editoriali

Fascismo e guerra vanno combattuti insieme

di Roberto
Musacchio

Mussolini scrisse: “Il fascismo respinge il pacifismo che nasconde una rinuncia alla lotta, una viltà, di fronte al sacrificio. Solo la guerra porta al massimo di tensione tutte le esigenze umane e imprime un sigillo di nobiltà ai popoli che hanno la virtù di affrontarla”.

La spesa militare mondiale è aumentata per il nono anno consecutivo raggiungendo il massimo storico di 2.443 miliardi di dollari.

Mai come oggi queste due cose vanno messe insieme.

C’è una coincidenza drammatica tra l’affermarsi in Italia e in Europa di forze o addirittura governi che hanno radici in un passato che pensavamo superato, le guerre che infuriano dentro e ai confini dell’Europa e questo dato, spaventoso, sul record raggiunto dalle spese militari. In cui primeggiano gli USA e la NATO ma in cui si appresta a influire non poco la scelta che sta compiendo la UE di fare di quella bellica la principale priorità per il nuovo “europeismo”. Lo si è letto nel rapporto sul mercato interno presentato da Letta. Nelle anticipazioni di Draghi del proprio sulla competitività. Certo che gli “italiani” stanno dando il loro contributo alla costruzione di un complesso militare industriale quale mai prima. E il governo Meloni fa tutta la sua parte. Si dirà che si copia il modello USA. C’è però una particolarità da non sottovalutare. La fase novecentesca dell’imperialismo europeo ha visto una connessione strettissima tra guerre e fascismi e una degenerazione delle guerre interimperialiste in guerre mondiali. Se è vero che da decenni il Paese più esposto in conflitti “fuori casa” sono stati gli USA con un numero impressionante di “azioni” negli scenari più svariati, l’intreccio tra guerra e ideologia nazifascista che si creò in Europa va sempre ricordato per la sua particolare nefandezza e pericolosità. E per come lo stesso “pensiero liberale” fu prima accondiscendente e poi travolto dalla logica bellicista.

La frase di Mussolini che ho riportato in apertura dava basi “ideologiche” a pratiche “abituali” delle classi dominanti europee nella Storia, fatte di colonialismi, imperialismi, guerre. La prima guerra mondiale registrava la fase del conflitto tra queste classi dominanti ma anche il sentore di un possibile declino dell’eurocentrismo. Fascismo e nazismo intrecciarono due “frustrazioni nazionali”, l’Italia della “vittoria defraudata” e la Germania della “sconfitta troppo dura” e lanciarono la sfida del nuovo imperialismo europeo, “moderno”, suprematista e senza più vincoli.

Oggi la congiunzione delle “lune nere” torna a manifestarsi. Il record delle spese militari mostra che tutti gli imperi, grandi e di mezzo, sono in campo. Rispettano quello più grande che è poi quello della finanza dove tutti devono guadagnare perché, come la Morte nera, nave ammiraglia di guerre stellari, non può affondare pena la possibilità che la guerra interimperialista “degeneri” in “rivoluzione”. Al netto di questo tutti i dominati e tutti i mondi sono sacrificabili.

Per questo mai come oggi o la lotta contro il fascismo è anche lotta contro la guerra e l’impero finanziario che vi lucra oppure non ci si fa.

Essere antifascisti ed essere per la guerra è una “caratteristica” dei liberali. L’abbiamo già pagata carissima nel ‘900. Allora furono la Rivoluzione sovietica e il movimento operaio che ci salvarono ma non prima che milioni di morti restassero sul campo. Oggi il rischio è ancora più grande. Se vogliamo essere antifascisti dobbiamo essere contro la guerra. Il 25 aprile. Alle elezioni europee.

Roberto Musacchio

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