editoriali

Guerra

di Roberto
Musacchio

Era il 2002 quando il presidente USA Bush partoriva la teoria della guerra preventiva. Cioè il diritto non di prevenire le guerre con le azioni diplomatiche ma di fare la guerra per prevenire la guerra. Una sorta di riedizione della prassi dell’impero Romano. Che non ne impedì il crollo per mano dei barbari.
Eravamo a più di un decennio dal 1989 e quindi dalla fine dell’equilibrio tra le due superpotenze fondato sostanzialmente sulla deterrenza e una spartizione geopolitica poggiata su differenze sistemiche.
Si era già passati attraverso nuovi ossimori come la guerra umanitaria usati nello smantellamento della ex Jugoslavia che aveva modificato il quadro dell’Europa del dopoguerra. Con gli allagamenti in cui si inseguivano NATO e UE, intesa come Europa reale, un modello forgiato sul neoliberismo e la democrazia funzionalistica e intergovernativa. Più una azione intensa di revisionismo storico.
Con la guerra al terrorismo nasce la teoria della guerra preventiva. E la sua gestione alla carta. Cioè l’opposto della Carta dell’ONU. Si sceglie chi attaccare. Si creano, a volte si inventano, i motivi. Si mettono in campo coalizioni di volenterosi. Fu così per l’Iraq. Da cui per altro ora gli USA se ne vanno. In concomitanza di un’altra guerra preventiva che Israele sta agendo in modi sempre più allargati. Probabilmente avendo a mente possibili parti in commedia per attori vari e una qualche propria idea di cosa deve succedere nell’area mediorientale. Si può dire che anche Putin ha pensato di agire preventivamente la sua azione speciale intervenendo in un’area dove già c’era conflitto e non avendo più intenzione di lasciar fare agli altri.
In ormai 35 anni queste guerre sostenute da nuove teorie di disordine mondiale sono costate centinaia di migliaia di morti, milioni di persone coinvolte e con le vite distrutte. Hanno interessato sempre più aree, dalla Libia alla Siria, dall’Africa all’Europa. E continuano ad incubare intorno all’Asia dove c’è il gigante cinese, vero target per l’impero USA in decadenza. Cina che continua a muoversi contando sulla forza della globalizzazione economica come fattore imprescindibile. Ma intanto si arma e crea le proprie aree. Siamo tornati ad una geopolitica antica, quella di pura potenza e senza sostanziali valori. Tutti capitalisti, tutti suprematisti. Certo qualcuno di più, ma nessuno che pensi ad una alternativa sociale ed a un nuovo ordine mondiale democratico.
Per questo la Pace è la scelta indispensabile per i dominati per non morire nelle guerre dei dominati. La Pace per lottare per un diverso modello sociale è chiedere una democrazia universale alternativa alla globalizzazione ed alle sue guerre.
Ormai non c’è più tempo. Procedere a proclami che sembrano scritti da leoni da tastiera su fb come fanno i dominanti comprese istituzioni come il Parlamento Europeo che dovrebbero lavorare per la diplomazia e la Pace ci porterà da fb ai bunker. In milioni già stanno in esodo sotto le bombe. È ora di dichiarare guerra alla guerra. Lo aveva capito il movimento dei movimenti che fu forte anche per la comprensione di tutto ciò. Parlò di guerre preventive, permanenti, a puntate, economiche e sociali. Era tutto vero. Siamo stati sconfitti. Ci siamo persi e troppi sono finiti a inseguire i deliri dei dominanti, magari credendo di fare chissà quale guerra giusta. È ora di ritrovarci e ripartire in milioni.

Roberto Musacchio

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2 Commenti. Nuovo commento

  • Sottoscrivo parole e punteggiatura.
    Perche’ non sappiamo NON fare la guerra? Dalla clava al supermissile l’involuzione degli umani.

    Rispondi
  • Mauro Carlo Zanella
    03/10/2024 7:46

    Hai perfettamente ragione.

    Rispondi

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