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Facciamo presto. Pensare la complessità e agire semplicemente

di Leonardo
Ragozzino

Bisogna accelerare. In Italia occorre più che mai una soggettività politica radicale, innovativa nel pensiero e nelle pratiche organizzative, che sia nettamente alternativa al modello di partito di “sinistra” governista e che non tema di essere, con fierezza, quella realtà di vera opposizione che  manca da tempo nel panorama politico italiano contemporaneo, che vive invece l’altalena stantia delle alternanze, dove non è sempre facile riconoscere elementi di discontinuità. Ricordando che, storicamente, tante conquiste sociali e civili si sono ottenute proprio grazie alla presenza di un  partito che, per quanto abitato da contraddizioni e zone d’ombra, proprio nel cimento dell’opposizione ha saputo non solo costruire una piattaforma progressista credibile accompagnata da un ceto politico di spessore, ma è riuscito a catalizzare intorno a sé un senso comune partecipe che ne ha sostenuto la vocazione critica e le peculiarità delle proposte di riforma.

Come siamo arrivati sino ad oggi, in tempi di rinvigorito post-fascismo, a questa stasi che lascia ognuno nella propria “comfort zone”, senza riuscire a fare un passo avanti per unire le forze in uno sforzo unico, con idee e proposte originali e un  nuovo protagonismo sociale ? Nonostante il baratro del rischio bellico, i disastri ambientali, la catastrofe di una società atomizzata e dominata dal turbo capitalismo liberista senza contraddittorio, a una dimensione.

Bisognerebbe innescare una germinazione multipla e imprevedibile, dove la parola d’ordine deve essere “cessione di sovranità”: basta coltivare orticelli, piccole rendite di posizione. Ascoltare, aprire e mescolarsi, lasciare entrare tutto ciò che pare leggermente difforme, qualcosa di prezioso e plurale, per diventare con umiltà una “organizzazione che apprende” (dai giovani come dagli anziani). Che sa crescere nelle differenze, sa contaminarsi, con l’obiettivo inclusivo di essere davvero ovunque, collettivamente e non individualmente,  per la costruzione di percorsi di pace e disarmo, per una visione eco socialista che ponga l’ambiente e il rispetto assoluto per il vivente non umano come priorità, che stia sempre dalla parte dei più deboli e quindi contro l’ingiustizia sociale per tutte e tutti. Per una Cultura non mercificata, che rifugga dalle semplificazioni e valorizzi le diversità e le ibridazioni. Una forza di opposizione contraria a qualsiasi intesa al ribasso, a tutti i compatibilismi e consociativismi con i quali le realtà dell’attuale centro sinistra finiscono giocoforza per scendere a patti, in nome del governismo, che ha portato disillusione e spinto all’astensionismo ai massimi storici dei nostri giorni.

È indubbio che oggi non sia facile creare un soggetto politico ex novo, senza risorse economiche, e ciò è dovuto in gran parte alla decisione del 2013 (col governo Letta di centro-sinistra) di abolire il finanziamento pubblico dei partiti per assecondare le richieste del primo movimento cinque stelle. Da allora anche i partiti di “sinistra” sono diventati comitati elettorali permanenti, spesso più interessati alle proprie cordate (o le “camarille” direbbe Berlinguer parlando di questione morale) che al bene comune e a creare davvero una politica trasformativa, internazionalista e realmente riformista.
Non è una cosa impossibile dato che è sempre più evidente che esiste una sensibilità diversa, che spesso non vota, capace di immaginare cose controcorrente, con entusiasmo. Pensiamo ai tanti giovani motivati nell’impegno per l’ambiente, alle questioni di genere e a tutta la cartografia instabile delle contro culture della post modernità, che non trova risposte alla domanda di azioni concrete, ma magari solo dispute di potere e personalismi.
L’humus creato dal processo costitutivo e operativo di Pace Terra e Dignità è la base di partenza per attivare subito un processo costitutivo più ampio – rinnovando le metodologie e le pratiche dell’agire politico – che tenga dentro le reti e i nodi nazionali e internazionali d’alternativa, associazioni territoriali, riviste online, centri di ricerca e sviluppi la propria politica con la pratica del consenso, per costruire un progetto di società “altro”, con modalità e mediazioni diverse per realizzarlo. Facciamo presto.

Leonardo Ragozzino

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