Quando Berija (figlio), accompagnato da Majakostky si inoltra (in sogno) per le bolge degli eretici scavate sotto un ospedale giudiziario psichiatrico russo, con il romanzo che si permette di ospitare Dante, capisci che il viaggio di Lorenzo Ciampi si è fatto potente.
Partito da una centro diurno per anziani nel fiorentino dove tre irriducibili decidono che è ora di combattere i giovani, Ciampi, che di mestiere fa l’operatore sociale, per generazione sta tra i 40 e i 50, dopo aver concluso il suo primo romanzo, Il club degli anziani, con la cattura dei tre sovversivi, dedica il secondo, La città dei matti, alla loro liberazione.
Ho visto che scrivi anche di libri, mi scrisse Lorenzo, che non conosco, per fb. Perché non leggi questo mio, Il club degli anziani?
Non sono riuscito a farlo subito e ne sono contento. Perché quando mi ha rinnovato l’invito all’uscita del nuovo, La città dei matti, profittando della pandemia li ho ordinati entrambi in libreria e letti consecutivamente.
Con grande piacere, accresciuto dal vedere una scrittura che cresce, molto per me, da un libro all’altro.
Il surrealismo linguistico e culturale di Lorenzo si libera strada facendo in un mondo dove il dibattito politico ideologico si anima come in una Fantasia comunista, i fumetti giapponesi gli tengono testa, il calcio vive nell’azione politica, si viaggia da Firenze alla cittadina di Ivanovo in Russia, si attraversa il tempo, i cavalli parlano, come l’io narrante e si prende il treno di Lenin.
Allora il mio Mondo, non è morto, gli ho scritto, complimentandomi, visto che può vivere in bei libri.
Non racconto altro per non togliere il piacere, che tale è, di una bella lettura che consiglio vivamente.