editoriali

Grecia, la rabbia e l’orgoglio

di Roberto
Musacchio

Roberto Musacchio – Come è andata in Grecia lo sappiamo. Se parlo di rabbia ed orgoglio è perché una Storia (si con la S maiuscola) come quella realizzata dai Greci, da Syriza e da Tsipras in questi anni suscita innanzitutto grandi sentimenti.

Dunque la rabbia per ciò che è stato fatto contro di loro. Da chi? L’elenco è lungo e ci stanno dentro in tanti tra carnefici ed ignavi, dalla UE, ai suoi singoli governi, all’Fmi e alla Bce, dai popolari, ai socialisti e ai liberali.

Tutti loro hanno dimostrato quanto questa “Europa reale”, quela che usa l’austerity per imporre il liberismo, sia la negazione dell’Europa sciale e democratica nata dalle speranze del dopoguerra, e che abbia avuto il cinismo di accanirsi contro la sua antica madre, la Grecia.

Abbiamo detto, mentre provavamo a difendere Syriza, che in Grecia, contro la Grecia si consumava una sorta di esperimento sadico su a che punto ci si poteva spingere.

La rabbia poi è per ciò a cui tutto questo ha portato e che suona come il trionfo del cinismo e cioè il ritorno di quelli di prima, addirittura “uno di famiglia”, un erede. Nella tragedia greca infatti non emerge una destra xenofoba e populista, che anche questo è riuscito a fare Tsipras e cioè impedirlo. No, tornano loro, i padroni. Coloro che avevano disastrato il Paese e che una “governance europea” che fosse minimamente cosa seria avrebbe dovuto mettere al bando.

Invece si reincontrano a conferma che, appunto, austerità e liberismo sono due facce della stessa moneta con cui i padroni pagano se stessi.

E a conferma che un governo con una vera sinistra in questa Europa reale è “da evitare” come ci dice anche l’ostracismo di Sanchez a Unidas Podemos in Spagna adesso.

Ma c’è l’orgoglio. Per un risultato che dice che un piccolo partito del 4% si è trasformato in una grande forza del 32%. E non lo ha fatto a forza di slogan o seminando paura ma cercando di difendere i più deboli nel momento della tempesta più terribile.

Qualcuno continua a dire che la nave greca non doveva entrare in quella tempesta. Purtroppo nel capitalismo finanziario globalizzato non ci sono mari o porti “sicuri” e tutto è Oceano periglioso.

Che il popolo abbia avvertito lo sforzo di Syriza di proteggerlo lo dice il voto che è come dovrebbe essere e cioè con i più deboli che votano Syriza e Nuova Democrazia che prende i voti dei ricchi.

Naturalmente in Nuova Democrazia si ritrovano anche tutte le pulsioni di destra che infatti le altre destre sono quasi prosciugate. Ma solo una legge elettorale col trucco di maggioranza, ora cambiata dalla prossima volta (come è serio che sia e cioè non si faccia come in Italia dove un governo cambia le regole elettorali per sé), consente alla destra di prendere il comando.

A sinistra infatti c’è metà Grecia da Syriza, a chi l’ha lasciata come Varoufakis che entra in Parlamento, mentre non ce la fa la ex Presidente Zoe. E ci sta il Kke. Ed anche i socialisti che furono responsabili del disastro greco e la cui famiglia certo non si è distinta in Europa dai popolari.

Rabbia ed orgoglio chiamano la politica. Ci sono in Grecia una grande forza, Syriza, ed un leader, Tsipras, sconfitti ma non vinti. La loro lotta continua.

Cosa dobbiamo fare tutti noi?

Si è detto che Syriza è stata lasciata sola. Per chi, come noi del Partito della Sinistra Europea, l’abbiamo sostenuta, la questione è prendere atto veramente che la lotta per la liberazione dell’Europa richiede per forza che il fronte sia quello europeo.

A 27 anni da Maastricht è ormai evidente che per loro, per il capitalismo globale finanziarizzato, l’Europa è questa, quella reale. Quella in cui non si è cittadini di una Costituzione ma sudditi di un Trattato. Un esperimento verso un Mondo di Trattati e sudditi.

Dal capitalismo globale finanziarizzato non si esce per fuga ma ci si può solo liberare con la lotta.

Di questa lotta di liberazione europea e di una Sinistra Europea che trovi in essa la sua ragione d’esistenza abbiamo bisogno. Adesso.