articoli

Una comunista e femminista guida l’opposizione in Galizia

di Franco
Ferrari

Le elezioni per il parlamento regionale galiziano del 18 febbraio hanno confermato la maggioranza assoluta del Partito Popolare che, dal ritorno della democrazia in Spagna, ha quasi sempre dominato la scena politica locale. Col 47,36%, i conservatori hanno ottenuto 40 seggi, 2 in meno della precedente legislatura ma sufficienti per dominare un’assemblea che conta 75 consiglieri.

L’esito del voto in questa occasione non era però così scontato come altre volte perché i sondaggi avevano lasciato intravedere la possibilità di un cambio di maggioranza che poi non si è realizzato. Questa incertezza sul risultato ha favorito una consistente crescita della partecipazione che è aumentata di 6,4 punti percentuali.

L’unica forza che è cresciuta in misura consistente è stata il principale partito di opposizione, il Bloque Nacionalista Galego (BNG) che ha ottenuto il 31,58% dei voti con un incremento del 7,79%. Per questa formazione di sinistra nazionalista si è trattato del miglior risultato della sua storia.

L’incremento non è però dovuto ad un significativo spostamento di voti dal campo della destra tradizionale al centro-sinistra, quanto alla convergenza di elettori sul partito che maggiormente sembrava in grado di mettere in crisi la tradizionale maggioranza conservatrice. Ne è risultato un forte calo per il Partido Socialista de Galicia, branca locale del PSOE, che ha perso il 5,35% e si è assestato sul 14,04%, e la marginalizzazione della sinistra radicale che, per di più, si è presentata divisa all’appuntamento.

La coalizione Sumar, guidata a livello nazionale da Yolanda Diaz che è originaria proprio della Galizia, ha ottenuto un mediocre 1,90%, molto lontano dalla soglia di sbarramento del 5%, indispensabile per eleggere. Molto peggio ha fatto Podemos che si è fermato ad un irrilevante 0,26%. Nel 2020, le forze che ora si sono presentate divise avevano raggiunto il 3,94%, comunque insufficiente per la conquista di un consigliere. La decisione di Podemos, orientata probabilmente a presentarsi separatamente anche alle prossime elezioni europee, è sembrata motivata, più che da significative questioni politiche, dal conflitto aperto con la stessa Diaz che è sembrata voler emarginare Podemos sia nella formazione delle liste che nel successivo accordo di governo col PSOE.

L’elettorato progressista e di sinistra si è pertanto concentrato sul BNG, una formazione che ha un profilo molto particolare e una storia complessa. Nasce infatti nei primi anni ’80 con un’impronta frontista e con l’obbiettivo di unire tutta la frastagliata galassia nazionalista aggregando sia forze organizzate che singoli aderenti. La formazione politica maggiormente strutturata che ha scommesso sulla formazione del Blocco e che tuttora vi svolge un ruolo di primo piano, benché organizzi non molto più del 10% dei suoi militanti, è l’Unione del Popolo Galiziano (UPG).

L’UPG nasce negli anni sessanta con una notevole influenza del maoismo e dei movimenti di liberazione del terzo mondo. Ha però sempre rivendicato una strada autonoma rifiutando l’allineamento acritico sulle posizioni cinesi scelto da altre formazioni di analogo orientamento ideologico.

L’UPG continua a rivendicare la propria appartenenza al campo comunista. Si definisce sul suo sito web “partito comunista e patriottico, fondato nel 1964, che difende gli interessi della classe lavoratrice e dell’insieme delle classi popolari galiziane. L’UPG assume la lotta di liberazione nazionale nella prospettiva dell’instaurazione di uno Stato galiziano democratico e popolare come unico modo per mettere fine alla colonizzazione che soffre il nostro Paese e come passo indispensabile per la costruzione del socialismo in Galizia”:

L’UPG mantiene rapporti di solidarietà sia con partiti nazionalisti di sinistra come il Sinn Fein che con partiti comunisti che si proclamano “marxisti-leninisti”. Il suo obbiettivo strategico resta l’indipendenza, ma l’orientamento che ha assunto negli ultimi anni, insieme al BNG, è stato di differenziarsi dall’indipendentismo catalano e, in una certa misura, anche da quello basco, per puntare sulle questioni socio-economiche. Il BNG, come l’UPG, continua a rivendicare soprattutto gli aspetti culturali e identitari del “popolo galiziano”, piuttosto che spingere per la rottura istituzionale.

Nel doppio ruolo di leader del BNG e di candidata a conquistare la guida della Xunta galiziana si trova dal 2014, Ana Ponton.

Ana Belen Ponton Mondelo, questo il suo nome completo, è nata nel 1977 a Sarria nella provincia di Lugo. Così l’ha descritta Esquerda nel 2020, il sito di informazione del Blocco di Sinistra portoghese che da tempo mantiene buoni rapporti col BNG galiziano: “laureata in scienze politiche nell’Università di Santiago di Compostela, femminista dichiarata, integra l’Unione del Popolo Galiziano (UPG), la corrente interna maggioritaria e marxista-leninista del BNG. Ha aderito a Galizia Nova, organizzazione giovanile del BNG a 16 anni e a 24 era già deputata nel Parlamento di Galizia, nel 2001. Già in quegli anni si conquistò un ruolo da protagonista per la sua lotta contro Manuel Fraga, del PP, che ha governato la Galizia per diversi decenni. Molto presto ha iniziato a farsi riconoscere politicamente per la sua coerenza, per i suoi richiami alla identità galiziana e per la sua spontaneità libera da pregiudizi dogmatici”.

Ha assunto la direzione del BNG quando questa formazione attraversava una grave crisi a seguito della scissione guidata dal suo leader carismatico Xosé Manuela Beiras che aveva dato vita ad un movimento nazionalista rivale: Anova. Beiras aveva potuto collegarsi alla crescita della sinistra elettorale seguita al movimento del indignados 15M, alla formazione di Podemos e delle “Mareas”. Una fetta consistente di elettorato di sinistra che normalmente seguiva il BNG si è spostato su questa nuova “offerta politica” che si collegava ad una possibile rottura del sistema politico bipolare spagnolo emerso dalla costituzione del 1978. Anova si è rapidamente dissolto per errori di direzione e difficoltà politiche e i suoi elettori sono tornati a sostenere il BNG anche per le capacità dimostrate da Ana Ponton.

La crisi del BNG era iniziata già prima a causa della difficile esperienza di amministrazione comune con i socialisti tra il 2005 e il 2009 che aveva aperto la strada a numerosi conflitti interni. È stata soprattutto l’UPG a mantenere fermo il progetto frontista e a rilancialo grazie alla nuova leader emersa direttamente dalle sue fila.

Il BNG ha puntato alle elezioni del 2024 per conquistare la Xunta e allontanare la destra dal potere, questa volta non più in qualità di socio minore del PSOE, ma guidando direttamente una nuova amministrazione. Ampliare la base sociale del nazionalismo galiziano e costruire un progetto vincente in grado di dare soluzione ai grandi problemi che vive la Galizia in questo momento è l’obbiettivo dichiarato. Proposte che riguardano “l’ambito sociale, economico, democratico, politico, ecologico, del femminismo, dei diritti sociali e del lavoro, le richieste dei giovani, di innovazione e ricerca, di riattivazione industriale, di finanza”, ha dichiarato prima delle elezioni il parlamentare del BNG Xosé Luis Barà.

La campagna elettorale del BNG è riuscita solo in parte perché, come si è detto, non ha realmente inciso sull’elettorato del Partito Popolare ma ha aggregato soprattutto un voto che già si rivolgeva all’opposizione di sinistra. L’elettorato galiziano è profondamente diviso sul piano anagrafico. Se la componente più anziana, che in Galizia dove l’età media è particolarmente alta ha un forte peso, resta largamente fedele ai conservatori, i giovani sono decisamente orientati verso il nazionalismo di sinistra. Ora la sfida del BNG, che a Madrid appoggia il governo Sanchez, è di riuscire a convincere parte dell’elettorato che ancora resta legato, anche per la fitta trama clientelare costruita nei decenni, con la destra tradizionale a scegliere la strada del rinnovamento. Obbiettivo per ora rimandato.

Franco Ferrari

Spagna
Articolo precedente
Le nuove recinzioni nelle città: diritto alla casa, finanza e impoverimento degli abitanti
Articolo successivo
Il termometro della Meloni

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Compila questo campo
Compila questo campo
Inserisci un indirizzo email valido.