Venerdì 9 dicembre la Società per la Lingua Tedesca ha eletto Zeitenwende, svolta epocale, come parola dell’anno 2022.1
La sua notorietà deriva dall’uso che Olaf Scholz ne ha fatto nel suo discorso al Bundestag il 27 febbraio 2022 e che ha recentemente ripreso e sviluppato in un intervento scritto per Foreign Affairs 2 e che –se desiderate-abbiamo tradotto in italiano qui.
Ne presentiamo un sunto, a scopo essenzialmente informativo e senza la pretesa di un commento esperto. Limitiamo perciò i commenti; ma se non avrebbe senso contestare punto per punto un documento politico-diplomatico di questo genere, ci è stato impossibile evitare del tutto il piano della riflessione su azioni politiche che intervengono potentemente nelle prospettive comuni.
Fondalmentalmente, se a noi sembrerebbe impossibile qualsiasi ricostruzione del panorama attuale senza un riferimento alle trasformazioni sociali, alle crisi finanziarie e economiche, alle catastrofi ambientali, ai mutamenti nella relazione di genere: qui non ne troveremo menzione. E quei temi qui non troverebbero nemmeno spazio perché sono troppe le righe dedicate a concetti astratti, dinamiche semplificate e giudizi morali ai limiti dell’invettiva.
Ma dobbiamo prendere atto che così avviene: l’orizzonte di massimo respiro che viene proposto è la diffusione del capitalismo ovunque nel mondo3 e sotto questa enorme e poco definibile coperta ci sta l’astrazione della democrazia che a questo livello di genericità non soffre di alcuna crisi, non manifesta sofferenze di sorta. L’interesse e la preoccupazione che lo scritto suscita rimangono, comunque, e per questo mettiamo a disposizione anche la versione integrale tradotta in italiano del The Global Zeitenwenden che in versione inglese è raggiungibile dal sito di Foreign Affairs.
Il documento è intitolato proprio così: “Il punto di svolta epocale globale” ma la traduzione inglese non rinuncia alla forza –che talvolta è un poco inquietante- della lingua tedesca e Zeitenwenden resta. Non si esita, nelle prime righe, a paragonarlo a uno spostamento tettonico epocale ma poi la promessa di un concetto nuovo e trasformante non sembra realizzarsi. Una lettura ispirata, un livello di creatività possono esistere se c’è una qualche connessione con i grandi e drammatici avvenimenti collettivi, se c’è una qualche capacità di interpretare almeno una parte di un sentire collettivo. Riuscì talvolta a farlo Brandt, che qui è citato una sola volta per la frase “chi condivide appartenenza può condividere crescita”, una citazione che precede di poco George H. W. Bush con la sua “L’Europa intera e libera” e che è l’unico indiretto riferimento alla Ostpolitik.
Ma andiamo al testo: molto si riassume nel cappello introduttivo che in sintesi ci dice: lo Zeitenwende dipende dalla guerra di Putin e dall’emergere di nuove potenze, tra cui la Cina, e il mondo si presenta oggi multipolare, teatro di una competizione tra diversi paesi e modelli di governo; il multipolarismo richia di risolversi in una realtà bipolare, in uno scontro tra blocchi, a meno che non si affermi un multilateralismo (il termine verrà introdotto successivamente) che la Germania e l’Europa devono promuovere.
Fine di un’era
Il primo dei sei paragrafi si intitola “Fine di un’era” e tratteggia gli sviluppi dalla dissoluzione dell’URSS e del suo campo. I tre decenni trascorsi dalla caduta della cortina di ferro vengono riassunti come un “periodo di relativa pace e prosperità” che ha portato oltre un miliardo di persone fuori dalla povertà. Ben presto lo scenario si stringe sulla Germani e sulla sua riunificazione resa possibile “grazie a politici lungimiranti e al sostegno di partner sia occidentali che orientali” dopo che “I coraggiosi cittadini della Germania dell’Est” abbatterono il muro.
Si apre dunque la possibilità di avere <<L’Europa intera e libera>>, citando George H. W. Bush, e essa viene fatta coincidere con l’adesione dei paesi dell’est alla NATO, mentre la Russia avrebbe potuto diventare un partner dell’Occidente… Così la maggior parte dei paesi europei ridusse i propri eserciti e i propri budget per la difesa. La Germania potè dunque occuparsi di altre minacce pressanti, e cioè “Le guerre balcaniche e le conseguenze degli attacchi dell’11 settembre del 2001, comprese le guerre in Afghanistan e in Iraq.”
A questo punto, a interrompere la narrazione della risposta a minacce che vanno (quelle russe) e vengono (terrorismo, stati canaglia), compaiono “Le comunità imprenditoriali tedesche [che] hanno tratto le proprie conclusioni dal nuovo corso della storia. La caduta della cortina di ferro e un’economia globale sempre più integrata hanno aperto nuove opportunità e mercati, in particolare nei paesi dell’ex blocco orientale ma anche in altri paesi con economie emergenti, in particolare la Cina. La Russia, con le sue vaste risorse di energia e altre materie prime, si era dimostrata un fornitore affidabile durante la guerra fredda, e sembrò sensato, almeno all’inizio, espandere quella promettente partnership in tempo di pace.”
E con queste poche frasi Scholz descrive bisogni e azione delle “comunità imprenditoriali” tedesche, e può tornare all’argomento prediletto: sono passati un poco di anni, forse sarebbe interessare capire come ci si è comportati verso “i cittadini russi”; ma tutto quello che ci viene detto della Russia consiste nel fatto che forniva regolarmente gas e materie prime e che non giocava sui prezzi.
A questo punto della narrazione arriva il Putin revanscista. Infatti “La leadership russa … ha vissuto a modo suo la dissoluzione dell’ex Unione Sovietica e del Patto di Varsavia e ha tratto conclusioni nettamente diverse da quelle dei leader di Berlino e di altre capitali europee… Passo dopo passo, la Russia di Putin ha scelto un percorso che l’ha portata più lontano dall’Europa e più lontano da un ordine cooperativo e pacifico.”
E con ciò l’atto intitolato la Fine di un’era termina lasciandoci un bel po’ di interrogativi e di insoddisfazioni. ma soprattutto una domanda: dov’è il “global” in questo Zeitenwende?
L’impero colpisce ancora
Ce lo spiegherà il paragrafo L’impero colpisce ancora? Forse, perché “… Putin… ha mandato in frantumi un’architettura di pace europea e internazionale che aveva richiesto decenni per essere costruita. Sotto la guida di Putin, la Russia ha sfidato anche i più basilari principi del diritto internazionale sanciti dalla Carta delle Nazioni Unite: la rinuncia all’uso della forza come mezzo di politica internazionale e l’impegno a rispettare l’indipendenza, la sovranità e l’integrità territoriale di tutti Paesi. Agendo come una potenza imperiale, la Russia ora cerca di ridisegnare i confini con la forza e di dividere il mondo, ancora una volta, in blocchi e sfere di influenza.”
Dell’ultima affermazione c’è francamente da dubitare perché –se è vero che Putin qui vien fatto funzionare come un’asola per tutti i bottoni- si chiarirà poi che in realtà gli attori potenziali di questa eventualità sono Stati Uniti e Cina e –diversamente- una Europa che non raccolga la sfida di un mondo multipolare e multilaterale.
Una Europa più forte
Il capitolo successivo “Una Europa più forte” in realtà potrebbe intitolarsi “Il ruolo della Germania nel rafforzamento militare dell’Europa e della NATO” . Infatti, dopo aver dichiarato che “Il partenariato transatlantico è e rimane vitale per affrontare queste sfide… un partenariato transatlantico equilibrato e resiliente richiede anche che la Germania e l’Europa svolgano un ruolo attivo” si passa a bomba con il dichiarare il riarmo tedesco. E si dice riarmo tedesco, quello che fu l’incubo non solo dell’URSS ma anche dei suoi alleati che hanno sempre preferito una Germania base delle truppe USA e partner egualitaria nella NATO.
Il riarmo tedesco fa parte di una ripresa di iniziativa più generale che vede il rafforzamento della Bundeswehr attraverso il due percento del prodotto interno lordo tedesco; l’inaugurazione dell’esportazioni di armi; le iniziative militari tedesche riguardo all’Ucraina e rispetto al rafforzamento della NATO; e infine l’azione politica tedesca nell’ambito del G-7.
Per quanto riguarda l’Ucraina agli aiuti economici 4 si affiancano quelli militari sia diretti5 che indiretti.
Questi ultimi consistono nella consegna da parte della Germania di suoi carri armati moderni in sostituzione dei circa 100 carri armati da battaglia dell’era sovietica che la Repubblica Ceca, la Grecia,6 la Slovacchia e la Slovenia hanno consegnato o si sono impegnate a consegnare all’Ucraina… e che possono essere facilmente integrati negli schemi logistici e di manutenzione esistenti in Ucraina.
Infine “Le azioni della NATO non devono portare a uno scontro diretto con la Russia, ma l’alleanza deve scoraggiare in modo credibile un’ulteriore aggressione russa. A tal fine, la Germania ha… aumentato la sua presenza… rafforzando il gruppo di battaglia della NATO a guida tedesca in Lituania e designando una brigata per garantire la sicurezza di quel paese. La Germania sta anche contribuendo con truppe al gruppo di battaglia della NATO in Slovacchia, e l’aviazione tedesca sta aiutando a monitorare e proteggere lo spazio aereo in Estonia e Polonia. Nel frattempo, la marina tedesca ha partecipato alle attività di deterrenza e difesa della NATO nel Mar Baltico. La Germania contribuirà anche con una divisione corazzata, oltre a significativi mezzi aerei e navali (tutti in stato di pronto dispiegamento) al New Force Model della NATO, progettato per migliorare la capacità dell’alleanza di rispondere rapidamente a qualsiasi evenienza. E la Germania continuerà a mantenere il suo impegno nei confronti degli accordi di condivisione nucleare della NATO, anche acquistando aerei da combattimento F-35 a doppia capacità.”7
Il paragrafo si chiude con una professione di intransigenza: “In coordinamento con i nostri partner, la Germania è pronta a raggiungere accordi per sostenere la sicurezza dell’Ucraina come parte di un potenziale accordo di pace postbellico. Non accetteremo, tuttavia, l’annessione illegale del territorio ucraino, mal mascherata da referendum fittizi. Per porre fine a questa guerra, la Russia deve ritirare le sue truppe.” Come tutte le professioni di intenti, ci sembra che anche questa abbia un valore relativo, salva una drammatizzazione che certo fa il paio con la drammatica concretezza dele cifre che riguardano il riarmo tedesco.
Bene per il clima, male per la Russia
E ora arriviamo a un altro paragrafo davvero molto sbilanciato sulla Germania e sul suo governo a fronte di problematiche che sono globali. Infatti nel Bene per il clima, male per la Russia, Scholz parla in prima persona rivendicando come le misure adottate contro la Russia siano una prosecuzione –drammatica ma coerente- con l’impegno del suo governo verso la crisi climatica. Liberarsi dal fornitore Russia equivarrà a una spinta a liberarsi dal fossile e a marciare verso la transizione vitale all’energia pulita.
Questo risultato futuro deve rendere meno amara la pillola della riattivazione temporanea delle centrali a carbone e il prolungamento della vita di quelle nucleari. Infatti la Germania sta accelerando notevolmente il passaggio alle energie rinnovabili come l’energia eolica e solare. “I nostri obiettivi sono chiari: entro il 2030, almeno l’80 percento dell’elettricità utilizzata dai tedeschi sarà generata da fonti rinnovabili, ed entro il 2045 la Germania raggiungerà l’azzeramento delle emissioni di gas serra, o <<neutralità climatica>>.”
E con ciò termina questo breve capitolo infilato a forza in un documento in cui non si nomina mai la crisi ambientale. Deve bastare presumibilmente soprattutto ai Verdi tedeschi che sono felicemente al governo e che hanno sposato la politica bellicista della Germania.
Il peggior incubo di Putin
arriviamo a Il peggior incubo di Putin (arridaje). Vien detto che l’autocrate russo voleva dividere l’Europa in zone di influenza e dividere il mondo in blocchi di grandi potenze e stati vassalli. Anche qui, qualche interrogativo è d’obbligo perché gli obiettivi attribuiti a Putin sono piuttosto imprecisi: quali blocchi? Russia-Cina? e quali i vassalli a parte l’Ucraina, anzi la parte annessa dell’Ucraina? Ci sarebbe da chiedersi se non vengano attribuite a Putin intenzioni che sono diffuse anche altrove.
Fortunatamente, tutto sommato, la sua aggrssione ha avuto l’unico effetto di “far avanzare” l’Europa (il che come tutte le affermazioni di questo tipo suona consolatorio e autoassolutorio).
Infatti il Consiglio Europeo nel giugno del 2022 ha concesso lo status di “paesi candidati” a Ucraina e Moldavia; ha ribadito che il futuro della Georgia dipende dall’Europa e ha convenuto che deve realizzarsi l’adesione all’UE di tutti e sei i paesi dei Balcani occidentali.8
Proseguendo per questa strada si potrà realizzare “un’UE composta da oltre 500 milioni di cittadini liberi, che rappresenterà il più grande mercato interno del mondo, che fisserà standard globali in materia di commercio, crescita, cambiamento climatico e tutela dell’ambiente e che ospiterà importanti istituti di ricerca e imprese innovative, una famiglia di democrazie stabili che godono di un benessere sociale e di infrastrutture pubbliche senza pari.”
Se lo scontro tra “stati liberi, sovrani e democratici basati sullo stato di diritto” e la “cleptocrazia imperialista e autocratica russa” è destinato alla vittoria dei primi vista la superiorità dei sistemi democratici, occorre comunque per la UE “serrare i ranghi su aree cruciali in cui la disunione renderebbe l’Europa più vulnerabile alle interferenze straniere. Cruciale per questa missione è una cooperazione sempre più stretta tra Germania e Francia, che condividono la stessa visione di un’UE forte e sovrana.”
Come primo passo si tratta di adottare politiche comuni in tema di immigrazione9 e di politica fiscale (tra cui il PNRR), e neutralizzare “le tattiche di blocco egoistico nei … processi decisionali, eliminando la capacità dei singoli paesi di porre il veto su determinate misure” a favore della rapidità del processo decisionale richiesta dal progressivo divenire attore geopolitico da parte della UE. “Per questo motivo, la Germania ha proposto di estendere gradualmente la pratica di prendere decisioni a maggioranza ai settori che attualmente ricadono sotto la regola dell’unanimità, come [appunto] la politica estera e la tassazione …”
L’altro terreno è la sicurezza dove la Germania fa la sua parte con la Bundeswehr e dove, per parte europea, è necessario “un approccio coordinato e integrato”. Questo significa anche l’unificazione dei sistemi d’arma e la modifica delle politiche e delle normative nazionali per poterli esportare le armi dopo averle congiuntamente prodotte.
Un campo in cui l’Europa ha urgente bisogno di compiere progressi è la difesa nei settori aereo e spaziale che da ottobre vede operativa l’iniziativa (tedesca) European Sky Shield, dell’ottobre 2022 a cui hanno aderito altri 14 stati europei oltre la Germania. Per Scholz la difesa aerea congiunta in Europa è l’esempio migliore del rafforzamento del pilastro europeo all’interno della NATO
E il paragrafo conclude: “La NATO è il massimo garante della sicurezza euro-atlantica e la sua forza crescerà solo con l’aggiunta di due prospere democrazie, Finlandia e Svezia, come membri. Ma la NATO si rafforza anche quando i suoi membri europei intraprendono autonomamente passi verso una maggiore compatibilità tra le loro strutture di difesa, nel quadro dell’UE.”
E così si è definitivamente delineata nei suoi termini generali la relazione che coinvolge Germania, Europa e NATO sia sul piano dell’integrazione europea e del suo allargamento che su quello strategico-militare.
La sfida della Cina e oltre
L’ultimo paragrafo è intitolato La sfida della Cina e oltre e qui tornano “cambiamenti tettonici … molto più profondi” rispetto alla guerra in Ucraina. Qui non si continua a stiracchiare lo spettro di Putin e la guerra in Ucraina non è più nemmeno sullo sfondo perché si deve passare a quella che forse si può per ora definire una ambizione a entrare a far parte degli equilibri multipolari. Ambizione tedesca o Europea? Probabilmente, in questo paragrafo e in questo documento si può dire tedesca e in prospettiva europea, a seconda di come il gioco evolverà.
Di fatto Scholz è decisamente contrario all’ipotesi che ci troviamo “sull’orlo di una nuova guerra fredda tra Stati Uniti e Cina. Infatti se è fuori discussione che gli Stati Uniti siano diventati la potenza decisiva del mondo, ruolo che manterranno nel ventunesimo secolo, anche Cina è diventata un attore globale.”
Riguardo alla Cina l’esposizione adotta uno strano approccio. Alla Cina si addebita un governo non democratico, il mancato rispetto dei diritti individuali, le rivendicazioni di egemonia in Asia e oltre, la non parità di condizioni tra le aziende europee e cinesi, “una notevole svolta verso l’isolamento e l’allontanamento dall’apertura”. Ancora, “nemmeno il crescente potere della Cina giustifica rivendicazioni di egemonia in Asia e altrove.”
Se queste rivendicazioni, il mancato rispetto dei diritti umani nonchè la parità di condizioni per le aziende europee e cinesi rappresentano un problema e “La Cina… ha preso una notevole svolta verso l’isolamento e l’allontanamento dall’apertura”, in un ordine multipolare e non diviso in blocchi la Cina deve essere considerata in qualche misura un partner con cui cooperare.
Certo “fa un’enorme differenza se il capitalismo è organizzato in modo liberale, democratico o secondo linee autoritarie”, ma questo non significa sviluppare su questa base una dicotomia globale.
Sulla Cina e su come ha reagito all’articolo di Scholz vi segnaliamo l’articolo di Franco Ferrari Sintonia Cina-Germania contro la nuova guerra fredda.
L’impressione che si tratti di una rivendicazione di far parte di un equilibrio multipolare è rafforzata dallo sguardo che Scholz getta sui paesi che dopo aver fornito lavoro a basso costo ora in Africa, Asia, Caraibi e America Latina stanno sviluppando benessere e mercato interno. Si afferma che questi paesi hanno diritto a un loro protagonismo internazionale che rappresenta “il modo migliore per mantenere vivo il multilateralismo in un mondo multipolare.” Viene rivendicata la politica di collaborazione tedesca verso Indonesia, Unione Africana, Argentina, Senegal, Sudafrica e India, soprattutto nell’ambito del G-7 e del G-20. Ancora, il piano dei valori di libertà, uguaglianza, stato di diritto e dignità umana personale è affidato alla carta delle Nazioni Unite che ricompare per la seconda o terza volta nel documento. L’ONU come istituzione invece è assente…
Ricompaiono gli Stati Uniti, questa volta per la loro –giusta, si dice- “nuova strategia” di collaborare con “paesi che non abbracciano istituzioni democratiche ma che tuttavia dipendono e supportano un sistema internazionale basato su regole”. Le democrazie dovranno lavorare con questi paesi “per difendere e sostenere un ordine globale che leghi il potere alle regole e che affronti atti revisionisti come la guerra di aggressione della Russia. Questo sforzo richiederà pragmatismo e un certo grado di umiltà.” Vien da chiedersi chi e quando non è riuscito a essere abbastanza umile dal momento che certo Scholz non si può riferire qui alla Cina, ma nemmeno all’Arabia Saudita, alla Turchia, … Chissà se si può ipotizzare che la politica dei Maidan non sia contemplata tra le mancate prove di umiltà.
Il documento termina tornando al tema della sicurezza. La Germania e i suoi partner nell’UE, gli Stati Uniti, il G-7 e la NATO sono i soggetti che devono “tornare indietro nella marea dell’aggressione e dell’imperialismo “ e “questo significa fare ogni sforzo per costruire nuove partnership, pragmaticamente e senza paraocchi ideologici. Nel mondo di oggi, densamente interconnesso, l’obiettivo di promuovere la pace, la prosperità e la libertà umana richiede una mentalità diversa e strumenti diversi. Lo sviluppo di quella mentalità e di quegli strumenti è in definitiva lo Zeitenwende.”
Chiudiamo questo riassunto dell’intervento di Olaf Scholz con il titolo del commento di Giulia Belardelli su huffingtonpost.it “La Zeitenwende di Scholz. Ambizioso e autoindulgente, il cancelliere è ancora in cerca di un posto nel mondo”. ((https://www.huffingtonpost.it/esteri/2022/12/05/news/la_zeitenwende_di_scholz_ambizioso_e_autoindulgente_il_cancelliere_e_ancora_in_cerca_di_un_posto_nel_mondo-10839159/)).
Un titolo che ci sta tutto, anche se la portata reale delle problematiche -e cioè la crisi profonda degli assetti che è crisi di una fase della globalizzazione- dovrebbe in realtà giustificare grandi ambizioni, mentre l’autoindulgenza ci pare consista nella debolezza comune della politica che dopo essersi crogiolata nel concetto di governance si ritrova a dover fare i conti con la realtà delle potenze e dei poteri.
A difesa del cancelliere tedesco si può notare che forse oggi viene a mancare anche quella approssimazione a un processo collettivo reale che è stato il processo di integrazione dei popoli europei e che attualmente appare sfatto in nazioni altrettanto revansciste del loro nemico russo. Non basterà certo la Bundeswher a colmare la lacuna che rimane aperta tra provincialismo tedesco e ambizione globale.
Dunque Scholz elude le questioni di fondo tramite la retorica del concetto di “punto di vista epocale” ma anche con quelle del benessere, dell’imperialismo russo, dell’isolazionismo Cinese, e forse delle tentazioni nord americane verso uno schieramento per blocchi. Così al centro della serie di ipotesi e interrogativi che il documento pone c’è naturalmente quanto il sistema occidentale a guida (ma anche connaturato con gli) USA possa far posto alla Germania, e come abbiamo visto il cancelliere tedesco approccia la questione a grande distanza e obliquamente.
Ma il problema ci sembra stia ancora altrove: in che misura è possibile una intenzione strategica all’altezza dei problemi che non si confronti con i meccanismi di fondo, almeno comprendendoli nel proprio orizzonte? Così alla fine c’è l’ultima domanda -davvero epocale, questa- che è come essere realistici se la realtà non è solo quella in cui i governanti stanno e agiscono? Ben oltre il punto di vista dei potenti, ci sono le vittime del sistema e c’è l’ambiente che viene spinto oltre l’equilibrio di rigenerazione.
La pretesa di riequilibrare gli assetti senza una visione che comprenda questi sterminati attori privi di parola e di diritti esigibili rende qualsiasi intenzione politica ambiziosa oltre misura, o –forse- semplicemente dannosa: non si costruiscono la pace con le armi, la democrazia senza i popoli, la compatibilità ambientale in un solo paese.
Giancarlo Scotoni
- Luigi Daniele, https://www.linkiesta.it/2022/12/olaf-scholz-germania-cancelliere-cina-guerra-fredda-zeitenwende/[↩]
- https://www.foreignaffairs.com/germany/olaf-scholz-global-zeitenwende-how-avoid-new-cold-war[↩]
- “Potremmo essere diventati tutti capitalisti (con la possibile eccezione della Corea del Nord e una piccola manciata di altri paesi), per parafrasare un’argomentazione dell’economista Branko Milanovic fatta qualche anno fa.”[↩]
- “Dal 2014 al 2020, la Germania è stata complessivamente la principale fonte di investimenti privati e assistenza governativa dell’Ucraina. E da quando è iniziata l’invasione della Russia, la Germania ha aumentato il suo sostegno finanziario e umanitario all’Ucraina e ha contribuito a coordinare la risposta internazionale mentre deteneva la presidenza del G-7. Vedi anche https://www.aljazeera.com/news/2022/12/9/infographic-who-provides-the-most-aid-to-ukraine”[↩]
- “Ciò di cui l’Ucraina ha più bisogno oggi sono i sistemi di artiglieria e di difesa aerea, ed è esattamente ciò che la Germania sta fornendo, in stretto coordinamento con i nostri alleati e partner. Il sostegno tedesco all’Ucraina include anche armi anticarro, trasporti truppe corazzati, cannoni e missili antiaerei e sistemi radar di controbatteria. Una nuova missione dell’UE offrirà addestramento per un massimo di 15.000 soldati ucraini, di cui fino a 5.000, un’intera brigata, in Germania.”[↩]
- si veda anche https://strumentipolitici.it/la-fornitura-di-armi-greche-allucraina-indebolisce-la-sicurezza-delle-isole-dellegeo/ dove però almeno per la Grecia i conti sembrano non tornare dal mometo che le armi fornite dal paese ellenico sono da sole più di cento.[↩]
- I velivoli a doppia capacità (Dual Capable Aircraft) possono essere armati con ordigni convenzionali o nucleari.[↩]
- …” un obiettivo per il quale sono personalmente impegnato. Ecco perché ho rilanciato il cosiddetto Processo di Berlino per i Balcani occidentali, che intende approfondire la cooperazione nella regione, avvicinando i suoi paesi ei loro cittadini e preparandoli all’integrazione nell’UE.”[↩]
- “. Le persone continueranno a venire in Europa e l’Europa ha bisogno di immigrati, quindi l’UE deve elaborare una strategia di immigrazione che sia pragmatica e in linea con i suoi valori. Ciò significa ridurre la migrazione irregolare e al tempo stesso rafforzare i percorsi legali verso l’Europa, in particolare per i lavoratori qualificati di cui i nostri mercati del lavoro hanno bisogno.”[↩]