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Il sarto di Ulm

di Roberto
Musacchio

“Vescovo, so volare”,
il sarto disse al vescovo.
“Guarda come si fa!”
E salì, con arnesi
che parevano ali,
sopra la grande, grande cattedrale.

Il vescovo andò innanzi.
“Non sono che bugie,
non è un uccello, l’uomo:
mai l’uomo volerà”,
disse del sarto il vescovo.

“Il sarto è morto”, disse
al vescovo la gente.
“Era proprio pazzia.
Le ali si son rotte
e lui sta là, schiantato
sui duri, duri selci del sagrato”.

“Che le campane suonino.
Erano solo bugie.
Non è un uccello, l’uomo:
mai l’uomo volerà”,
disse alla gente il vescovo.

Questo è un apologo sull’utopia che si realizza: non ora, non qui, ma si realizza. “Il sarto si lanciò e ovviamente si spiaccicò sul selciato, tuttavia – commenta Brecht – alcuni secoli dopo gli uomini riuscirono effettivamente a volare”…

Riprendo da blogger.com che Ulm è una città della Germania che diede i natali a Einstein. Qui visse Albrecht Ludwig Berblinger Berblinger, nato il 24 giugno 1770, settimo figlio di Albrecht Ludwig Berblinger e di Dorothea Fink. Rimasto orfano del padre all’età di 13 anni, come spesso accadeva all’epoca nelle famiglie numerose e di umili origini, Albrecht fu mandato in un orfanotrofio, ove fu costretto a studiare come sarto, sebbene lui, appassionato di meccanica, ambisse a diventare un orologiaio.

Tuttavia, intrapresa la carriera di sarto, Berblinger mantenne sempre un grande interesse per la meccanica, disciplina che lo portò, nei primi anni dell’Ottocento, a progettare e costruire alcune carrozzine per bambini e altri piccoli veicoli. Successivamente ideò alcune protesi per le gambe. Ma il suo grande sogno fu quello di inventare una macchina che permettesse all’uomo di volare. Lavorò incessantemente per alcuni anni alla costruzione di un oggetto simile al deltaplano, con la convinzione che potesse volare. Il suo progetto, non suscitò solo curiosità, ma alimentò ilarità in gran parte della popolazione. Molti si chiesero se Berblinger non fosse diventato matto.

Ma le chiacchiere malevoli e le critiche non impedirono al “sarto di Ulm” di terminare la costruzione della sua invenzione, che rese quindi nota al pubblico tramite un’inserzione del 24 aprile 1811. Poche settimane dopo annunciò il suo tentativo di sorvolare il Danubio il 30 maggio, alla presenza del Re e di migliaia di spettatori, ma, all’ultimo momento, Berblinger rinunciò. Il giorno seguente, forse più convinto, tentò quindi nuovamente di sorvolare il Danubio, partendo dai bastioni di Ulm. Il tentativo fallì, in quanto Berblinger precipitò col velivolo nelle acque del fiume, dal quale venne tratto in salvo da alcuni pescatori.

Berblinger cadde quindi in miseria, avendo speso quasi tutti i suoi capitali nella realizzazione del progetto e nel 1819 fu dichiarato civiliter mortuus, una condizione che gli permise di ricevere una sovvenzione dalla sua città.

Albrecht Ludwig Berblinger morì il 28 gennaio 1829 in un ospedale di Ulm, all’età di 58 anni. Venne sepolto in una tomba nel campo dei poveri.

Al sarto di Ulm dedicò il suo libro Lucio Magri che il 19 agosto avrebbe compiuto 92 anni se non avesse deciso di lasciarci il 28 novembre del 2011.

Devo dire che penso spesso a lui, pur avendo preso strade diverse da molti altri che furono del Pdup. E devo dire che quel libro mi rimane come la cosa più seria ed onesta scritta sul comunismo novecentesco. Nessuna rimozione ma nessun pentitismo. In tempi in cui ci si sente spersi è un “Servabo” (per citare un altro prezioso libricino di Pintor) che mi aiuta e che consiglio.

La mia generazione, grazie a chi come Magri venendo da tempi precedenti ne aveva creato le condizioni, è cresciuta con una critica serrata dello stalinismo e del socialismo reale. Ma mai io, e tantissimi come me, abbiamo pensato di consegnarci al capitalismo. La questione di una uscita da sinistra dallo stalinismo era il tema. E si pensava che il ‘68/’69 e il riaprirsi della questione della Rivoluzione in Occidente potesse portare un contributo importante. Purtroppo non è stato così e la sconfitta è stata doppia. Dallo stalinismo e dal socialismo reale si è usciti da destra. Con un mix di capitalismo e di neo autoritarismo. Di Rivoluzione in Occidente non si può quasi più parlare ed anzi in Occidente il compromesso sociale e democratico è stato fatto saltare anche in questo caso da destra, con un nuovo suprematismo anche bellico e, addirittura, nuovi fascismi. Con democrazie sempre più piegate verso le democrature, anche in Europa. E di vescovi che dicono che l’uomo non può volare è pieno e assordante il Sistema che ci domina.

Lo smarrimento che mi assale in questi tempi è doppio. Nel vedere da un lato penetrare sempre più largamente in quella che io chiamo Sinistra Occidentale l’idea che si possa combattere per la libertà insieme alla NATO. Addirittura paragonare l’Ucraina al Vietnam. O rapportarsi al Venezuela come se ci fosse solo Maduro e non il fascismo latino americano. Dico queste cose avendo in mente amici cari e forze della stessa Sinistra Europea a cui sono legato. D’altro lato vedo l’altra faccia della medaglia, pensare che la Russia sia ancora l’Urss, considerare i Brics come i non allineati senza vedere le grandi differenze tra la Jugoslavia e l’Iran, ragionare di geopolitica e supremazia monetaria come se non ci fosse il capitalismo finanziario globalizzato che cambia il modo di essere delle stesse contraddizioni interimperialiste. Pensare che la UE si stia immolandosi per la NATO lo trovo un modo inappropriato di leggere una realtà in cui, a mio avviso, le nuove borghesie europee hanno deciso di sacrificare lo scenario costruito nel secondo dopoguerra per tornare a vecchie ambizioni di cui la Russia è oggetto. Naturalmente con prezzi e contraddizioni su cui agire. Proprio per questo penso a quanto fu prezioso l’incontro tra Rifondazione Comunista e la Linke che consentì dopo la rinascita del Gue al Parlamento Europeo quella drl Parrito della Sinistra Europea e quanto oggi pesi la crisi di questi soggetti e di questo lavoro.

Per questo il Sarto di Ulm è una lettura preziosa. Perché legge il ‘900, come dicevo, senza rimozioni e pentitismi. Certo la scelta stessa di Magri dà il senso della sconfitta. Diceva però di non avere più forze lui ma con quel libro si mette a disposizione di chi può e deve ancora averne. Per questo insisto in questi tempi a fare del socialismo e del comunismo il lanterniere (per ricordare Benettollo e stare ai tempi di Ulm). Un lanterniere che aiuta a cercare ancora con quella cassetta degli attrezzi che ha aiutato a vivere un’epoca comunque migliore prima che il capitalismo reale ci riportasse ad un mondo barbaricamente orwelliano.

Roberto Musacchio

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2 Commenti. Nuovo commento

  • GIANFRANCO FOLETTI
    22/08/2024 19:12

    Anche se non ho ancora letto il libro sono d’accordo con quanto scritto in questo articolo bisogna rifondare senza scordare la lezione della storia. Il futuro non può essere questo ordocapitalismo sarebbe la fine dell’umanità.

    Rispondi
    • Roberto Musacchio
      23/08/2024 8:20

      Mi fa molto piacere se leggerai il libro anche grazie a questo articolo. Semmai fai sapere dopo il tuo giudizio. Grazie!

      Rispondi

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