Il completamento degli scrutini relativi al voto per il nuovo Parlamento europeo permette di tracciare un panorama più preciso dei risultati ottenuti dai partiti della sinistra radicale presenti in quasi tutti i 27 paesi dell’Unione Europea. In questa categoria si sono incluse le formazioni che fanno parte del gruppo “The Left” (GUE-NGL) ma anche altri partiti che, per ragioni diverse, non vi aderiscono o di cui alcuni osservatori contestano l’appartenenza alla sinistra radicale. Categoria quest’ultima che comprende tutte quelle forze che si collocano a sinistra della socialdemocrazia. Un’area che non è mai riuscita, a differenza dei partiti socialdemocratici e dei verdi, a darsi delle solide strutture sovranazionali. L’eurogruppo, anche per effetto dei vincoli istituzionali (numero minimo di componenti e di paesi rappresentati) costituisce piuttosto un’eccezione. Le vicende degli ultimi anni, soprattutto la guerra in Ucraina, hanno determinato un’ulteriore frammentazione della sinistra radicale a livello europeo. L’esame dei risultati consente di provare a delineare un quadro più preciso delle diverse tendenze. I paesi non riportati sono quelli che, per quanto mi risulta, non avevano liste ascrivibile alla sinistra radicale.
Austria
Il Partito Comunista Austriaco (KPOe) ha ottenuto negli ultimi anni risultati significativi in diverse città austriache puntando soprattutto sulle questioni socio-economiche ed in particolare il problema della carenza di case a prezzi sostenibili. Il voto di Graz, Salisburgo e altri centri si è solo in parte riversato sul partito nella consultazione europea. Il KPOe ha ottenuto 104.245 voti pari al 2,96%. Nel 2019 aveva ottenuto lo 0,80%. L’incremento significativo non è stato sufficiente per conquistare un seggio. Ora l’impegno del partito è rivolto verso le elezioni parlamentari che si svolgeranno nel prossimo autunno. La crescita dei comunisti è stata particolarmente importante a Vienna dove ha ottenuto il 4,7% con un aumento del 3,4%.
Belgio
Il Partito del Lavoro Belga (PTB), formazione che nasce originariamente nell’estrema sinistra maoista ma che ha poi messo in atto un profondo processo di rinnovamento, è uscito rafforzato dal voto ma meno di quanto i sondaggi facevano sperare. Ha ottenuto 366.285 voti e l’8,12% nella parte fiamminga e per la prima volta un seggio europeo andato ad un sindacalista nella fabbrica dell’Opel. Nel collegio elettorale vallone ha ottenuto 397.055 voti pari al 15,38% e ha confermato il seggio andato a Marc Botenga, europarlamentare uscente di origini italiane.
Nel collegio di lingua francese si è presentata anche la Sinistra Anticapitalista (trotskista della Quarta Internazionale-Inprecor) che ha ottenuto 50.578 voti pari all’1,96%.
Bulgaria
In Bulgaria la sinistra radicale rimane elettoralmente marginale. La coalizione “la Sinistra” (Levitsata) formata il 12 febbraio del 2023, presente per la prima volta, ha raccolto 10.230 voti, pari allo 0,51%.
Croazia
La principale formazione politica orientata a sinistra è Mozemo (Possiamo!) che ha raccolto 44.670 voti pari al 5,93% e ottenuto 1 seggio. Mozemo forte soprattutto nella capitale Zagabria ha aderito al partito verde europeo.
Inizialmente alleato a Mozemo per poi staccarsene il Fronte dei Lavoratori, aderente al Partito della Sinistra Europea, con la propria lista ha ottenuto 4.729 voti pari allo 0,63%, del tutto insufficienti per ottenere un seggio.
Cipro
Il Partito Progressista del Popolo Lavoratore (AKEL), il tradizionale partito comunista cipriota, ha ottenuto 79.163 voti pari al 21,49% e ha mantenuto 1 dei due seggi di cui disponeva. Rispetto al 2019 ha subito un calo significativo avendo ottenuto cinque anni fa il 26,98%. Il partito mantiene un insediamento di massa ma è uscito fortemente indebolito dall’esperienza di governo che ha coinciso con la crisi del debito sovrano in Europa.
Repubblica Ceca
Quello della Repubblica ceca è un dato interessante perché il Partito Comunista Boemo Moravo, che ha perso la rappresentanza parlamentare nelle ultime elezioni politiche, si è presentato con una coalizione dal nome Stacilo! (Basta!) dall’impronta populista ed euroscettica. Ha ottenuto 283.935 voti pari al 9,56% e ha conquistato due eletti. Confermata la leader del Partito Comunista ed europarlamentare uscente Katerina Konecna, mentre l’altro eletto è un indipendente di orientamento moderato. Nelle elezioni del 2019 il Partito Comunista, presentatosi con una propria lista, aveva conquistato il 6,94% dei voti e un seggio. Non è ancora chiaro dove si collocheranno i due eletti di Stacilo! nel nuovo parlamento europeo dato che il PC Boemo Moravo sembra per certi aspetti più vicino al movimento di Sahra Wagenknecht che alla Linke.
Danimarca
Il voto danese ha visto un notevole successo del Partito Socialista Popolare che è diventato il primo partito col 17,42% e 3 seggi (+1) all’europarlamento. Nato alla fine degli anni cinquanta da una scissione del Partito Comunista Danese, il Partito Socialista Popolare è diventato a tutti gli effetti il partito verde danese.
A rappresentare la sinistra radicale è invece l’Alleanza Rosso-Verde (Enhedslisten) che ha ottenuto 172.287 voti pari al 7,04%. Un dato migliore di quello del 2019 (aveva il 5,51%) ma che gli ha consentito solo di mantenere il seggio di cui disponeva.
Estonia
Il Partito della Sinistra Unita di Estonia, che aderisce al Partito della Sinistra Europea, non ha potuto presentare la propria candidata Jane Priimagi, non essendo riuscito a raccogliere i fondi necessari per depositare la candidatura. Non ha dato indicazioni di voto.
Finlandia
Ottimo risultato per la Alleanza di Sinistra che ha ottenuto 316.758 voti, pari al 17,32% e 3 seggi, due in più di quelli di cui disponeva nell’europarlamento uscente. Parte del successo è dovuto alla popolarità della capolista, ed ex ministra, Li Andersson. Il partito ha assunto una linea favorevole al sostegno militare all’Ucraina e il suo peso accresciuto nel gruppo di The Left potrebbe contribuire a spostarlo in direzione di una visione tendenzialmente “russofoba” e pro-Nato.
Il Partito Comunista Finlandese, che aderisce al Partito della Sinistra Europea, ha ottenuto 2.828 voti, pari allo 0,15%.
Francia
Il voto ha registrato la crescita della France Insoumise che ha raccolto 2.432.975 voti, pari al 9,87% e 9 seggi. La campagna elettorale è stata impostata da Melenchon soprattutto sulla questione palestinese. I dati indicano che La France Insoumise si è rafforzata soprattutto nelle zone urbane abitate da ceti popolari, molte delle quali erano tradizionalmente di insediamento comunista.
Il Partito Comunista Francese ha invece puntato soprattutto sulle questioni socio-economiche presentando molti lavoratori e militanti sindacali. Ha ottenuto il 2,36% corrispondente a 582.947 voti ed è rimasto lontano dalla soglia del 5%. Nel 2019 aveva ottenuto il 2,49%.
Si è presentato a queste elezioni anche il Partito Animalista, i cui corrispondenti partiti olandese e tedesco aderiscono a The Left, che ha raccolto 494.356 voti, pari al 2,01%.
Erano presenti anche tre liste trotskiste contrapposte. Lutte Ouvriere ha ottenuto 121.200 voti pari allo 0,49%. Il Nuovo Partito Anticapitalista – Rvioluzionari, scissione dell’NPA (l’altra fazione ha dato indicazione di voto per La France Insoumise dopo il fallimento del tentativo di costituire un’alleanza formale) ha ottenuto 37.620 voti pari allo 0,15%. Infine si è presentato il Partito dei Lavoratori (PT), che appartiene alla storica corrente “lambertista”, dalla quale proviene anche Melenchon. Ha ottenuto 4.405 voti pari allo 0,02%. L’altra fazione lambertista, il Partito Operaio Indipendente, è alleato della France Insoumise, nelle cui file ha eletto un parlamentare nazionale.
Germania
La principale formazione di sinistra radicale emersa dal voto (anche se la collocazione in quest’ambito è contestata e probabilmente non condivisa nemmeno dai suoi promotori) è l’Alleanza di Sahra Wagenknecht che ha ottenuto 2.453.652 voti, pari al 6,17% e ha conquistato 6 seggi che probabilmente non aderiranno a The Left. Il partito aveva annunciato la possibilità di formare un nuovo gruppo all’europarlamento. L’Alleanza sembra destinata a crescere significativamente nei lander dell’ex Germania est. I sondaggi per le elezioni che si terranno il 1° settembre prossimo in Turingia (dove governa una coalizione di sinistra guidata dalla Linke) attribuiscono alla BSW il 21%, subito dietro all’AfD e alla CDU. La definizione di partito “rosso-bruno” per questa Alleanza sembra piuttosto superficiale anche se su diversi temi ha assunto un profilo conservatore in contrasto con le politiche più identitarie e arcobaleno della Linke. Particolarmente contestata è la sua posizione sulla questione migranti anche se sembra difficile liquidarla come tendenzialmente “razzista”, dato che almeno 6 dei suoi dieci parlamentari sono di origine non tedesca.
La Linke ha ottenuto 1.091.268 voti pari al 2,74%, un forte calo che le ha consentito comunque di ottenere 3 seggi dato che nelle elezioni europee non vige la soglia del 5%. Le prospettive del partito, considerato il forte calo subito all’est dove aveva le su tradizionali roccaforti, sono tutt’altro che positive.
La lista animalista ha ottenuto 570.498 voti pari all’1,43% e un seggio. Dovrebbe aderire a The Left. Nel precedente europarlamento l’eletto degli animalisti era stato escluso dopo che erano emerse le sue precedenti simpatie per gruppi neonazisti.
MERA 25, la formazione promossa da Varoufakis ha ottenuto 118.616 voti pari allo 0,30%, il Partito Comunista Tedesco ha raccolto 14.945 voti pari allo 0,04%, il Partito Marxista-Leninista Tedesco (maoista) 13.553 voti pari allo 0,03% e il Partito dell’Eguaglianza Socialista (trotskista della tendenza guidata da David North) 5.923 voti pari allo 0,01%.
Grecia
La crisi di Syriza ha portato ad una ulteriore frammentazione della sinistra greca. La Coalizione della Sinistra Radicale, che col nuovo leader Stefanos Kasselakis si è spostata al centro, ha ottenuto 593.133 voti pari al 14,92% e 4 seggi, confermandosi il primo partito dell’opposizione.
Il Partito Comunista Greco (KKE) è cresciuto ottenendo 367.796 voti, pari al 9,25% e confermando i suoi 2 seggi che a Bruxelles non aderiscono ad alcun gruppo.
Rotta per la Libertà, il partito fondato da Zoe Kostantopoulou fuoriuscita da Syriza e con posizioni piuttosto oscillanti con ampie concessioni al complottismo no vax e al nazionalismo xenofobo, è l’unico che riesce ad eleggere ottenendo 135.310 voti pari al 3,40%.
MERA25 di Varoufakis si ferma a 101.127 voti pari al 2,54% e subito dietro si colloca Nuova Sinistra, sorta dalla fuoriuscita da Syriza delle tendenze di sinistra, con 97.554 voti pari al 2,45%.
Si sono presentati anche diversi gruppi dell’estrema sinistra: Antarsya raccoglie 20.603 voti pari allo 0,52%, il Partito Comunista Marxista-Leninista Greco (maoista) ottiene 6.836 voti, pari allo 0,17%, l’Organizzazione dei Comunisti Internazionalisti di Grecia (trotskisti) 1.973 voti pari allo 0,05%, l’Organizzazione per la ricostruzione del KKE ottiene 1.615 voti pari allo 0,04%.
Irlanda
Il Sinn Fein, che sembrava destinato a diventare di gran lunga il primo partito irlandese, ha subito invece un brusco ridimensionamento dal voto europeo e locale. Ha certamente pesato l’emergere di una tendenza anti-migranti che in generale in Irlanda non aveva mai avuto seguito. Il Sinn Fein ha ottenuto 194.403 voti corrispondenti all’11,14% e ha conquistato 2 seggi, 1 in più, ma con un calo dello 0,56% rispetto al 2019.
Gli Independents 4 change che avevano due europarlamentari particolarmente combattivi hanno ottenuto 79.658 voti pari al 4,58% (- 2,82%) e sono rimasti esclusi da Bruxelles.
La coalizione di due formazioni trotskiste People Before Profit e Solidarity ha raccolto 31.802 voti, pari all’1,82% anch’essa in calo (-0,48%).
Italia
Il voto europeo ha premiato l’Alleanza Verdi e Sinistra con 1.584.885 voti pari al 6,78%. Sul voto hanno inciso certamente la candidatura di Ilaria Salis (appartenente all’area anarchica dei centri sociali, da cui si sarebbe allontanata secondo il padre, e che si è presentata come genericamente antifascista) e di Mimmo Lucano. Non sono ancora scattate le opzioni di Salis e Lucano eletti in più collegi, ma si prevede che alla fine gli eletti si collocheranno 4 nel gruppo verde e 2 nel gruppo “The Left”.
La Lista Pace Terra Dignità che ha cercato di convogliare il diffuso sentimento pacifista ha ottenuto 516.823 voti pari al 2.21%. Un risultato inferiore alle aspettative ma superiore a quello ottenuto in precedenza da altre liste che occupavano lo spazio della sinistra autonoma dal PD.
Lussemburgo
La lista “La Sinistra” ha ottenuto 43.701 voti, pari al 3,15% in calo rispetto al 2019 e lontano dalla possibilità di eleggere. Il Partito Comunista del Lussemburgo ha ottenuto 13.368 voti pari allo 0,97%.
Paesi Bassi
Il Partito animalista, che aderisce a The Left, è riuscito ad eleggere un europarlamentare con 281.462 voti pari al 4,52% e si consolida nel sistema politico olandese. Il Partito Socialista invece si ferma a 136.794 voti pari al 2,20 e non inverte la tendenza al declino elettorale in atto da tempo.
Polonia
La principale formazione elettorale della sinistra radicale Lewica Razem ha partecipato alla coalizione con altre formazioni socialdemocratiche e ha ottenuto 140.190 voti pari all’1,19%. Non ha conquistato seggi. Dopo l’inizio della guerra in Ucraina ha interrotto i rapporti con il movimento sovranazionale di Varoufakis (DIEM25) ritenendolo non abbastanza pro-Kiev.
Portogallo
Contrariamente ai sondaggi la sinistra radicale portoghese è riuscita a salvare due seggi all’europarlamento. Il Bloco de Esquerda ha ottenuto 168.036 voti pari al 4,26%, ma ha dimezzato i voti rispetto al 2019. Conserva 1 dei 2 seggi che aveva. In calo anche il Partito Comunista Portoghese che comunque recupera rispetto alle politiche ottenendo 162.740 voti, pari al 4,12% e mantiene 1 seggio. Il Movimento Alternativo Socialista (trotskista) ha raccolto 5.056 voti, pari allo 0,13%.
Romania
L’unica lista della sinistra radicale presente era l’Alleanza Romania Socialista formata dal Partito Socialista (che aderisce al Partito della Sinistra Europea) e dal Partito Socialdemocratico. Il risultato si è fermato a 37.119 voti pari allo 0,42%.
Slovacchia
Le due liste contrapposte all’estrema sinistra dello scacchiere slovacco hanno ottenuto risultati del tutto marginali. Il Partito Comunista Slovacco ha raccolto 2.232 voti, pari allo 0,15%, e il partito Socialisti.sk 1.800 voti pari allo 0,12%. Gran parte dell’elettorato tradizionale di sinistra si rivolge a Smer, il partito di Robert Fico.
Slovenia
Il partito “La Sinistra”, che aderisce alla Sinistra Europea e fa parte dell’attuale coalizione di governo, ha raccolto 31.733 voti, pari al 4,75%, insufficienti per eleggere un europarlamentare e in calo rispetto al 6,43% di cinque anni fa.
Spagna
La sinistra radicale spagnola si è presentata divisa a questo appuntamento elettorale e ha ottenuto risultati decisamente negativi.
La coalizione formata da partiti di centro-sinistra e sinistra presenti a livello subspagnolo ha ottenuto 856.500 pari al 4,91%. Tra i componenti vi è la sinistra basca di Bildu che aderisce al gruppo The Left e ha ottenuto 1 seggio. Nel precedente europarlamento era stato diviso a staffetta con il BNG galiziano che aderisce invece al gruppo verde.
La coalizione Sumar di Yolanda Diaz ha subito una pesante sconfitta con 811.545 voti pari al 4,66%. I tre seggi ripartiti sono suddivisi tra la capolista che aderirà a The Left e due formazioni nazionaliste moderate, catalani e valenziani, che entreranno invece nei verdi. È rimasto escluso il quarto candidato, l’europarlamentare uscente di Izquierda Unida, Manu Pineda. Un dato che ha fortemente inasprito i rapporti interni a Sumar, dalla cui leadership si è dimessa Yolanda Diaz.
Podemos ha svolto una campagna elettorale dall’impronta pacifista e questo le ha consentito di recuperare voti. Ne ha ottenuti 571.902 pari al 3,28% ed è riuscito ad ottenere due seggi, confermandosi un soggetto importante nel quadro complessivo della sinistra radicale spagnola.
Fra le liste minori dell’estrema sinistra si segnalano: il Fronte Operaio 66.242 voti pari allo 0,38%, il Partito Comunista dei Lavoratori di Spagna 15.176 voti pari allo 0,09%, il Partito Comunista dei Popoli di Spagna 11.718 voti, pari allo 0,07%, la Corrente Rivoluzionaria dei Lavoratori 5.527 voti pari allo 0,03%.
Svezia
Il Partito di Sinistra ha ottenuto un ottimo risultato che gli ha consentito di eleggere un secondo europdeputato. Ha raccolto 464.166 voti, pari all’11.06%. Sulla guerra in Ucraina ha posizioni simili all’Alleanza di Sinistra finlandese.
Si è presentato separatamente il Partito Comunista di Svezia che ha ottenuto 1.629 voti, pari allo 0,04%.
Franco Ferrari
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[…] I risultati dei partiti della sinistra radicale nell’Europa dei 27, di Franco Ferrari. Una panoramica “dei risultati ottenuti dai partiti della sinistra radicale presenti in quasi tutti i 27 paesi dell’Unione Europea. In questa categoria si sono incluse le formazioni che fanno parte del gruppo “The Left” (GUE-NGL) ma anche altri partiti che, per ragioni diverse, non vi aderiscono o di cui alcuni osservatori contestano l’appartenenza alla sinistra radicale. Categoria quest’ultima che comprende tutte quelle forze che si collocano a sinistra della socialdemocrazia. Un’area che non è mai riuscita, a differenza dei partiti socialdemocratici e dei verdi, a darsi delle solide strutture sovranazionali. L’eurogruppo, anche per effetto dei vincoli istituzionali (numero minimo di componenti e di paesi rappresentati) costituisce piuttosto un’eccezione. Le vicende degli ultimi anni, soprattutto la guerra in Ucraina, hanno determinato un’ulteriore frammentazione della sinistra radicale a livello europeo. L’esame dei risultati consente di provare a delineare un quadro più preciso delle diverse tendenze.” […]
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