La Heritage Foundation con il Progetto 2025, un manifesto nazionalista autoritario cristiano, e una rete di attivisti di estrema destra ben finanziata si stanno preparando per il ritorno dell’ex presidente Donald J. Trump alla Casa Bianca. Il documento dimostra che gli alleati di Trump hanno un piano per le cose che ritengono sia necessario fare per promuovere nazionalismo economico, isolazionismo in politica estera, ostilità all’immigrazione e neutralizzare il “deep State”, lo “Stato profondo” e reindirizzare lo “Stato amministrativo” – la costellazione di agenzie, istituzioni e procedure che il Congresso ha creato per aiutare il presidente ad attuare le leggi che approva -, proponendo di riorganizzare l’esecutivo con dettaglio tecnocratico, dipartimento per dipartimento, agenzia per agenzia, ufficio per ufficio, e “ponendo fine al governo woke usato come un’arma” contro i conservatori e per imporre l’agenda liberal progressista nella società.
Alla Convention Repubblicana di Milwaukee è stata presentata la piattaforma scritta del partito che dà un’idea di come sarebbero i prossimi quattro anni sotto Trump. Si tratta di un documento alquanto vago di sole 16 pagine, pieno di bizzarre scelte di uso delle lettere maiuscole apparentemente per imitare lo stile di pubblicazione sui social media di Donald Trump. Sulla politica estera, ad esempio, la piattaforma annuncia che “i repubblicani rafforzeranno le capacità economiche, militari e diplomatiche per proteggere lo stile di vita americano dalle influenze maligne dei paesi che si oppongono a noi in tutto il mondo”.
Eppure, allo stesso tempo, il documento è abbastanza chiaro: spiega il quadro generale delle aspirazioni che i repubblicani cercherebbero effettivamente di realizzare una volta al potere. Per quanto riguarda l’immigrazione, si richiede il “più grande programma di deportazione nella storia americana”. Per il commercio internazionale propone una tariffa generalizzata su tutti i beni fabbricati all’estero, scagliandosi contro gli “accordi commerciali sleali” e contro i politici che “hanno venduto i nostri posti di lavoro e i nostri mezzi di sussistenza ai migliori offerenti all’estero”. Sulla democrazia, si chiede di punire “coloro che hanno abusato del potere del governo per perseguire ingiustamente i propri oppositori politici” – una minaccia appena velata di aprire un’indagine penale sia sul presidente Joe Biden che sui pubblici ministeri che hanno incriminato Trump. I redattori hanno abbandonato l’impegno di lunga data del partito di tagliare i “diritti” e ora affermano che i repubblicani “non taglieranno un centesimo” dalla previdenza sociale o dal Medicare. La piattaforma inoltre non menziona la riduzione del debito nazionale, optando invece per un linguaggio vago sul taglio delle “spese dispendiose”. Sostiene una politica industriale volta a rendere gli Stati Uniti la “superpotenza manifatturiera”. E c’è un nuovo impegno per “ricostruire le nostre città e ripristinare la legge e l’ordine”.
La piattaforma, in breve, ratifica il trumpismo: trasforma i capisaldi della sua retorica pubblica nella politica del Partito Repubblicano ufficialmente sanzionata. I leader del partito (anche gli ex rivali sconfitti, come Nikki Haley, Ron Desantis e Vivek Ramaswamy), i donatori miliardari (come Elon Musk e Peter Thiel) e i media di destra hanno abbracciato senza riserve Donald Trump, ormai un martire santificato. Da questo punto di vista, emblematica del rimodellamento del Partito Repubblicano negli ultimi dieci anni è la figura del 39enne JD Vance, passato dall’essere un duro critico dell’ex presidente e un “never Trumper” a candidato alla sua vicepresidenza1. La nuova piattaforma riflette la sua formula politica: moderata, almeno retoricamente, sull’aborto (non menziona alcun divieto nazionale di aborto, ma solo l’opposizione all’”aborto tardivo”, mentre le leggi sull’aborto dovrebbero essere lasciate ai singoli Stati); durissima sull’immigrazione (deportazioni e detenzioni di massa); e contro la tradizione repubblicana di un “più piccolo governo federale” (con l’idea di sventrare lo “stato amministrativo” dall’interno, estromettendo i dipendenti federali che ritengono ostacolino l’agenda del presidente e sostituendoli con funzionari che la pensano allo stesso modo). I liberi mercati e la libertà individuale sono fuori moda; il “conservatorismo nazionale” è il nuovo trend.
La sinteticità del documento fa sì che non sia sempre chiaro come questa visione debba essere tradotta in azione. Ed è qui che entra in gioco il Project 2025. Mandate for leadership: the conservative promise della Heritage Foundation (aprile 2023), una lista dei desideri per un secondo mandato di Trump che segue una tradizione consolidata di Washington, realizzato in partnership con oltre 100 organizzazioni politico-culturali della destra conservatrice. Gruppi conservatori hanno contribuito a definire le presidenze repubblicane in passato: lo staff della Heritage Foundation ha guidato l’amministrazione di Ronald Reagan2, l’American Enterprise Institute quella di George W. Bush. Il piano delinea una strategia complessiva che prende la forma di un documento politico di 920 pagine (che per questo probabilmente pochissimi hanno letto) che dà sostanza alla piattaforma: descrive in dettaglio una serie di proposte su come prendere i vaghi principi trumpiani della Convenzione Repubblicana e trasformarli in una politica reale e concreta e “istituzionalizzare il trumpismo”. E la portata di questa impresa, che è costata 22 milioni di dollari, è più grande di qualsiasi altra impresa tentata in precedenza da Heritage. L’organizzazione ha assunto la società tecnologica Oracle per costruire un database protetto in cui ospitare i file del personale di circa ventimila potenziali dipendenti amministrativi per una nuova amministrazione conservatrice. Kevin Roberts, l’attuale presidente di Heritage, ha anche chiesto la partecipazione di più di un centinaio di gruppi conservatori, nonché di figure di spicco del mondo conservatore alleate di Trump (Russ Vought, Peter Navarro, Gene Hamilton, Rick Dearborn, Corrigan, Stephen Miller e Saurabh Sharma3). Roberts, in un’intervista con il podcast War Room di Steve Bannon ha affermato che la “seconda rivoluzione americana” guidata dai conservatori sarà incruenta “se la sinistra lo permetterà” – interpretato da molti democratici come una minaccia implicita di violenza politica. Una “rivoluzione conservatrice” che potrebbe diventare realtà se, oltre all’elezione di Trump alla presidenza, i Repubblicani otterranno la maggioranza dei seggi al Senato e manterranno il controllo della Camera, raggiungendo la tripletta di potere a Washington. In quel caso, i Repubblicani avranno effettivamente il controllo della maggioranza su tutti e tre i rami del governo, con anche la Corte Suprema, sempre più partigiana, dominata da una schiacciante maggioranza di nominati di destra.
“Uno dei motivi principali per cui il Progetto 2025 è così importante è perché la *effettiva* campagna di Trump non ha praticamente alcun apparato politico e la ‘piattaforma’ è costituita solo dai post di Trump Truth Social, messi insieme”, come ha scritto su X Chris Hayes, conduttore di MSNBC. Russ Vought, l’influente autore di un capitolo del Progetto 2025 sul personale del ramo esecutivo, è stato anche direttore delle politiche nel comitato che ha redatto la piattaforma 2024 del Comitato Nazionale Repubblicano. Quindi, anche se potrebbe essere difficile distinguere un’agenda dalla stessa piattaforma della Convenzione Nazionale Repubblicana, dietro le quinte c’è un piano politico profondo e ben sviluppato. È molto più articolato di qualsiasi cosa Trump abbia portato nello Studio Ovale nel 2016 (quando entrò in carica senza un piano chiaro e senza una reale capacità di governare), e questa volta c’è una squadra pronta ad implementarlo. Scrive Vought: “La grande sfida che un presidente conservatore deve affrontare è la necessità esistenziale di un uso aggressivo dei vasti poteri del ramo esecutivo per restituire il potere – compreso quello attualmente detenuto dal ramo esecutivo – al popolo americano”. Per fare ciò, è necessario dare a una seconda amministrazione Trump un potere quasi incontrollato sull’apparato attraverso il quale opera lo Stato amministrativo: le istituzioni, le procedure, le risorse e il personale.
Il Progetto 2025 è sincero riguardo al suo obiettivo finale: riprogrammare lo Stato amministrativo degli Stati Uniti per supportare e sostenere il governo arciconservatore per i decenni a venire. Le caratteristiche distintive di questo regime includerebbero una burocrazia molto più politicizzata, l’immunità contro una significativa supervisione pubblica o del Congresso, l’impiego abusivo delle capacità di controllo delle agenzie come strumento di punizione politica e la manipolazione aggressiva dell’attuazione del programma federale a immagine del nazionalismo cristiano4, del suprematismo bianco e della disuguaglianza economica. Questo è il vero significato del Progetto 2025: cerca di corrompere lo Stato amministrativo trasformandolo da base dinamica del potere democratico in una feroce arma di conservatorismo politico, sociale, religioso ed economico.
Nelle due ultime settimane, la campagna di Trump ha cercato di prendere le distanze dagli aspetti più radicali del Progetto 2025 che includono la sostituzione dei dipendenti pubblici con lealisti di Trump, l’eliminazione del Dipartimento dell’istruzione5, la messa del Dipartimento di giustizia sotto il controllo del presidente, tagli fiscali radicali sulle società e sul reddito, la criminalizzazione della pornografia6 e il divieto della pillola abortiva (in particolare, ritirare dal mercato la pillola abortiva mifepristone e rendere illegale la spedizione di pillole abortive oltre i confini statali). Il progetto sostiene inoltre una radicale eliminazione delle normative ambientali (con lo smantellamento delle protezioni contro il cambiamento climatico7) e un giro di vite sui programmi volti a promuovere la diversità sul posto di lavoro, che secondo il progetto sono ampiamente illegali e promuovono un “sentimento anti-bianco” negli Stati Uniti.
Non ci sono vantaggi – solo prezzi politici da pagare – nel sostenere così tante misure specifiche controverse ed estreme che potrebbero affondare la sua candidatura elettorale8. I sostenitori di Trump sanno già cosa rappresenta, in senso generale. Trump sembra essere d’accordo con molte proposte (come darsi il potere di espandere radicalmente il numero di incarichi politici nel governo ed eliminare il Dipartimento dell’Istruzione), ma non con tutte (come imporre restrizioni sulle pillole abortive). E c’è la questione più delicata dell’ego dell’ex presidente che non vuole essere visto come qualcuno che segue la guida di qualche altro essere umano. Come ha notato il Wall Street Journal, “Trump è abituato a mettere da parte i piani migliori”. Il 5 luglio, Trump ha scritto su Truth Social: “Non so nulla del Progetto 2025. Non ho idea di chi ci sia dietro. Non sono d’accordo con alcune delle cose che dicono e alcune delle cose che dicono sono assolutamente ridicole e abissali”. Ha detto che ha augurato loro buona fortuna. Nonostante Trump affermi di non avere niente a che fare con il Progetto 2025, la sua cerchia di consiglieri/alleati e il personale della campagna hanno contribuito al progetto, tra cui Karoline Leavitt, addetta stampa nazionale della sua campagna. Il Progetto 2025 non è la piattaforma ufficiale di Trump, così come non lo è la piattaforma del Comitato Nazionale Repubblicano presentata alla Convention di Milawaukee: l’agenda della sua campagna si chiama Agenda47 ed è dettagliata sul sito web della sua campagna, ma si sovrappone a molte idee contenute negli altri due documenti. Ma certamente il Progetto 2025 ci dice cosa farebbero le persone che Trump nominerebbe nel suo governo.
Per implementare il Progetto 2025, se vincesse, Trump intraprenderebbe alcune azioni immediate. Ad esempio, Christopher Wray, il direttore dell’FBI (un’agenzia considerata un pezzo significativo del “deep State” e che il Progetto 2025 definisce “un’organizzazione gonfia, arrogante e sempre più illegale“), sarebbe subito licenziato. Anche se Trump ha nominato Wray per l’incarico, l’estrema destra ha incolpato Wray per il ruolo dell’agenzia nell’arrestare le persone coinvolte nell’insurrezione del 6 gennaio 20219. Senza di lui, l’amministrazione potrebbe utilizzare l’agenzia per prendere di mira i suoi oppositori politici.
Il capitolo sul Dipartimento di Giustizia (DOJ) propone di rivedere l’agenzia per eliminare la sua lunga tradizione di indipendenza politica dalla Casa Bianca. In teoria, questa indipendenza deriva dall’idea che il compito del capo del DOJ, il procuratore generale, sia quello di rappresentare il governo degli Stati Uniti e non il presidente. Sono stati utilizzati meccanismi istituzionali per garantire l’indipendenza dell’agenzia e per tutelarsi sia dalla percezione che dalla realtà dei conflitti di interessi, incluso, in particolare, l’uso di un procuratore speciale per indagare e perseguire il presidente o alcuni funzionari dell’amministrazione. Come dimostrato durante il primo mandato Trump, però, l’effettiva indipendenza di un procuratore speciale può essere limitata. Il Progetto 2025 cercherebbe di degradare ulteriormente l’indipendenza del DOJ iniettando un maggiore controllo presidenziale (un’idea controversa conosciuta come “teoria dell’esecutivo unitario“) sulle questioni relative alla strategia del contenzioso, sollevando persino lo spettro inquietante del presidente che prende di mira i nemici politici con azioni coercitive.
Gli ex consiglieri economici di Trump, Robert Lighthizer e Peter Navarro, vogliono che Trump imponga dazi fino al 10% sulle importazioni estere. Le tariffe farebbero parte di uno sforzo per trasformare l’America nella “superpotenza manifatturiera del mondo”, secondo la piattaforma repubblicana. Trump aveva fatto promesse simili nel 2016, rivolgendosi chiaramente ai centri industriali del Paese, ma i risultati durante la sua prima amministrazione non furono ottimali. Sarà piuttosto difficile trasformare gli Stati Uniti in una superpotenza manifatturiera, dato che i servizi – dall’assistenza sanitaria, ai tagli di capelli alle vacanze – piuttosto che la produzione di beni costituiscono più dell’85% dell’economia, in termini di valore aggiunto. Inoltre, gli economisti di tutto lo spettro politico hanno previsto che una tale politica, che potrebbe innescare una guerra commerciale internazionale, aumentando drasticamente l’inflazione (e non diminuendola, come sostiene Trump10), combinata con radicali tagli fiscali11, sarebbe catastrofica per l’economia americana12 o quanto meno porterebbe ad una crescita economica più lenta, a prezzi più alti e a un debito nazionale più grande.
Anche chi è vicino a Trump si aspetta grandi proteste se vincesse a novembre. Il suo primo mandato si è concluso essenzialmente con grandi manifestazioni di protesta, dalla Marcia delle donne e manifestazioni contro il divieto di immigrazione per persone di religione musulmana al movimento di massa sceso in piazza dopo l’omicidio di George Floyd, nell’estate del 2020. Gli alleati di Trump stanno lavorando a piani per imporre un utilizzo esteso dell’Insurrection Act del 1807 che consentirebbe al Presidente di inviare truppe per fungere da forza di polizia nazionale. Invocare la legge consentirebbe a Trump di arrestare i manifestanti. Trump è andato vicino a farlo negli ultimi mesi del suo mandato, in risposta alle proteste di Black Lives Matter, ma è stato bloccato dal suo segretario alla Difesa e dal presidente dei capi di stato maggiore congiunti.
I repubblicani stanno discutendo sulle tattiche da utilizzare per arrivare a nominare figure apicali senza la conferma del Senato. Il Progetto 2025 propone di nominare i migliori e più fedeli alleati in ruoli amministrativi ad interim, come è stato fatto durante l’amministrazione Trump per aggirare il processo di conferma del Senato. Il Programma F, l’ordine esecutivo di Trump dell’ottobre 2020, che ha consentito l’epurazione dei dipendenti pubblici di carriera, è stato annullato dall’amministrazione Biden, ma sarebbe ripristinato da Trump. Gli esperti sostengono che il Programma F creerebbe il caos nel servizio civile, che è stato revisionato durante l’amministrazione del presidente Jimmy Carter nel tentativo di garantire una forza lavoro professionale e porre fine ai pregiudizi politici risalenti al clientelismo del XIX secolo. Allo stato attuale, solo 4.000 membri della forza lavoro federale sono considerati incaricati politici che in genere cambiano con ogni amministrazione. Ma il Programma F potrebbe mettere a rischio decine di migliaia di posti di lavoro professionali. I presidenti in genere intraprendono l’azione più decisiva nei primi cento giorni. Il piano per Trump è di mettere tutto in moto entro poche ore dall’insediamento13. Questo era ciò che evidentemente intendeva Trump quando, all’inizio di quest’anno, aveva detto al conduttore televisivo Sean Hannity che non sarebbe stato un dittatore, “tranne che per il primo giorno”.
I diritti dei lavoratori e il Progetto 2025
Nel capitolo di 35 pagine dedicato al “Dipartimento del lavoro e agenzie correlate” viene delineato un piano per smantellare completamente più di un secolo di conquiste dei lavoratori nella lotta sia per la dignità che per la semplice sopravvivenza sul posto di lavoro14. La frase di apertura di quel capitolo è un attacco alle misure federali per ridurre la discriminazione sul lavoro basata sulla razza o sul sesso. Comincia la sua lista di “riforme necessarie” con un appello a “invertire la rivoluzione della Diversità, Equità e Inclusione (DEI) nella politica del lavoro”, quella che il Progetto 2015 chiama l’agenda “woke“. “Sotto le amministrazioni Obama e Biden”, si spiega, “la politica del lavoro era ancora un altro obiettivo della rivoluzione della DEI” in base alla quale “ogni aspetto della politica del lavoro è diventato un veicolo con cui promuovere razza, sesso e altre classificazioni e discriminazioni contro i punti di vista conservatori e religiosi su questi argomenti e altri, comprese le opinioni a favore della vita”. Ci si potrebbe chiedere cosa significhi avanzare “classificazioni” o perché questo sia addirittura un problema. Questa domanda viene affrontata nella seconda riforma “necessaria”, un appello a “Eliminare le classificazioni razziali e le formazioni critiche sulla teoria della razza”. Questi due obiettivi di eliminazione sembrerebbero avere un peso molto diverso. Dopotutto, la “Teoria Critica della Razza”, o CRT, è un codice di destra per l’idea che esistano barriere strutturali che impediscono agli afroamericani e ad altre persone di colore di godere dei pieni diritti di cittadini o residenti. Non è chiaro se tali “formazioni” avvengano anche presso il Dipartimento del Lavoro, sotto la CRT o qualsiasi altra etichetta, quindi la loro “eliminazione” avrebbe, di fatto, un impatto minimo sui lavoratori.
D’altro canto, l’eliminazione delle “classificazioni razziali” avrebbe conseguenze per molti lavoratori. “L’amministrazione Biden”, si lamenta l’estensore del testo, “ha spinto l’equità razziale in ogni area della nostra vita nazionale, compresa l’occupazione, e ha condonato l’uso di classificazioni e preferenze razziali sotto il pretesto del DEI e della teoria critica della razza, che classifica gli individui come oppressori e vittime in base alla razza”. Evidentemente, chi scrive prova orrore per la promozione dell’equità razziale nell’occupazione. La caratterizzazione della CRT è, infatti, l’opposto di ciò che la teoria critica della razza cerca di ottenere. Questo approccio teorico al problema del razzismo non classifica affatto gli individui, ma descrive invece strutture – come le pratiche di assunzione aziendali basate su reti di amicizia – che possono svantaggiare gruppi di persone di una particolare razza. In effetti, la CRT descrive sistemi autosufficienti che non necessitano di singoli oppressori per continuare a (mal)funzionare.
La soluzione al problema della discriminazione sul lavoro, secondo il Progetto 2025, è negare l’esistenza della razza (o del sesso, o dell’orientamento sessuale) come fattore nella vita delle persone negli Stati Uniti. È abbastanza semplice: se non c’è razza, allora non c’è discriminazione razziale. Problema risolto. E per garantire che rimanga risolto, il Progetto 2025 proibirebbe alla Commissione per le Pari Opportunità Economiche di raccogliere dati sull’occupazione in base alla razza. La semplice esistenza di tali “dati può quindi essere utilizzata per supportare un’accusa di discriminazione in base a una teoria dell’impatto disparata. Ciò potrebbe portare a quote razziali per porre rimedio alla presunta discriminazione razziale”. In altre parole, se non puoi dimostrare la discriminazione razziale sul lavoro (perché è stato vietato di raccogliere dati sull’argomento), allora non c’è discriminazione razziale a cui porre rimedio. Mettendo al bando tale raccolta di dati, un’amministrazione repubblicana guidata dal Progetto 2025 renderebbe quasi impossibile dimostrare l’esistenza di disparità razziali nell’assunzione, mantenimento, promozione o licenziamento dei dipendenti.
Esiste, tuttavia, un gruppo di persone che il Progetto 2025 proteggerebbe con forza dalla discriminazione: i datori di lavoro che, a causa dei loro “punti di vista conservatori e religiosi… comprese le opinioni pro-vita”, vogliono il diritto di discriminare le donne e le persone LGBTQ+. “Il Presidente dovrebbe chiarire tramite un ordine esecutivo che i datori di lavoro religiosi sono liberi di gestire le proprie attività secondo le proprie convinzioni religiose, nonostante le leggi generali sulla non discriminazione”. Naturalmente, il Congresso ha già chiarito che, ai sensi del Titolo VII del Religious Freedom Restoration Act del 1993, i datori di lavoro “religiosi” sono liberi di ignorare le leggi antidiscriminazione quando gli fa comodo.
Non contento di eliminare le protezioni contro la discriminazione, il Progetto 2025 cercherebbe anche di revocare i diritti garantiti dal Fair Labor Standards Act (FLSA), di cui i lavoratori hanno goduto per molti decenni. Approvato originariamente nel 1938, il FLSA “stabilisce standard relativi al salario minimo, alla retribuzione degli straordinari, alla tenuta dei registri e al lavoro minorile che riguardano i lavoratori a tempo pieno e part-time nel settore privato e nei governi federali, statali e locali“, secondo il Dipartimento del Lavoro. Forse perché il salario orario minimo federale è rimasto bloccato a 7,25 dollari per un decennio e mezzo, il Progetto 2025 non lancia un attacco al concetto stesso di tale salario. Tuttavia, si occupa della retribuzione degli straordinari (generalmente una volta e mezza per più di 40 ore di lavoro settimanali), proponendo che ai datori di lavoro sia consentito di effettuare una media del tempo lavorato su un periodo più lungo. Ciò sarebbe presumibilmente un vantaggio per i lavoratori, garantendo loro la “flessibilità” di lavorare meno di 40 ore una settimana e più di 40 quella successiva, senza che il datore di lavoro debba pagare un compenso per gli straordinari per quella seconda settimana. Ciò che un tale cambiamento in realtà farebbe, ovviamente, è dare al datore di lavoro il potere di richiedere lavoro straordinario durante un periodo di crisi riducendo al contempo le ore in altri momenti, evitando così di pagare gli straordinari spesso o del tutto15.
In ossequio al presunto spirito feroce di “indipendenza del lavoratore”, il Progetto 2025 vorrebbe anche vedere molti più lavoratori classificati non come dipendenti ma come appaltatori indipendenti (lavoratori autonomi). E cosa guadagnerebbero questi lavoratori da questa “indipendenza”? Bene, per cominciare, la libertà da quelle fastidiose norme sul salario minimo e sulla compensazione degli straordinari, per non parlare della perdita di tutele come l’assicurazione per l’invalidità. E sarebbero “liberi” di pagare l’intero conto (15,3% del loro reddito) per le tasse di previdenza sociale e Medicare, a differenza dei veri dipendenti, i cui datori di lavoro si fanno carico della metà del costo.
Anche i giovani acquisirebbero maggiore “indipendenza” grazie al Progetto 2025, almeno se ciò che vogliono fare è lavorare in lavori più pericolosi dove attualmente è loro vietato. “Alcuni giovani mostrano interesse per lavori intrinsecamente pericolosi. Le norme attuali vietano a molti giovani, anche se la loro famiglia gestisce l’impresa, di svolgere tali lavori. Ciò si traduce in una carenza di lavoratori in settori pericolosi e spesso scoraggia i giovani lavoratori altrimenti interessati dal provare il lavoro più pericoloso”. La parola chiave qui è “adulti”. In effetti, nessuna legge attualmente esclude gli adulti da lavori pericolosi in base all’età. Ciò di cui si sta parlando è consentire agli adolescenti di svolgere questo tipo di lavoro. Se c’è “carenza di lavoratori in settori pericolosi”, è perché gli adulti non vogliono correre rischi. La soluzione è rendere il lavoro meno pericoloso per tutti, non assumere bambini per farlo.
Gli Stati Uniti stanno vivendo una rinascita dell’organizzazione sindacale. Le aziende che a lungo pensavano di poter evitare la sindacalizzazione, da Amazon a Starbucks, sono ora oggetto di tali iniziative. Pertanto, non sorprende che il Progetto 2025 voglia ridurre il potere dei sindacati in diversi modi. Nel frattempo, presso la Corte Suprema trumpificata e dominata dalla destra, ci sono segnali che alcuni giudici siano interessati a trattare un caso portato da SpaceX di Elon Musk che potrebbe abolire il National Labour Relations Board (NLRB), l’entità federale che giudica la maggior parte delle controversie lavorative che coinvolgono il diritto federale. Senza l’NLRB, le tutele legali per i lavoratori, in particolare i lavoratori sindacalizzati o organizzati, perderebbero gran parte della loro efficacia.
Oltre la Heritage Foundation: la rete del Conservative Partnership Institute
Da quando Trump ha lasciato la presidenza nel gennaio 2021 è sorta a Washington una ben finanziata rete di circa due dozzine di organizzazioni, la maggior parte delle quali non-profit, chiamata Conservative Partnership Institute (CPI), che molti considerano la prossima amministrazione Trump in attesa (molti dei quali già funzionari tra il 2017 e il 2020). Il CPI è stato fondato nel maggio 2017 da Jim DeMint, un ex pubblicitario della Carolina del Sud che ha trascorso otto anni al Senato prima di dimettersi per guidare il think-tank conservatore Heritage Foundation tra il 2013 e il 201716. Il CPI ha raccolto quasi duecento milioni di dollari nel 2022 (da donatori come Tim Dunn, un petroliere miliardario del Texas)17. Ha proprietà immobiliari per un valore di circa cinquanta milioni di dollari a Washington e dintorni. Una villa di 2.200 acri nel Maryland orientale ospita corsi di formazione per personale del Congresso e attivisti conservatori. Quattro comitati di azione politica (PAC), raccoglitori di fondi, hanno affittato spazi negli uffici del CPI, e molti altri appartenenti a membri del Congresso pagano per utilizzare le strutture del CPI, come gli studi per le registrazioni di programmi televisivi in podcast. L’House Freedom Caucus, un gruppo di tre dozzine di legislatori repubblicani anti-istituzionalisti intransigenti, e lo Steering Committee, un gruppo simile al Senato, guidato da Mike Lee (Utah), tengono riunioni settimanali presso la sede del CPI. È il punto di riferimento per i conservatori MAGA che ritengono che “la sinistra”, ossia il Partito democratico, stia trascinando l’America verso un oscuro futuro di totalitarismo, elezioni caotiche e decadimento culturale18.
L’elenco del personale e degli affiliati al CPI include alcuni dei più ferventi sostenitori di Trump: l’ex capo dello staff di Trump Mark Meadows è un socio senior; Stephen Miller, il principale consigliere di Trump sull’immigrazione, gestisce un gruppo legale di interesse pubblico chiamato America First Legal che ha preso di mira principalmente le “woke corporations”, i distretti scolastici e l’amministrazione Biden19; Jeff Rey Clark, un ex avvocato del Dipartimento di Giustizia che rischia la radiazione dall’albo per aver tentato di ribaltare le elezioni del 2020, è membro del Center for Renewing America (un’organizzazione impegnata a promuovere il nazionalismo cristiano che ha generato proposte politiche come se l’amministrazione Trump non fosse mai finita) che è presieduto da Russ Vought, ex capo dell’Ufficio di gestione e bilancio sotto Trump, e uno dei principali candidati come capo dello staff della Casa Bianca per un secondo mandato. Si prevede che tutti loro ricopriranno ruoli di alto rango nel governo se Trump verrà eletto nuovamente20. Il CPI ha raccolto le persone considerate più talentuose nel campo conservatore e della destra.
Il CPI è diverso dalla Heritage Foundation, perché non è un think-tank, ma un incubatore e un centro di attivisti che finanzia altre organizzazioni, si coordina con i membri conservatori della Camera e del Senato e funziona come contrappeso alla leadership del Partito repubblicano. È un partito di conservatori all’interno del GOP. Il tentativo di contestare i risultati delle elezioni del 2020 e le proteste del 6 gennaio 2021 sono stati entrambi pianificati nella sede del CPI (al 300 di Independence Avenue).
Durante il suo mandato, Trump si è sempre lamentato della (supposta) slealtà dei funzionari governativi di carriera. Ha più volte minacciato di epurare il governo da chiunque considerasse sleale, nella convinzione che burocrati di carriera abbiano boicottato i suoi piani per il primo mandato dall’interno del governo21. Il CPI, che ha passato anni a collocare conservatori in cerca di lavoro negli uffici del Congresso, sta ora esaminando potenziali membri dello staff per un secondo mandato Trump. Uno dei suoi gruppi, l’American Accountability Foundation, ha indagato sui profili personali e sui post sui social media dei dipendenti federali per determinare chi potrebbe non essere fedele a Trump.
Alessandro Scassellati
- Nel 2016, Trump scelse l’allora governatore dell’Indiana Mike Pence come suo compagno di corsa. Pence era un conservatore più tradizionale, la cui presenza rassicurava le parti più religiose e conservatrici della base del partito che all’epoca erano scettiche nei confronti di Trump, un outsider politico. Ora, come suo vicepresidente, Trump ha scelto il 39enne JD Vance, un mini-sé stesso che offre carne rossa alla sua base MAGA, un clone e un erede apparente del suo movimento. Autore del bestseller Elegia americana (Hillbilly Elegy) nel 2016 sulle disfunzioni della sua famiglia bianca negli Appalachi e su come è arrivato alla Yale Law School, si è rapidamente trasformato da un sedicente “mai Trumper” a un lealista di Trump. Ora senatore dell’Ohio, Vance ha assunto per la prima volta una carica pubblica 18 mesi fa, quando ha vinto una corsa per il Senato dopo essere stato sostenuto con oltre 10 milioni di dollari dal magnate della tecnologia Peter Thiel. La scelta di JD Vance come vicepresidente probabilmente alimenterà lo slancio dei leader tecnologici della Silicon Valley frustrati dall’amministrazione Biden. Vance aveva precedentemente lavorato come venture capitalist e vissuto per diversi anni nella Bay Area di San Francisco prima di tornare in Ohio. In passato, Vance ha pubblicamente definito Trump “riprovevole” e un “idiota”, e ha detto che era una figura pericolosa, che stava “conducendo la classe operaia bianca in un luogo molto oscuro”. Ma Vance ha lavorato duramente per respingere queste critiche e ottenere l’appoggio di Trump nella sua corsa al Senato del 2022. Vance ha appoggiato il divieto di aborto, ha continuato a sostenere falsamente che Trump ha vinto le elezioni del 2020, ha affermato che gli Stati Uniti dovrebbero condurre “deportazioni su larga scala” e che il partito democratico sta cercando di “trasformare l’elettorato” in mezzo a un’”invasione di immigrati”, che secondo i Democratici costituisce un’approvazione della teoria del complotto nazionalista bianco della “Grande Sostituzione”. Si veda il mio libro sul Suprematismo bianco. Vance rappresenta per Trump anche qualcuno che probabilmente sarebbe un fedele secondo in comando se vincesse il ticket Trump-Vance. Sotto la pressione di Trump, Pence si è notoriamente rifiutato di interferire nella certificazione della vittoria di Biden alle elezioni del 2020, una mossa che ha reso Pence una persona non grata per molti repubblicani. Vance, invece, ha affermato che se fosse stato vicepresidente non avrebbe certificato i risultati e avrebbe chiesto ad alcuni Stati che hanno votato per Biden di inviare rappresentanti al Collegio elettorale nazionale per Trump, nonostante non vi siano state prove di frodi diffuse in quelle elezioni. Vance è anche un esperto comunicatore mediatico, quindi mentre Trump potrebbe essere l’ultimo candidato presidenziale ad aver bisogno di un vicepresidente che possa agire come un tradizionale “cane da attacco”, il senatore dell’Ohio può ricoprire il ruolo. Infine, Vance è stato uno dei principali oppositori degli aiuti statunitensi all’Ucraina, affermando che la difesa contro la Cina dovrebbe essere una priorità molto più grande, una posizione che lo allinea a Trump. In un’intervista sul podcast War Room di Steve Bannon all’inizio di quest’anno, ha detto: “Non mi interessa davvero cosa succede all’Ucraina in un modo o nell’altro”.[↩]
- La Heritage Foundation è stata fondata nel 1973 da Edwin Feulner, un politico repubblicano con un dottorato in scienze politiche. Sotto la sua direzione, il think tank è diventato il principale bastione della politica conservatrice del paese, con un budget annuale superiore a ottanta milioni di dollari. Ronald Reagan venne eletto nel 1981 potendo contare sul “Mandate for leadership”, il rapporto in venti volumi pubblicato dalla Heritage Foundation che conteneva una serie di proposte per ridurre le imposte federali sul reddito, aumentare la spesa per la difesa e ridurre la regolamentazione delle attività economiche (una versione paperback del rapporto divenne addirittura un best seller).[↩]
- Il direttore della Heritage, Paul Dans, è stato capo dello staff presso l’Ufficio per la gestione del personale mentre Trump era presidente. Delle 38 principali persone coinvolte nella stesura del Progetto 2025, 31 di loro sono state nominate per incarichi nell’amministrazione Trump o nel team di transizione – il che significa che l’81% dei creatori del documento ha ricoperto ruoli formali nella presidenza Trump.[↩]
- Il Progetto 2015 rifiuta la separazione costituzionale tra Chiesa e Stato, privilegiando piuttosto le credenze religiose rispetto alle leggi civili. Si fa riferimento alla libertà religiosa in tutto il documento e si ritiene che prevalga su tutti gli altri diritti civili che dovrebbero essere assimilati ai diritti religiosi dell’individuo. In ogni sezione del Progetto 2025, il messaggio è che l’America deve rimanere cristiana, che il cristianesimo dovrebbe godere di un posto privilegiato nella società, e che il governo deve adottare misure affinché questo sia chiaro, così come lo è l’idea che l’identità americana non può essere separata dal cristianesimo.[↩]
- Il progetto descrive in dettaglio come ciò potrebbe accadere e altri modi per dare agli Stati un maggiore controllo sull’istruzione, a potenziale scapito degli studenti. Sia Trump che il progetto condividono l’obiettivo di limitare i diritti LGBTQ+ e le iniziative sulla diversità nelle scuole. Il progetto è particolarmente contrario alle politiche e alle iniziative a favore della diversità LGBTQ+, suggerendo di eliminarle in tutto il governo.[↩]
- Nel Progetto 2025 non viene fornita alcuna definizione della pornografia; piuttosto, se ne parla nel contesto di cose come i diritti dei transgender e l’espressione di genere non normativa. Il porno, ci viene detto, sta “invadendo le biblioteche scolastiche [dei bambini]”. La parola viene utilizzata come arma, come un modo utile per attaccare i diritti LGBTQ+. Si afferma, infatti, nella premessa al documento: “La pornografia, manifestata oggi nell’onnipresente propagazione dell’ideologia transgender… crea dipendenza come qualsiasi droga illecita e è psicologicamente distruttiva come qualsiasi crimine. La pornografia dovrebbe essere vietata. Le persone che la producono e la distribuiscono dovrebbero essere incarcerate. Gli educatori e i bibliotecari pubblici che la forniscono dovrebbero essere classificati come autori di reati sessuali registrati. E le aziende tecnologiche e di telecomunicazioni che ne facilitano la diffusione dovrebbero essere chiuse”. I repubblicani stanno già classificando tutto ciò che non gli piace – libri, film, video, etc. – come pornografia oscena e trovando modi per vietarlo.[↩]
- Il documento propone di tagliare i soldi federali per la ricerca e gli investimenti nelle energie rinnovabili e chiede al prossimo presidente di “fermare la guerra al petrolio e al gas naturale”. Gli obiettivi di riduzione del carbonio verrebbero sostituiti da sforzi per aumentare la produzione di energia e la sicurezza energetica.[↩]
- Biden ha detto la scorsa settimana che “il Progetto 2025 distruggerà l’America” e nelle ultime settimane i Democratici hanno attaccato il Progetto 2025, diffondendo spiegazioni su come avrebbe un impatto sugli elettori nella speranza di mostrare i pericoli di una futura presidenza Trump. La campagna Biden ha creato una pagina web che descrive in dettaglio ciò che propone il Progetto 2025 (chiedendo al suo pubblico di “Google Project 2025“) e gli account dei social media e cartelloni della campagna (soprattutto negli Stati in bilico) hanno ripetutamente attirato l’attenzione sui suoi obiettivi. La campagna di Biden afferma che il progetto è la prova che Trump, se eletto, adotterà una serie di politiche autoritarie e di estrema destra. Una sentenza della Corte Suprema di inizio luglio secondo cui i presidenti hanno ampia immunità dai procedimenti giudiziari per le azioni intraprese mentre sono in carica ha accresciuto le preoccupazioni tra alcuni oppositori di Trump che i tentativi del Progetto 2025 di aumentare il potere presidenziale saranno particolarmente pericolosi.[↩]
- La teoria di questa nuova destra è che il Dipartimento di Giustizia e la comunità dell’intelligence collaborano per mettere a tacere le voci di destra e per perseguitare Trump, il martire supremo del movimento conservatore.[↩]
- Una seconda amministrazione Trump “sconfiggerebbe l’inflazione, affronterebbe la crisi del costo della vita, migliorerebbe la sanità fiscale, ripristinerebbe la stabilità dei prezzi e li abbasserebbe rapidamente”, secondo la piattaforma politica ufficiale del Comitato Nazionale Repubblicano, pubblicata la scorsa settimana. Il piano dichiarato di Trump per ridurre l’inflazione si fonda su cinque pilastri fondamentali: eliminare le restrizioni sulla produzione energetica interna, tagliare la spesa pubblica “dispendiosa”, ridurre le normative, reprimere l’immigrazione e “ripristinare la pace” in tutto il mondo.[↩]
- Il pacchetto fiscale proposto da Trump – che estende i tagli introdotti durante il suo primo mandato, eliminando le tasse sulle mance per i lavoratori del settore alberghiero e perseguendo tagli “ulteriori” non specificati – ha sollevato il timore che il vasto deficit di bilancio degli Stati Uniti possa gonfiarsi sotto il suo controllo. I suoi piani fiscali costeranno trilioni di dollari in un momento in cui il deficit di bilancio è in crescita e il debito nazionale è su una traiettoria apparentemente insostenibile.[↩]
- L’inflazione è salita al livello più alto dell’ultima generazione due anni fa, spingendo la Federal Reserve ad aumentare i tassi di interesse al livello più alto degli ultimi due decenni, nel tentativo di raffreddare l’economia. Da allora l’indice dei prezzi al consumo è sceso dal picco del 9,1% al 3%, ma milioni di americani sono ancora alle prese con il costo della vita più elevato. Mentre Trump sta cercando di incolpare Biden per l’inflazione e posizionarsi come l’uomo in grado di “distruggerla”, un sondaggio tra gli economisti del Wall Street Journal – condotto questo mese e pubblicato la scorsa settimana – ha rilevato che la maggior parte crede che l’inflazione, i deficit e i tassi di interesse sarebbero più alti sotto Trump che con Biden. I repubblicani sostengono che l’imposizione di restrizioni più severe alle frontiere e la conduzione di deportazioni diffuse aiuteranno a “invertire” le politiche di Biden che, secondo loro, hanno fatto aumentare i costi per alloggi, istruzione e assistenza sanitaria. Ma gli economisti avvertono che i piani dichiarati di Trump sull’immigrazione rischiano di peggiorare l’inflazione. Se fosse seriamente intenzionato a deportare diversi milioni di persone in un periodo di tempo relativamente breve, ciò porterebbe a grandi picchi nei tassi salariali in quei settori, e gran parte di questo verrebbe trasferito ai consumatori. Ci si dovrebbe aspettare di vedere grandi impennate nel prezzo dei prodotti freschi, delle camere d’albergo e dei pasti al ristorante.[↩]
- Dietro le quinte, gli affiliati del Progetto 2025 stanno elaborando ordini esecutivi e regolamenti delle agenzie governative che potrebbero essere utilizzati per attuare rapidamente le politiche che il progetto sostiene una volta che Trump entrerà in carica. “Il primo giorno del presidente sarà una palla da demolizione per lo Stato amministrativo”, ha affermato Russ Vought.[↩]
- Il suo autore, Jonathan Berry della Federalist Society, ha prestato servizio presso il Dipartimento del Lavoro di Donald Trump.[↩]
- In contrasto con il piano della Heritage Foundation, il senatore Bernie Sanders ha proposto un piano di riduzione del carico di lavoro veramente favorevole alla famiglia: una graduale diminuzione della settimana lavorativa standard da 40 a 32 ore con la stessa retribuzione. Tali proposte circolano (e vengono ridicolizzate) da decenni, ma questa ha finalmente ricevuto una seria considerazione anche dal New York Times.[↩]
- DeMint è stato uno dei più famosi combattenti partigiani di Washington. Da senatore, attaccò i suoi colleghi repubblicani perché non erano sufficientemente conservatori, facendo fallire i loro disegni di legge e raccogliendo fondi per spodestarli alle primarie. Mitch McConnell, leader della minoranza repubblicana al Senato, lo ha definito “un innovatore nella violenza repubblicana contro i repubblicani”. Nel 2010, quando il Tea Party emerse come forza nella politica conservatrice, il think-tank Heritage Foundation creò la Heritage Action che pubblicò delle valutazioni sul conservatorismo dei legislatori e mise in piedi una rete di migliaia di attivisti locali che operavano come “sentinelle” per far rispettare l’agenda populista. Con l’arrivo di DeMint nel 2013, il gruppo divenne spietato nei suoi attacchi contro i legislatori repubblicani. Durante la presidenza Trump, la Heritage Foundation ha piazzato centinaia dei suoi uomini in ogni agenzia federale e in alcuni dei più importanti uffici dei funzionari del gabinetto del presidente – tra cui Betsy DeVos, il ministro dell’Istruzione; Scott Pruitt, il capo dell’Environmental Protection Agency; e Rick Perry, il ministro dell’Energia – che erano comparsi negli elenchi delle raccomandazioni della fondazione. Ciò nonostante, DeMint venne licenziato dalla Heritage il cui consiglio di amministrazione era allora controllato da repubblicani centristi. Con il CPI, DeMint ha voluto creare una nuova base operativa per i ribelli come lui e ha lavorato per costituire una riserva di personale affidabile e conservatore, fedele all’agenda MAGA. Tra il 2018 e il 2020, il CPI ha operato come agenzia di reclutamento e formazione di personale per le agenzie governative dell’amministrazione Trump, riuscendo a fare un salto di qualità sul piano organizzativo e finanziario.[↩]
- Nel primo anno di presidenza di Biden, il CPI ha raccolto 45 milioni di dollari, più soldi di quanti ne avesse ricevuti messi insieme nei quattro anni precedenti. Responsabile di 25 milioni di dollari del bottino di quell’anno è stato un unico donatore: Mike Rydin, un vedovo settantacinquenne di Houston, che nel 2021 ha fatto fortuna con la vendita della sua azienda, che sviluppava software per l’industria edile. Tra i donatori più recenti figurano la Servant Foundation, un fondo sostenuto da David Green, il fondatore di Hobby Lobby; Donors Trust, un fondo associato a Leonard Leo e alla famiglia Koch; il Bradley Impact Fund, un ramo di un’organizzazione filantropica con sede nel Wisconsin; e il magnate dell’imballaggio alimentare dell’Ohio Dave Frecka e sua moglie Brenda.[↩]
- Durante una manifestazione elettorale, Trump si è impegnato a “sradicare i delinquenti comunisti, marxisti, fascisti e della sinistra radicale che vivono come parassiti entro i confini del nostro Paese”, sostenendo che “la minaccia proveniente da forze esterne è molto meno sinistra, pericolosa e grave della minaccia dall’interno“.[↩]
- Stephen Miller ha ideato piani per attuare un giro di vite sull’immigrazione a livello nazionale, proprio come aveva sperato di realizzare su vasta scala durante il primo mandato Trump. L’impedimento allora era operativo: mancanza di personale per effettuare gli arresti, carenza di spazi per detenere le persone, resistenza da parte dei funzionari democratici a livello statale e locale. Da allora Miller ha promesso di aumentare le deportazioni di dieci volte, fino a raggiungere un milione di persone all’anno, secondo il New York Times. Il presidente dovrebbe delegare le truppe federali a svolgere il lavoro, militarizzando anche il confine tra Stati Uniti e Messico, perché non ci sarebbero abbastanza agenti presso il Dipartimento per la sicurezza interna per farlo. Il governo avrebbe bisogno di costruire grandi campi di internamento e, nel caso in cui il Congresso si rifiutasse di stanziare il denaro richiesto, il Presidente dovrebbe dirottare i fondi dalle forze armate. Inoltre i piani di Miller includono un divieto esteso ai rifugiati provenienti da paesi a maggioranza musulmana, la revoca dei visti per gli studenti impegnati in alcune forme di proteste nei campus, la fine della cittadinanza per diritto di nascita.[↩]
- Tra loro anche Gene Hamilton e Matthew Whitaker, figure chiave del Dipartimento della Giustizia di Trump, hanno lavorato presso America First Legal. Ken Cuccinelli, del Department of Homeland Security; Mark Paoletta, dell’Ufficio Gestione e Bilancio; e Kash Patel, del Dipartimento della Difesa, sono parte del Center for Renewing America.[↩]
- Sono stati fatti elenchi di “persone cattive” nel governo affinché Trump potesse licenziarle o degradarle. Ma un comportamento considerato anti-Trump poteva essere poco più che un esempio di obbedienza alla legge o di osservanza delle normali procedure burocratiche. Tutti i funzionari federali devono prestare giuramento di seguire la Costituzione nello svolgimento dei propri compiti, anche e soprattutto se ciò significa disobbedire agli ordini di qualcuno più in alto nella gerarchia burocratica. In quanto tali, forniscono forse la più importante linea di difesa contro un regime presidenziale autocratico. Nell’ottobre 2020, Trump ha emesso un ordine esecutivo che è stato ampiamente trascurato nel bel mezzo della pandemia e delle elezioni di quell’autunno. Conosciuto come Programma F, ha privato i dipendenti pubblici di carriera delle loro tutele lavorative, rendendo molto più facile per il Presidente sostituirli con incaricati selezionati con cura.[↩]