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EH Bildu cresce in Euzkadi mentre il progetto di Sumar entra in stallo

di Franco
Ferrari

Le elezioni del parlamento della Comunità autonoma basca, avvenute il 21 aprile, hanno in gran parte confermato quanto previsto dai sondaggi pubblicati prima della settimana di silenzio pre-elettorale. La sinistra nazionalista di Euskal Herria Bildu (EH Bildu) ha notevolmente accresciuto i propri consensi al punto da insidiare il primo posto del Partito Nazionalista Basco (PNV), di tradizione cattolico-moderata, che ha sempre dominato il governo locale dalla fine del franchismo.

EH Bildu ha ottenuto il 32,16% con 27 seggi, un incremento del 4,56% in voti e di 6 seggi. Considerato che la partecipazione è cresciuta di quasi dieci punti percentuali, l’incremento in voti assoluti è stato di quasi 100.000 elettori. Non è stato però sufficiente a superare il PNV che ha ottenuto lo stesso numero di seggi ma, pur perdendo il 3,83%, si è fermato al 34,87%.

I partiti nazionalisti convogliano sulle proprie liste i due terzi dell’elettorato basco. I due maggiori partiti spagnoli hanno migliorato la loro posizioni guadagnando 2 seggi i socialisti e 1 i popolari. In grande difficoltà invece la sinistra federalista che si è presentata divisa, come già avvenuto in Galizia. Sumar ha raccolto 35.092 voti, pari al 3,30%, mentre la lista di Podemos si è fermata a 23.679, pari al 2,23%.

Nelle precedenti elezioni del 2020, la sinistra si era presentata sotto il nome di Podemos, allora la componente più forte, e aveva ottenuto 72.113 voti, pari all’8,05% corrispondenti a 6 seggi. Il calo di circa 2 punti e mezzo in percentuale è stato notevolmente amplificato dalla divisione in due liste contrapposte, traducendosi in un crollo da 6 a 1 solo eletto, ottenuto da Sumar nella provincia di Alava. Evidentemente una parte dell’elettorato si è orientata verso EH Bildu visto come unica concreta alternativa al tradizionale potere del PNV. L’unico eletto è un esponente di Izquierda Unida, dato non irrilevante alla luce del dibattito interno a Sumar sul quale torneremo.

All’estrema destra Vox, che in Euzkadi resta fermo al 2,01%, è riuscito a conservare l’unico seggio di cui disponeva.

L’esito del voto è considerato positivo per il governo madrileno guidato dal Psoe che si deve basare sulla tolleranza delle diverse formazioni nazionaliste in Galizia, Euzkadi e Catalogna. Sia il PNV che EH Bildu sostengono il governo e un sorpasso del secondo sul primo avrebbe significato qualche difficoltà in più per i socialisti che sono comunque decisivi per formare il governo autonomo nella Comunità basca.

Molto più semplice per il PSOE continuare a governare con il PNV come potrà fare grazie al fatto che, almeno in termini di voti, questo è rimasto il primo partito. Come già prevede la stampa spagnola, i socialisti potranno chiedere di avere maggior peso nella nuova amministrazione che dovrà insediarsi a metà giugno. Non vi sono dubbi che il nuovo lehendakari sarà il peneuvista Imanol Pradales che, però, dovrà riconoscere ai soci del PSOE qualcosa di più dei 3 consiglieri su 11 di cui disponevano nella vecchia giunta. Equilibri che comunque con modificheranno di molto la politica tradizionale del Partido Nacionalista Vasco.

EH Bildu rivendica di essere una formazione “sovranista”, favorevole al diritto dei baschi di decidere del proprio futuro istituzionale, e progressista. Si tratta di una coalizione sorta nel giugno 2012, quando l’ETA aveva già deciso di abbandonare la lotta armata e di arrivare al proprio scioglimento. La componente maggioritaria della sinistra abertzale (patriottica) aveva dato vita a Sortu a seguito della messa fuori legge di Batasuna. Guidata da Arnaldo Otegi, si tratta della formazione politica tuttora dominante nella coalizione.

Oltre a Sortu, la compongono due formazioni minori: Eusko Alkartasuna, scissione socialdemocratica del PNV e Alternatiba, guidata da Oskar Matute fuoriuscito da Izquierda Unida in dissenso con la tradizionale posizione federalista che la caratterizza. Sortu si definisce come socialista e femminista, contraria al capitalismo e al patriarcato, orientata a costruire una società basata sulla democrazia partecipativa. Propugna la costituzione di uno stato basco nel quadro di una Europa “più umana” sottratta agli interessi capitalistici.

Con la crisi di Podemos, che nel momento di maggior successo era riuscito a diventare il primo partito di Euzkadi, e con l’abbandono definitivo della lotta armata, EH Bildu è riuscito a inglobare quasi tutta l’area della sinistra a sinistra del PSOE. In campagna elettorale, vi sono stati tentativi di polemizzare con la sinistra abertzale richiamando le responsabilità dell’Eta nelle azioni terroristiche che hanno lasciato un segno profondo nella società basca, ma l’esito elettorale ha dimostrato che queste argomentazioni hanno sempre meno presa soprattutto tra le nuove generazioni. D’altra parte alla guida di EH Bildu stanno ormai arrivando militanti che poco o nulla hanno a che vedere con la storia dell’ETA, come il candidato a lehendakari Pello Otxandiano.

Nelle prossime elezioni europee, EH Bildu si presenta nella lista Ahora Republicas formata dai catalani di ERC e dai galiziani del BNG. I sondaggi prevedono attualmente 4 seggi per questa coalizione. Bildu ha sempre aderito al gruppo europarlamentare della sinistra, mentre le altre formazioni sono presenti nel gruppo Verde attraverso l’Alleanza libera europea che raccoglie formazioni nazionaliste o regionaliste. I due capilista di Ahora Republicas appartengono all’ERC che è quindi sicura di entrare all’europarlamento. In ogni caso verrà applicato il principio della rotazione che consentirà a tutte e tre le formazioni nazionaliste di essere rappresentate a Bruxelles.

Dopo le elezioni in Galizia (di cui abbiamo parlato qui) e quelle in Euzkadi, il mondo politico spagnolo rivolge ora la sua attenzione verso la Catalogna chiamata a votare il prossimo 12 maggio. I sondaggi indicano un’ascesa del Partito Socialista che sembra destinato a consolidare il suo ruolo di primo partito, con un aumento di 5/6 punti percentuali, a scapito delle formazioni nazionaliste. Sembrerebbe quindi chiudersi il ciclo politico segnato dal protagonismo del nazionalismo catalano nelle sue diverse espressioni. La sinistra radicale in questo caso è divisa tra la componente federalista e quella sovranista. En Comu Podem raccoglie sia i “comuns2 di Ada Colau coinvolti in Sumar che la componente di Podemos. Mentre gli indipendentisti di sinistra sono organizzati nella Cup. Entrambe le liste sono date in calo e sembrano destinate a raccogliere tra il 5 e il 6% dei voti ciascuna.

Il quadro di frammentazione che emerge dal voto delle tre comunità dove è radicato un forte sentimento nazionalista è in questo momento confermato anche dalle tensioni esistenti nel complesso della realtà spagnola. Dopo la formazione del governo, Podemos, consideratasi emarginata dalle scelte compiute dalla leadership di Sumar (in particolare da Yolanda Dìaz confermata vicepresidente del Governo, ruolo assunto nella precedente legislatura subentrando a Pablo Iglesias) ha abbandonato il progetto di Sumar e anche il gruppo parlamentare comune.

Sia in Galizia che in Euzkadi ha presentato proprie liste senza ottenere seggi. In questi giorni si è aperto un conflitto anche tra Sumar e Izquierda Unida che non ha apprezzato la scelta di collocare al quarto posto nella lista per le elezioni europee il proprio candidato, l’europarlamentare uscente Manu Pineda. Al momento i sondaggi danno a Sumar la possibilità di conquistare quattro seggi ma la tendenza è in calo.

Se Podemos accusa Sumar di avere un atteggiamento troppo subalterno nei confronti dei socialisti, Izquierda Unida ritiene che il movimento di Yolanda Dìaz punti ad emarginare le posizioni più di sinistra adottando un profilo di progressismo social-liberale piuttosto che di sinistra trasformatrice. È vista con preoccupazione la tendenza prevalente ad orientarsi a livello europeo verso i Verdi che oggi, dominati dai tedeschi, hanno una posizione di oltranzismo militarista sia sull’Ucraina che sulla difesa di Israele.

A parte Yolanda Dìaz le figure politiche di primo piano in Sumar sono Inigo Errejon, che aveva guidato una scissione moderata di Podemos ed era stato particolarmente ostile all’alleanza con Izquierda Unida (troppo identificata a suo parere come “vecchia sinistra”), e Ernest Urtasun, esponente di primo piano di quella tendenza della sinistra che dalla crisi del movimento comunista catalano dell’inizio degli anni ’90 aveva puntato anch’essa sulla rottura con la tradizione della sinistra del movimento operaio rappresentata dal PCE e da Izquierda Unida.

Izquierda Unida che deve procedere nelle prossime settimane a eleggere un o una nuova leader (probabilmente sarà Sira Rego ma ci sono altri due candidati) ha per ora sospeso la partecipazione agli organismi dirigenti di Sumar in attesa di assumere una posizione definitiva. Al suo interno una parte della militanza era favorevole ad una presentazione separata alle elezioni europee. Un’ipotesi che è stata accantonata per non introdurre un ulteriore elemento di divisione in un contesto di “avanzata reazionaria in tutta Europa”.

Franco Ferrari

 

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