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Il reale e il razionale, la guerra e la pace

di Roberto
Musacchio

Quando, come in questi giorni, sono schiacciato dall’angoscia, di quello che succede e di essere destinato a lasciare un Mondo peggiore di quello in cui sono nato, mi viene sì certo di militare di più ma anche di cercare di capire, di andare a studiare.

D’altronde quel signore, Marx, che ha segnato la mia vita, l’ho incontrato nella politica ma anche nei libri di scuola.

Guardo le immagini delle carneficine, ascolto le invettive d’odio e dentro di me torno alla disputa che Marx fa con Hegel per il quale il reale è razionale e viceversa. Formula che copriva l’atteggiamento conservatore. Marx gli va dentro e mostra come quel reale sia un fenomeno idealistico fallace e che perché si affermi il razionale va capito e criticato. Rivoluzionato.

Cosa ci sia di razionale nel Mondo trasformato in una sequela di orrori è cosa che, a parte per la deficienza artificiale della propaganda di guerra e dei suoi aedi massmediatici, è impossibile, o dovrebbe essere tale, sostenere.

Purtroppo da quando l’anticomunismo ha schiacciato la stessa ricerca del razionale in nome delle magnifiche sorti e progressive del capitalismo reale, il reale è diventato barbarie.

Questi trent’anni sono di gran lunga i peggiori dopo le due guerre mondiali.

Allora a me viene da militare, e per fortuna le piazze per la Palestina e la Pace sono assai più piene nel Mondo rispetto a quelle per ottenere la fine della guerra in Ucraina.

Ma poi studio.
Mi capita allora di leggere il nuovo statuto di Hamas, quello del 2017 scritto in modo diverso da quello “messianico” del 1988.
Naturalmente c’è chi dirà che fare questo è connivenza col nemico, col mostro, con gli animali come dice qualche evoluto dirigente del governo di Israele.
Ma corro il rischio senza neanche a stare a dire di come io sia per i movimenti laici e condanni ogni uccisione di civili e non solo. A me preme farla finita con i morti ammazzati e quindi cerco di capire come fare. Credo sia il compito della politica. Allora faccio finta di essere in Parlamento, come sono stato, e di provare a fare cessare il fuoco. Leggo:

“20. Hamas ritiene che nessuna parte della terra di Palestina debba essere compromessa o concessa, indipendentemente dalle cause, dalle circostanze e dalle pressioni e a prescindere dalla durata dell’occupazione. Hamas rifiuta qualsiasi alternativa alla piena e completa liberazione della Palestina, dal fiume al mare. Tuttavia, senza compromettere il suo rifiuto dell’entità sionista e senza rinunciare ad alcun diritto palestinese, Hamas ritiene che la creazione di uno Stato palestinese pienamente sovrano e indipendente, con Gerusalemme come capitale secondo le linee del 4 giugno 1967, con il ritorno dei rifugiati e degli sfollati alle loro case da cui sono stati espulsi, sia una formula di consenso nazionale.”

Cosa capisco? Se ragiono da bellicista che non c’è riconoscimento dello stato di Israele (cosa che naturalmente è inaccettabile sia per senso di giustizia che di realtà) e dunque che la guerra è ad oltranza, o io o tu. Se ragiono da parlamentare parto da quel “tuttavia” che mi pare dica sostanzialmente che uno Stato palestinese, con gli annessi del testo, ma nei confini del 1967 (cioè quelli dell’Onu) è “una formula di consenso nazionale”.

Cosa faccio? Coscienza mi dice che guardo quel “tuttavia” e ci penso. Naturalmente se voglio risolvere un dramma aperto da 75 anni, su cui gravano secoli di Storia e di disastri. Di cui l’Europa e l’Occidente portano molte responsabilità, dal colonialismo all’Olocausto, all’alimentazione del conflitto di questi tempi.

Altrettanto naturalmente la cosa non è facile. Per le “narrazioni” secolari. Per l’incrociarsi e sovrapporsi di problemi e di identità. Ad esempio il concetto statuale è molto Europeo. Il sionismo è un movimento segnato dall’Europa. L’islamizzazione “moderna” è molto “articolata”. Ma anche il neo nazionalismo occidentale lo è. Se gli Stati islamici sono “problematici” non è che lo “Stato degli ebrei” come viene definito dalla nuova legge fondamentale (Israele non ha Costituzione) varata dal governo di Israele sia esente da problemi così come il “primato” del Parlamento sul potere giudiziario. Sono temi molto delicati per la UE quando “discute” con Polonia o Serbia. E lo sono per i cittadini israeliani che hanno manifestato in tantissimi contro Netanyahu.
A proposito del quale i riferimenti che fa ad Amalek, il nemico biblico da sterminare, anche se scompaiono coi tagli dei mass media italiani ma rimangono in quelli di India o degli USA, non è che siano l’esemplificazione del dirigente democratico occidentale.

Il sovrapporsi di odi non porta da nessuna parte.

Dunque voglio trattare con gli assassini? Messa così nessuno può trattare con nessuno visto che ci sono istituzioni internazionali che parlano di crimini di guerra di tutti.

Dico che ora bisogna cessare il fuoco. Fare intervenire la comunità internazionale per questo e per trovare finalmente una soluzione adeguata e realistica insieme. Fare partecipare alla ricerca tutti. Ad esempio chi come Barghouti sta nelle carceri israeliane mentre potrebbe per la sua storia e il suo spessore aiutare la Pace. Cessare il fuoco per ragionare su come ogni vita possa riprendere il suo percorso in dignità e sicurezza. Ebrei e Musulmani. Che poi sono entrambi Semiti. E sono anche Cristiani. Palestinesi e Israeliani. Arabi. Tutti i popoli che abitano quei luoghi sacri e terribili, in varie forme, che devono tutti trovare la forma per farlo ritrovando la cosa più sacra, la Pace.

Per chi come noi “occidentali” ha seminato zizzania tragica in quelle terre dovrebbe essere un dovere categorico.

Certo lo statuto di Hamas appare incompatibile con una soluzione. E il sangue non aiuta. Certo Netanyahu è leader da troppi anni per gli standard occidentali e niente di ciò che ha fatto aiuta, tanto meno l’assedio di Gaza.

“Tuttavia” una soluzione va trovata.
Noi la dobbiamo aiutare.

Marx aiutava molto ad essere contro le guerre e per la Rivoluzione. Ebrei ed Arabi sono stati entrambi parte del movimento socialista.

Oggi il capitalismo reale, con i suoi fondamentalismi, spinge alla barbarie.

Certo, anche la morte, purtroppo, è reale. Non ci possiamo sfuggire e questo ci interroga e ci angoscia sulla condizione umana. Ma infliggere la morte per mano umana non è certo razionale. E questa realtà orrenda possiamo, dobbiamo cambiarla.

Roberto Musacchio

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