Come in un contrappasso dantesco a Orwell tocca vedere le sue profezie distopiche, immaginate per un mondo stalinista, adempiersi in un capitalismo restato solo e in preda ai suoi demoni.
L’intervista fatta alla leader della Afd da Musk, in cui si afferma che Hitler era comunista, è degna di una messa in rete da parte del ministero della verità immaginato nel 1984 e ora realizzato a contrappasso nel 2025. In realtà questa intervista a suo modo sta nell’onda lunga del revisionismo storico che va avanti da tanto tempo. Altro che controllo delle fake sui social. Certo questa colpisce per la sua assurdità. Ma sulla equiparazione tra nazismo e comunismo e nella riscrittura delle ragioni della seconda guerra mondiale si è cimentato addirittura il Parlamento Europeo. Anche Putin ce l’ha con Lenin e la Rivoluzione d’Ottobre. La reazione alla sconfitta in guerra in Vietnam da parte dei comunisti vietnamiti fu alla base della nascita dei neocon in USA, pieni di gente che veniva anche “da sinistra”. I neocon hanno sdoganato il suprematismo che ha alimentato l’occidente e in cui la UE ha pensato di potersi installare come potenza e non come modello sociale. Ora le tecno destre vanno oltre e si accompagnano alle vecchie destre di provenienza novecentesca. A ben vedere poteva essere così anche nel ‘900 se la Germania di Hitler non avesse esagerato. Anche allora era il comunismo l’avversario. Solo quando si è dovuto combattere insieme contro il nazismo le democrazie hanno preso sostanza. Salvo poi veder riprecipitare tutto nell’anticomunismo. Per battere le destre di oggi occorre dunque battere l’anticomunismo. Cioè tornare all’essenza dello spirito dell’epoca. Che possiamo definire come segnata dal conflitto tra il capitalismo e il suo dopo. Non a caso il pensiero reazionario di questa lunga e drammatica restaurazione vuole imporre l’idea della fine della Storia stessa. Che passa per la fine della possibilità di comprenderla, ancor prima di cambiarla. La Storia è stata segnata per la quasi sua interezza dai dominanti espressione di modelli economici e sociali che difficilmente lasciavano spazi alla possibilità dei dominati di riconoscersi e muoversi come tali. Certo le rivolte ci sono sempre state. Ma le Rivoluzioni sono altro. I dominanti si sono combattuti o accordati tra loro. Guerre e conciliaboli. Tutto sempre molto oscuro e calato dall’alto. Questa caratteristica ha accompagnato anche gran parte dell’epoca borghese dopo la Rivoluzione fatta da questa classe e depositata in poteri statuali. Statuali prima, e più, che democratici. Le guerre e i conciliaboli tra dominanti uniti, e in conflitto, nel formarsi del capitalismo, sono segnati dai loro interessi. Anche prima della Seconda guerra mondiale il prevalente è l’odio per la Rivoluzione di un altra classe, il proletariato, ma ci sono ancora i poteri statuali che si combattono o si accordano. Monaco e il patto Ribbentrop Molotov sono soprattutto il vecchio modo di fare. Semmai è Monaco più segnato dalla convergenza anticomunista piuttosto che il patto tra URSS e Germania essere un incontro tra nazismo e comunismo. Che non c’è perché le due ideologie sono contrapposte. Una, il nazismo, suprematista. L’altra, il comunismo ugualitaria. Questa differenza strutturale dovrebbe falsificare l’idea di una convergenza tra totalitarismi purtroppo malintesa e tale da oscurare quanto la stessa democrazia avesse cambiato sostanza nell’incontro col socialismo. Saltato il quale la democrazia conosce una retroazione negativa. Che diviene drammatica oggi che lo sviluppo tecnologico consegna ai dominanti un potere proprietario, quello delle reti, mai visto prima. Dopo, e insieme, a quello della finanza, rappresenta la massima capacità astrattiva, manipolativa, di fusione tra struttura e sovrastruttura, di produzione di realtà e di immaginario. Eccoci qui, oggi, tra guerre suprematiste, e conciliaboli di potere come l’ultimo che ha liberato Cecilia Sala. Pace e diplomazia sono altro e hanno bisogno di altro. Di ritrovare la strada che dà senso alla Storia.
Roberto Musacchio
2 Commenti. Nuovo commento
Grazie Roberto… si poteva anche non rispondere, data l’enormità paradoxa del caso; ma invece
bisognerà farlo, soprattutto scrivendo come hai fatto tu.
Meglio rispondere, il silenzio non aiuta. Grazie molto della tua attenzione e delle tue parole.