Un dibattito sul tema – organizzato dal Comitato aderenti individuali al Partito della Sinistra Europea “Europa a Sinistra” e da Transform Italia – avrà luogo nel mese di febbraio 2022 a Roma, Il contenuto dell’iniziativa legislativa della Commissione sarà discusso da Leila Chaibi, parlamentare europea del Gruppo The Left, da lavoratori e lavoratrici delle piattaforme e loro rappresentanti sindacali, da esperti ed esperte della materia. Insieme cercheremo di comprendere gli aspetti positivi delle proposte provenienti da Bruxelles, ma soprattutto discuteremo di quanto ancora manca, quanto si può migliorare e cosa deve cambiare per garantire condizioni di vita e di lavoro dignitose alle persone attive nel settore.
Il 9 dicembre 2021 la Commissione europea ha presentato una serie di misure dirette a regolare il lavoro tramite piattaforme digitali, tra cui una proposta di Direttiva sul “miglioramento delle condizioni del lavoro su piattaforma” (COM(2021) 762 def.).
La nuova Direttiva si applicherebbe a tutti i lavoratori delle piattaforme digitali che esercitano un certo livello di controllo sull’esecuzione del lavoro, compresi i fattorini che consegnano pasti e gli autisti delle piattaforme tipo Uber, gli individui che lavorano per piattaforme che offrono servizi di pulizia o di assistenza o per piattaforme esclusivamente online (come Amazon Mechanical Turk).
L’approccio basato sulla subordinazione accompagnata da presunzioni, emerso nel corso della consultazione delle parti sociali, ha finito per prevalere. Si prevede una presunzione legale di rapporto di lavoro subordinato (confutabile dalle piattaforme datrici di lavoro o committenti) quando si sia in presenza di un rapporto contrattuale tra una piattaforma di lavoro digitale che “controlla … l’esecuzione del lavoro” e una persona che esegue la propria prestazione mediante tale piattaforma (si avrebbe “controllo sull’esecuzione del lavoro” quando, ad esempio, la piattaforma stabilisce dei limiti massimi alla retribuzione oppure quando la persona che esegue il lavoro su piattaforma è tenuta a rispettare regole vincolanti specifiche per quanto riguarda l’aspetto esteriore, il comportamento nei confronti del destinatario del servizio o l’esecuzione della prestazione di lavoro).
Le disposizioni del Cap. III della proposta di Direttiva relative alla gestione algoritmica del lavoro tramite piattaforma (articoli da 6 a 10), così come gli artt. 12, 13, 14 e 15 (sull’obbligo in capo agli Stati di predisporre uno strumento di risoluzione delle controversie efficace e imparziale e sul diritto del sindacato di agire in giudizio per conto e a sostegno dei lavoratori di piattaforma), si estendono anche ai lavoratori autonomi. Ciò significa che anche questi soggetti potranno chiedere l’informativa su come funzionano i sistemi automatizzati di monitoraggio e decisione (diritto spettante anche ai loro rappresentanti), usufruire di contatti con il personale preposto al controllo di dette procedure e, in caso di modifica pesante del loro rapporto con la piattaforma, chiedere la riforma o il risarcimento del danno (artt. 7 e 8).
Gli Stati avranno due anni per recepire la nuova Direttiva dal giorno della sua entrata in vigore. All’inizio del 2022 inizierà l’iter di approvazione della nuova Direttiva. Il Parlamento europeo si è già espresso in più occasioni in linea con la proposta della Commissione. Il 14 luglio 2021 ha approvato a larga maggioranza una relazione d’iniziativa di Sylvie Brunet su “condizioni di lavoro eque, diritti e protezione sociale dei lavoratori delle piattaforme – nuove forme di occupazione legate allo sviluppo digitale” (2019/2186(INI). Ancor prima l’eurodeputata francese del gruppo The Left, Leila Chaibi, ha presentato alla Commissione un progetto di direttiva sui lavoratori delle piattaforme digitali di cui abbiamo già parlato su Transform (I lavoratori delle piattaforme: dalle lotte per i diritti può nascere una legge europea di tutela?).
Andrea Allamprese