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Inizio della guerra fredda in Italia

di Luciano
Beolchi

Alla fine della Seconda guerra mondiale l’Italia era governata da una coalizione di partiti antifascisti. I principali di essi erano partiti popolari: due di sinistra – il Partito Comunista e il Partito Socialista – e uno conservatore, il Partito della Democrazia Cristiana.

In quegli anni i partiti di sinistra conobbero una crescita straordinaria – in dieci anni il Partito Comunista passò da cinquantamila a due milioni e duecentomila iscritti. Tuttavia, la forza organizzata più rilevante restava quella legata alla Chiesa Cattolica e al Vaticano.

Era l’Azione Cattolica, con oltre due milioni e mezzo di iscritti su una popolazione di 48 milioni di abitanti, a testimoniare il grande peso del Vaticano e del Papa di Roma nella vita politica italiana in un paese dove l’occupazione militare alleata angloamericana durò fino al dicembre 1947.

I principali problemi erano le distruzioni della guerra, la miseria e la disoccupazione. In cambio della loro partecipazione al governo e di modeste iniziative riformiste, particolarmente in campo rurale, i partiti di sinistra concessero alla borghesia italiana una tregua sociale che durò fino alla caduta del governo antifascista, nel maggio 1947.

La battaglia politica si concentrò nel periodo 1944-1947 su due questioni: la scelta istituzionale tra Monarchia e Repubblica e la Costituzione.

Il referendum per la scelta tra Monarchia e Repubblica si tenne il 2 giugno 1946 e fu vinto dalla Repubblica con 13 milioni di voti contro circa 11 milioni. Contestualmente si tennero le prime elezioni politiche che diedero, per i principali partiti, i seguenti risultati: DC 35%, PSI 20%, PCI 19%. L’assemblea così eletta si costituì in Assemblea Costituente di oltre 500 membri, con una Commissione Costituente di 75 e a fine dicembre 1947 approvò la Costituzione della Repubblica Italiana promulgata il 1° gennaio 1948 e tuttora vigente.

La tregua sociale non riuscì comunque a impedire lotte e scioperi pressoché spontanei contro il carovita, i bassi salari, i licenziamenti e la disoccupazione, ma il movimento politico più straordinario del periodo 1944-1947 fu quello contadino per l’occupazione delle terre incolte e malamente coltivate e la loro distribuzione alle cooperative che sorgevano a quello scopo.

Quel primo, grandioso movimento contadino fu stroncato nel sangue il 1° maggio 1947, con il massacro di contadini a colpi di mitragliatrice a Portella della Ginestra, in Sicilia.

Gli esecutori materiali furono i banditi di Salvatore Giuliano in pieno accordo delittuoso con le forze di polizia, la Democrazia Cristiana, il Partito Indipendentista Siciliano e previa autorizzazione della mafia. Il massacro avvenne negli stessi giorni in cui i democristiani cacciavano socialisti e comunisti dal governo.

Nel gennaio 1947 il Primo ministro italiano, il democristiano De Gasperi, si era recato negli Stati Uniti in visita privata. Al ritorno fece capire che gli aiuti finanziari americani – in realtà pressoché irrilevanti, per quell’anno 1947 – erano condizionati a un cambio di governo.

Durante la sua assenza negli Stati Uniti, in quello stesso gennaio 1947, il Partito Socialista ebbe una scissione e nacque il Partito Socialdemocratico che da allora fu in Italia il partito filoamericano per definizione, oltre ad essere dagli americani direttamente finanziato.

Prendendo a pretesto la scissione socialista, il Presidente del Consiglio Alcide De Gasperi procedette a un rimpasto di governo, togliendo alle sinistre ministeri importanti come quello degli esteri, delle finanze e dell’agricoltura.

La CIA, ufficialmente costituita in quei primi mesi del 1947, dedicò un’attenzione particolare all’Italia e finanziò in funzione anticomunista delle formazioni armate clandestine con consistenti depositi di armi. L’esistenza e l’attività di tali organizzazioni, che furono sciolte ufficialmente solo nel 1990 fu confermata proprio in quell’anno dall’allora Presidente della Repubblica Francesco Cossiga e dal Presidente del Consiglio Andreotti, entrambi democristiani e fin dagli anni quaranta dirigenti di spicco della DC.

Quella rete eversiva, conosciuta in Europa come Stay behind, in Italia prese il nome di Gladio e restò attiva per tutto il periodo della guerra fredda e in particolare fu protagonista del tentativo di colpo di stato del 1964 conosciuto come Piano Solo;  fu inoltre la principale protagonista insieme con i servizi segreti italiani e le organizzazioni terroristiche fasciste della stagione delle stragi che insanguinò l’Italia dal 1969 al 1980, sempre sotto direzione americana.

Nel 1947 si cominciò a parlare del piano Marshall (ERP) come di un sostegno finanziario all’Italia e agli altri paesi europei occidentali perché sviluppassero le importazioni dagli Stati Uniti che attraversavano una pericolosa crisi di sovra-produzione.

Tale aiuto, conosciuto popolarmente come piano Marshall (ERP), fu condizionato alla estromissione di comunisti e socialisti dal governo che avvenne nel maggio 1947. Il mese successivo fu formato un governo monocolore democristiano che negli anni successivi ebbe il sostegno dei partiti borghesi e, all’occorrenza, dal rinato partito fascista.

Contestualmente all’estromissione delle sinistre dal governo e su suggerimento americano, la borghesia italiana pretese un inasprimento delle politiche antipopolari, in particolare per quanto riguardava il diritto di sciopero e di organizzazione sindacale, i licenziamenti e i salari; e contro l’occupazione delle terre che era ripresa nel 1949.

Cominciò una campagna antioperaia e anticomunista che ebbe il suo culmine nell’attentato a Togliatti, il segretario del Partito Comunista che fu ferito molto gravemente a colpi di rivoltella nel luglio 1948. Molti furono i morti e molte migliaia gli arrestati.

Precedentemente, in occasione delle elezioni politiche del 18 aprile 1948, l’intervento diretto degli Stati Uniti, della Chiesa e del Papa era stato sbalorditivo, con minacce, lusinghe, sfilate di carri armati, milioni di lettere dall’America con qualche dollaro e l’avvertimento minaccioso a difendersi dal comunismo. La chiesa cattolica procedette alla scomunica di tutti coloro che votavano comunista.

Dopo l’attentato a Togliatti si consumò l’ultimo atto della rottura del fronte che aveva combattuto unitariamente il fascismo. Il Sindacato Unitario, la CGIL, che aveva una direzione rigorosamente paritaria nonostante la netta prevalenza degli iscritti comunisti, fu scissa per opera dei democristiani, con la costituzione di una centrale sindacale cattolica, la CISL, cui si accompagnò poco dopo la costituzione di un’altra centrale sindacale moderata e laica, la UIL.

Questa divisione ideologica del movimento sindacale permane a tutt’oggi nel nostro paese.

Nel 1946 Churchill aveva anticipato la guerra fredda e nel marzo 1947 il Presidente Truman l’aveva dichiarata in forma solenne di fronte al parlamento americano riunito.

Nel 1949 i governi dei paesi occidentali decisero di alzare il livello dello scontro con la costituzione di un’alleanza militare formalmente paritaria, ma in realtà a guida americana, come è stato confermato in tutta la sua storia e ancora recentemente in Afghanistan e Ucraina.

Per quanto riguarda la partecipazione dell’Italia, sussistevano tuttavia due difficoltà. La prima era la riluttanza americana – in particolare del Presidente Truman – e di altri stati nord atlantici a includere l’Italia tra i firmatari del patto, in quanto

l’Italia era considerata alleato incerto e inaffidabile. La seconda era che in Italia, ma anche nella stessa DC, vi erano forti resistenze a entrare in un patto militare decisamente aggressivo.

Fino al 1950 circa un terzo del partito DC, sotto la guida di Dossetti, avrebbe preferito un rafforzamento dei legami intra europei e un’Europa unita e neutrale con un obiettivo di pace tra i due blocchi.

Fu necessario l’intervento diretto del Papa per avere ragione delle due difficoltà. Richiamati all’ordine pontificio, i seguaci di Dossetti si dileguarono e Dossetti, politicamente sbaragliato, si ritirò in convento.

Tuttavia, ancora nei giorni della durissima battaglia parlamentare che si combattè dall’11 al14 marzo 1949, l’Italia non figurava ancora tra gli invitati a entrare nella NATO e l’invito ufficiale arrivò dagli Stati Uniti solo il 17 marzo 1949.

La risposta popolare a quell’iniziativa politica democristiana e occidentale fu imponente: 16 milioni di italiani – su 48 – aderirono al movimento mondiale dei partigiani della pace, in particolare contro la NATO.

Ma ancora oggi, nonostante tutti i fallimenti delle politiche NATO, l’Italia è costretta da quel patto a un ruolo bellicoso, antirusso e anticinese, che non solo non corrisponde ai sentimenti del suo popolo, ma che ormai non ha neanche più niente a che vedere con gli scopi per cui quell’organizzazione era stata fondata.

Luciano Beolchi

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