C’era molta attesa per il summit UE dei 27 leader sul “Pilastro europeo dei diritti sociali”, carico di aspettative anche per gli ambiziosi obiettivi sul tavolo, ovvero portare il tasso di occupazione delle persone fra i 20 ed i 64 anni al 78% entro il 2030, oltre ad una quota pari al 60% di adulti partecipanti alla formazione annuale e all’uscita di 15milioni di cittadini europei dalla soglia di povertà.
Lavoro, inclusione ed uguaglianza i temi al centro del ‘Social Summit‘ di Porto, aspetti cruciali in questo ennesimo scorcio di pandemia, che continua a far pesare le sue ricadute in termini di crisi del lavoro, con l’aumento di diseguaglianze fra Paesi membri dell’UE e fra classi sociali di ciascuno stato.
Eppure fin dalla vigilia altre questioni hanno fatto irruzione nell’agenda politica europea, soprattutto quelle legate alla proposta di rivedere la proprietà dei brevetti sui vaccini lanciata dal Presidente USA, Joe Biden; e l’imminente e quasi concomitante Conferenza sul Futuro dell’Unione Europea.
Così il vertice partito in sordina si è concluso con una riunione informale dei capi di stato e di governo il giorno successivo.
Tra gli obiettivi c’è anche l’acquisizione di competenze digitali di base per l’80% degli adulti e la riduzione dei tassi di abbandono scolastico. Inoltre, il dimezzamento del divario dei tassi di occupazione degli uomini e delle donne nel 2030, rispetto ai dati del 2019; l’aumento dei servizi per l’infanzia; la riduzione del numero di giovani tra i 15 e i 29 anni che non studiano né lavorano dal 12,6% del 2019 al 9% nel 2030.
Il contesto attuale tracciato da EUROSTAT vede il tasso di occupazione complessivo al 72,4% nel 2020, ancora lontano dall’obiettivo del 78% auspicato e fortemente squilibrato in molti fattori. Il gap occupazionale di genere, ad esempio, si attesta a 11,3% in media europea e circa al doppio in alcuni paesi, come l’Italia. Il quadro attuale inoltre presenta una differenza spropositata nel costo orario del lavoro, che va dai 45,8 euro della Danimarca ai 6,5 della Bulgaria. Quando anche il lavoro c’è, spesso è precario, sproporzionato o mal retribuito. Il secondo capitolo del Pilastro riguarda infatti gli stipendi dei lavoratori europei, le condizioni di impiego, il corretto bilanciamento con il tempo libero.
Da qui perciò anche la proposta di definire un salario minimo europeo, osteggiato da chi – come Svezia e Danimarca da un lato – intende mantenere la contrattazione collettiva come pilastro del dialogo sociale; e chi – come Austria, Ungheria e Polonia – respinge ingerenze in settori nevralgici della sovranità nazionale.
Altro tasto dolente è la soglia di povertà appunto, considerando che il 21,1% degli europei rischia l’esclusione sociale, secondo i dati Eurostat disponibili: ma il dato sale a oltre il 30% per Bulgaria, Romania e Grecia e sfiora il 50% in alcune regioni europee, come Campania e Sicilia.
Anche per questo, combattere la povertà e ridurre le disuguaglianze è una sfida che non può più essere rimandata per le istituzioni comunitarie, specialmente per gli stati membri dell’Eurozona, dopo i piani d’azione sulla protezione sociale, adottati a marzo dalla Commissione UE, nel quadro dell’agenda strategica 2019-2024.
L’intento di definire il ‘terzo pilastro’ con impegni concreti non ha tuttavia sortito gli effetti sperati.
Alcune formulazioni per tradurre gli obiettivi in programmi stringenti riguardavano infatti la produzione di Direttive della Commissione, o la stabilizzazione del programma di ammortizzatori europei SURE, oppure ancora l’inserimento di parametri sociali nel Semestre Europeo.
Nella riunione informale di sabato i leader europei hanno adottato la dichiarazione di Porto, che illustra la loro visione per la transizione digitale, verde ed equa dell’Europa, pur “rispettando il principio di sussidiarietà e di proporzionalità – quindi le competenze a livello dei singoli Stati, ndr – e limitando il peso amministrativo sulle Pmi”.
Una certa sintonia sugli obiettivi di fondo “a favore dell’unità e della solidarietà […] per garantire pari opportunità nel sistema europeo di economia sociale di mercato” insomma, ma senza elementi vincolanti e nel rispetto delle competenze attribuite dai Trattati.
Antonio Costa, il premier portoghese, che detiene la presidenza di turno dell’Unione e promotore dell’Europa sociale come tratto distintivo del suo mandato, ha cercato sponde negli altri governi socialisti e nelle capitali mediterranee.
In quest’ottica anche lo slancio del premier italiano Mario Draghi, “accolto con favore” nel testo finale, per l’inserimento degli indicatori sociali fra i parametri del Semestre Europeo, legando così le politiche economiche a prestazioni sul welfare, costantemente monitorate nel programma di convergenza, “per misurare i progressi economici, sociali e ambientali, che integri il PIL come misura del benessere per una crescita inclusiva e sostenibile”.
Dalla Commissione invece è stata proposta una direttiva che assicuri la trasparenza retributiva, favorendo così uguali livelli salariali fra uomini e donne. Difficile però immaginare per entrambe un consenso unanime da parte degli stati membri, che nella dichiarazione finale hanno soprattutto ribadito una comunità di intenti.
Al di fuori del Mercato Unico, peraltro minacciato dalle nuove chiusure alle frontiere con blocco di scambi imposto nella prima fase della pandemia, l’Unione si muove sempre “too little, too late”.
Il tentativo di portare a casa qualcosa sui diritti sociali, non è stato altro che la riproposizione di alcune soluzioni emerse già durante la crisi del 2010.
Vecchi strumenti per crisi ricorrenti, affatto casuali come ribadisce la Sinistra Europea, che denuncia quanto i tagli ai sistemi di protezione sociale, perpetrati da politiche di austerity abbiano determinato l’impreparazione dei sistemi sanitari di fronte alla pandemia, acuendo precarietà e povertà.
Lo stesso GUE/NGL tramite l’eurodeputato Villumsen denuncia come gli obiettivi del 2020 non siano stati affatto centrati e la Commissione continui a prediligere interessi particolari delle multinazionali ai diritti universali della cittadinanza europea. La richiesta avanzata dalla Sinistra di un Protocollo Sociale all’interno dei Trattati UE, che stabilisca limitazioni a concorrenza e proprietà privata in favore di diritti sociali, non sembra all’ordine del giorno. Altra proposta in merito è quella di sancire una Direttiva della Commissione UE per l’estensione di diritti universali – alla rappresentanza sindacale, alla contrattazione collettiva, a salari decenti ed ai permessi per malattia – anche a settori innovativi, come le corporazioni delle piattaforme digitali. Infine un’azione redistributiva di ampio respiro, con la tassazione patrimoniale a livello europeo per il rifinanziamento di programmi sociali e sanitari.
Il Presidente del GUE/NGL, Heinz Bierbaum, ha ribadito infatti come “oggi il pilastro sui diritti sociali non consista di decisioni vincolanti, sebbene sia impellente una tansizione ecologica e sociale che ridiscuta servizi pubblici, industria ecosostenibile e protezione dei lavoratori”.
Proprio i lavoratori lusitani sono scesi in piazza lo scorso fine settimana in concomitanza con il Summit, rispondendo alla chiamata della Confederazione generale dei lavoratori portoghesi (CGTP), la più grande federazione sindacale del Paese, per rivendicare migliori condizioni di lavoro.
Parallelamente al vertice UE si è infatti tenuta una sorta di contro-summit, organizzato dalla sinistra portoghese ed iberica per “Sradicare la povertà, combattere la precarietà e raggiungere la piena occupazione”, anche quest’ultima componente ideale del pilastro sociale già dai tempi di Jacque Delors per affrontare l’emarginazione, eppure ancora utopistica in questo sviluppo iniquo incedere a passo di gambero, all’indietro al futuro.
INFO:
Il pilastro europeo dei Diritti sociali è un insieme di 20 principi e diritti fondamentali in ambito sociale, adottati dal Parlamento Europeo, dal Consiglio e dalla Commissione il 17 novembre 2017 a Göteborg, in Svezia.
https://www.consilium.europa.eu/it/meetings/european-council/2021/05/07/social-summit/
https://futureu.europa.eu/?locale=it
https://www.consilium.europa.eu/it/press/press-releases/2021/05/08/the-porto-declaration/
https://www.guengl.eu/porto-summit-must-centre-the-eu-as-a-social-project/