivi), in cui si definiscono UE e ALC “soci naturali” uniti da “vincoli storici”. Chissà se si rendono conto del vago sapore neocolonialista della frase… tra un tecnicismo e l’altro, un pochino di retorica e un pizzico di ipocrisia (promuovere la pace, il rispetto dei diritti umani, lo stato di diritto… bla bla bla), quello che emerge non è nulla di nuovo, se non che il contesto bellico che vive la UE rende più urgente l’accesso alle risorse energetiche e al controllo dei mercati. L’accordo Mercosur viene definito “prioritario per la UE” e la strategia “Global Gateway” è il nuovo messia. Così si legge sul sito della Commissione: “La strategia Global Gateway mira a realizzare connessioni sostenibili e affidabili per le persone e il pianeta. Contribuisce ad affrontare le sfide globali più urgenti, dalla lotta ai cambiamenti climatici al miglioramento dei sistemi sanitari e al rafforzamento della competitività e della sicurezza delle catene di approvvigionamento globali”1. Da notare che il sottotitolo è molto più onesto e parla di “un’Europa più forte nel mondo”.

Casualmente vorrei ricordare che l’ALC raccoglie quasi il 50% di tutta la biodiversità del pianeta, nonché è potenzialmente il maggior produttore di energia rinnovabile.
In alcuni casi i negoziati si trascinano per anni e da anni. Le resistenze, e gli spostamenti a sinistra di governi in America Latina hanno rallentato i negoziati, già di loro complicati.

Il vertice di luglio 2023 è stato ancora una volta caratterizzato dalle pressioni delle lobby delle multinazionali europee, le uniche vere beneficiarie degli accordi di libero commercio. Nei fatti, il vertice ufficiale non ha portato a casa grandi risultati. Va ricordato, giusto per dovere di cronaca, che il 14 e 15 luglio si è tenuto anche il vertice delle Organizzazioni Non Governative. Un capitolo in cui la Ue è fortemente protagonista, e non sempre per generosità.
Contemporaneamente, e qui l’altra realtà che citavo, centinaia di realtà sociali, politiche e di movimento, tra cui il Partito della Sinistra Europea e il gruppo europarlamentare The Left, hanno dato vita a “la Cumbre de los Pueblos”, il Vertice dei Popoli, negli spazi della UVB, l’università di Bruxelles.

Centinaia le persone registrate, e di altissimo livello gli ospiti stranieri.
I vertici ufficiali hanno avuto cadenza biennale per molto tempo, alternando il luogo tra Ue e ALC. E ogni volta è stato organizzato un Vertice dei Popoli. Solo per citarli: Gadalajara (Messico) nel 2004, Vienna nel 2006, Lima (Perú) nel 2008, Madrid nel 2010, Santiago de Cile (Cile) nel 2012, e nel 2015 ancora a Bruxelles (Belgio).
Ho partecipato a quasi tutti.
Anche questa volta tante le attività in contemporanea che hanno reso difficile scegliere.
Il primo giorno, si andava da un ottimo dibattito sull’urgenza di togliere l’illegittimo e criminale blocco a Cuba, con presenti Maite Mola, responsabile esteri del Partito della Sinistra Europea, e Mirthia Julia Brossard Oris, Responsabile Internazionale della Lega della Gioventù Comunista di Cuba, che ha recentemente partecipato all’Università Estiva della Sinistra Europea a Lubiana (Slovenia). Nel dibattito è stato lanciato ufficialmente il Tribunale Internazionale contro il Blocco a Cuba che si terrà il prossimo novembre, sempre a Bruxelles.

Il secondo seminario era sul grande tema del nostro secolo: i mezzi di comunicazione. Alleati o nemici? (Io direi dipende da chi li gestisce…). Hanno partecipato, tra gli altri, esponenti di Cuba, dove Fidel Castro aveva già intuito e affrontato il tema della propaganda, e Sergio Arria, viceministro della Cultura del Venezuela.  Ricordo che Chavez è stato il fondatore di Telesur.
Io ho scelto di seguire il dibattito “America Latina zona di pace: cosa possiamo imparare per la diplomazia per la pace?”. L’evidenza di un mondo multipolare permette un dibattito con spunti di riflessione sul concetto di “zona di pace”, tenendo presente che nel 2014 la CELAC ha dichiarato -appunto- il continente zona di pace, e oggi si presenta al vertice con la UE, più unita, con l’idea, come sosteneva Simon Bolivar, che la pace deve essere accompagnata da lotta sociale.

Intanto noi, nel vecchio continente, osserviamo come la NATO si sia via via trasformata in attore politico che si occupa di molto meno di “alleanze militari”, e molto più di politica, fino a volersi sostituire alle istituzioni e imporre un nuovo modello di governo del mondo.

Nel pomeriggio altri dibattiti, tra cui uno incentrato sulla necessità di decolonizzare e depatriarcalizzare la società. Tutte le relatrici e i relatori erano latinoamericani e uno Sarawi. Forse era utile avere anche qualche europeo, visto quanto accaduto in Italia o in Polonia, solo per citare un paio di esempi.
La sera del 17 si è tenuto il Festival della Solidarietà. Musica, allegria, condivisione.

Anche questo è Vertice dei Popoli. E, come da tradizione, la partecipazione dei presidenti progressisti, quelli che sono anche attenti a mantenere la vicinanza con quel popolo che li ha eletti e che vogliono rappresentare. Invitati, escono dalle “segrete stanze” e seppur con uno stuolo di “gardiaespaldas” impressionante (va moltiplicato per 4), si uniscono a “sus pueblos“.

Qualche intervallo musicale, giusto per poter cantare tutti insieme “El pueblo unido” ricordando che Allende vive nel 50esimo anniversario del Golpe cileno. Quando prende la parola Miguel Diaz-Canel, presidente di Cuba, è accolto dal fragore di applausi sinceri. “Non mi sarei mai perso l’opportunità di stare qui con voi”. Ricorda la grandezza di Cuba e della solidarietà che riceve, e viene, ad un certo punto, interrotto dall’arrivo di Gustavo Petro Urrego, presidente della Colombia. Mentre Diaz-Canel conclude il suo discorso citando “Patria es humanidad” di Josè Martì, Petro apre il suo citando Gramsci. Un discorso lungo quello di Petro, e tutto incentrato sul cambiamento climatico. “Il capitale è arrivato al suo limite: la vita”. Occorre uscire dal paradigma neoliberista, e avere chiaro che l’Europa va verso il fascismo, come gli Usa, e la conseguenza sarà la guerra contro i popoli che avranno acqua e sole, energia.
Lo segue negli interventi Luis Arce Catorra, presidente dello Stato plurinazionale della Bolivia, che ricorda la Pacha Mama, la difesa delle risorse naturali. L’America Latina è territorio di pace. Ed è l’unico a dire apertamente che quella in Europa è una guerra tra Nato e Russia. Termina chiamando alla unità dei popoli.
Chiude la carrellata, diciamo istituzionale, Delcy Rodriguez Gomez, vicepresidente della Repubblica bolivariana del Venezuela, che ricorda tutti i tentativi di distruzione della rivoluzione bolivariana, dai tentativi di magnicidio contro Nicolas Maduro, alla farsa dell’autoproclamazione di Guaidò, ai tentativi di invasione. Il mondo è attraversato dal fascismo, e la sua nuova espressione neofascista si rafforza.
“No pasarán” urla tra gli applausi e i pugni alzati.
In ultimo, un video di saluto di Walter Baier, presidente della Sinistra Europea, e poi si passa alla musica, il ballo e la gioia di stare insieme.

Il secondo e ultimo giorno è iniziato con un seminario molto partecipato e di grande interesse. “Nuove forme di guerra “sucia“: golpismo, lawfare, fake news, sanzioni e guerra economica”.
Sucia” vuol dire sporca, ed è una definizione che era stata data alle azioni della dittatura argentina responsabile della sparizione e morte di 30.000 persone. Mi fa pensare che è assurdo porre “sucia” come aggettivo alla guerra. Come se ne esistesse una “limpia“, pulita.
Ma se siamo riusciti a digerire “guerra umanitaria” possiamo accettare che ci sia una guerra pulita, come le bombe intelligenti e così via.

Un incontro in due parti ma che si è sostanzialmente concentrato sul tema delle misure coercitive unilaterali, come di fatto sono correttamente definite quelle che noi chiamiamo sanzioni: il blocco a Cuba, da oltre 60 anni, e più di 8 anni di blocco al Venezuela.
Sanzioni imposte con il pretesto della lotta al terrorismo, o con il preciso obiettivo, nel caso di Cuba scritto nero su bianco fin dagli anni 60 come definiscono gli stessi teorici Usa, di usare le sanzioni come strumenti per raggiungere obiettivi politici negli Stati sanzionati, in modo che causino sofferenza alle popolazioni per poter generare un cambio di regime.
Le sanzioni costituiscono una nuova forma di guerra.

E io vado con la mente al ricordo di Margaret Albright che, senza vergogna, considerava 1.000.000 di bambini iracheni morti a causa di 11 anni di embargo “un prezzo accettabile”. Sono stata in Venezuela a fine 2021, e le testimonianze che ascoltavo erano le stesse. In un’epoca di alta digitalizzazione, con la maggior parte delle licenze software in mano statunitense, nemmeno una macchina per fare una Tac può funzionare senza aggiornamenti. Che non arrivano a causa delle sanzioni.
Mi ha colpito che non ci sia stato nessun accenno alle sanzioni che anche la UE mette in pratica2.

Nella seconda parte è stato di attualità l’intervento di Mónica Valente, della commissione Esecutiva Nazionale del PT (Brasile), e segretaria esecutiva del Foro di Sao Paulo che, dopo aver riassunto i fatti relativi alle accuse a Dilma Rousseff e Lula da Silva poi, ha sottolineato come in Brasile gli attacchi sono partiti dal centro-destra, dalla cosiddetta destra liberale, ma hanno avuto come risultato la crescita della destra estrema. Perché? Perché la gente comune ormai ha consapevolezza delle conseguenze del neoliberismo, e sa che il centro destra lo ha sempre sostenuto. E quindi, per paradosso, la destra estrema – dopo avere “satanizzato” la sinistra (che da noi è pure atomizzata), raccoglie la protesta contro il neoliberismo per vincere, e rafforzare esattamente lo stesso neoliberismo. Come spiegare la crescita delle destre a livello globale in due minuti.

La giornata si è conclusa con la lettura della dichiarazione finale del Vertice dei Popoli3 come da tradizione a due voci, una latina e una europea e con un atto formale, ad invito, nel Parlamento Europeo(qui si può trovare la registrazione completa: https://www.europarl.europa.eu/streaming/?event=20230718-1830-SPECIAL-OTHER&fbclid=IwAR3DQuPcjMTzPs6JvS8kkDCUKyF64-i8iWFAhR06jaKP0PrlfKUaMjMdwk0.)).

Tanti gli impegni presi, ma vorrei fare una considerazione finale.

La Cumbre de los Pueblos è stato uno spazio utile per approfondire quanto sta accadendo in America Latina e nei Caraibi, con una forte presenza di latini in diaspora, ma molta poca attenzione a ciò che fa l’Unione Europea, e a ciò che stava accadendo nel Vertice ufficiale. Nessun dibattito sui trattati di libero commercio, assenti totali a parte una incursione della rete “America Latina mejor sin TLC” che ha distribuito una dichiarazione di contrarietà agli oggetti dei negoziati ufficiali.
La UE è espunta quasi totalmente dai dibattiti in termini di responsabilità, ma è presente in grande parata come solidarietà.

Colpisce perché le relazioni UE-ALC sono da sempre caratterizzate da forte asimmetria, e spiega anche la posizione, ad esempio, di Petro che concentra molto del suo discorso sul cambiamento climatico.
Pare evidente che il tema Tlc genera divisioni, ma nascondere la polvere sotto il tappeto non aiuta. Non saprei dire se anche la presidenza spagnola, assunta il 1° luglio 2023, possa o meno aver inciso, ma certo è che mi è parsa una Cumbre che avrebbe potuto svolgersi in qualsiasi momento e in qualsiasi luogo, senza nessun legame, se non la presenza dei presidenti, con quanto accadeva nei palazzi a noi vicini.

Forse, oltre ad essere solidali e ad applaudire le compagne e i compagni latini che ci chiedono di fare la rivoluzione anche da questo lato dell’oceano, per rafforzarci reciprocamente, dovremmo iniziare ad agire.

Anna Camposampiero

  1. https://commission.europa.eu/strategy-and-policy/priorities-2019-2024/stronger-europe-world/global-gateway_it#:~:text=La%20Commissione%20europea%20e%20l,ricerca%20in%20tutto%20il%20mondo.[]
  2. Basta andare sulla pagina del Consiglio d’Europa per averne contezza https://www.consilium.europa.eu/it/policies/sanctions/.[]
  3. qui in originale: https://cumbredelospueblos2023.com/declaracion-final-cumbre-de-los-pueblos-bruselas-2023-en/.[]
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