Transform! Italia aderisce all’appello: REDDITO per tutti: lavoro o non lavoro.
L’epidemia COVID-19, oltre ai danni diretti che sta causando, ha portato alla luce in maniera ancora più cristallina questioni note, sulle quali si levava l’allarme da anni, da decenni da parte di pochi, ma che ora sono diventate ancora più esplosive, come l’inadeguatezza di un sistema sanitario falcidiato da tagli di risorse economiche, numeri chiusi, spostamento verso la sanità privata e welfare aziendale; il sovraffollamento e le condizioni di vita nelle carceri, con la mancanza di sicurezza e di tutela per i detenuti, e anche per gli operatori; le condizioni delle persone che sono “contenute” nei centri di accoglienza per migranti.Ma in queste settimane emerge pure con evidenza la separazione e la discriminazione fra chi ha un lavoro dipendente, pubblico o privato, con un contratto che garantisce dei diritti e delle misure anche straordinarie di tutela, come la cassa integrazione, e una rappresentanza sindacale, e chi invece è al di fuori di questo sistema. L’istruttore di pilates, l’estetista, l’addetto alle pulizie della palestra che ha chiuso, il barista, l’interprete di conferenza, il consulente aziendale, l’hostess dei convegni, l’attore teatrale, gli assistenti domiciliari e tutti gli altri che possono venirci in mente sono nella maggior parte dei casi lavoratori indipendenti, professionisti con partita iva, collaboratori continuativi, oppure a chiamata, o ancora finti “imprenditori di sé stessi” che aspettano una chiamata dall’algoritmo, come i riders, e questi ancora sono registrati su una piattaforma. O infine sono semplicemente lavoratori al nero.Servono misure e ammortizzatori sociali anche per queste figure che hanno reso “flessibile” il mercato del lavoro. Ora siamo davanti a cambiamenti sempre più repentini e alla necessità indifferibile di strutture politiche e sociali adeguate. Sia per rispondere all’attuale emergenza sia per ridefinire una misura più universale di protezione sociale. È il tempo di semplificare le misure, includere tutta la popolazione, garantire ciascun individuo a prescindere dalla appartenenza alla categoria del lavoro o non lavoro. Dopo i primi provvedimenti destinati agli ammortizzatori sociali è necessario garantire una universalità degli interventi. L’Italia ha introdotto dal 2019 la misura del reddito di cittadinanza che ora, se opportunamente riformata in senso più universalistico e meno vincolante, può essere un importante strumento di sostegno alle persone, come diritto di esistenza.