Lo Stato di Israele pare riscoprire il diritto internazionale, almeno quando si tratta di dover regolare tempestivamente questioni spinose, con ricadute politico-culturali sul piano interno.
È il caso della controversia sull’affidamento del piccolo Eitan Biran, l’unico superstite della strage della funivia sul Mottarone, conteso fra le famiglie paterne e materne, di origini diverse della cultura ebraica, rispettivamente riconducibili alle tradizioni askenazite e sefardite.
Proprio le vicende processuali sulla custodia del minorenne e la diatriba sull’educazione migliore per il piccolo hanno innescato un dibattito divisivo per Tel Aviv, tanto da fare riferimento alla “frattura familiare” nel dispositivo della corte, che sottolinea l’importanza di trasmettere ‘connessione’ fra i due nuclei familiari.
La nonna materna ha commentato la sentenza parlando di un ‘disastro nazionale’, sebbene l’ex-ambasciatore israeliano in Italia, Avi Pazner, smentisca questa contrapposizione fra paesi, plaudendo alla soluzione individuata, per la quale la comunità ebraica di Milano si è offerta per una mediazione che riavvicini le due parti nell’interesse del bambino.
All’occorrenza insomma una vicenda familiare, senz’altro di carattere diplomatico per le dinamiche di prelievo coatto ed espatrio del minore organizzato dal nonno materno, porta le autorità israeliane a fare affidamento sulla Convenzione dell’Aja per le disposizioni della sentenza, emessa dalla giudice del Tribunale della Famiglia.
Peccato invece che proprio sul piano delle relazioni diplomatiche e dei diritti umani universali, l’approccio del governo israeliano resti improntato al disconoscimento delle rivendicazioni palestinesi, fino all’interdizione di sei organizzazioni non governative, bollate addirittura come ‘gruppi terroristici’.
È questo il caso del decreto militare firmato dal Ministro della Difesa Gantz il 19 ottobre, che accusa ONG riconosciute a livello internazionale per il loro impegno a difesa dei diritti umani, dei bambini, dei prigionieri politici, delle terre e dei contadini, della giustizia di genere, alcune delle quali addirittura con lo status di ente consultivo presso l’ONU.
L’iscrizione alla lista nera ha sciaguratamente riguardato le ONG: Addameer (che sostiene i diritti dei prigionieri politici palestinesi), Al-Haq (membro della Federazione Internazionale per i Diritti Umani), DCI-P Defense for Children International – Palestine (che promuove e difende i diritti dei bambini palestinesi), UAWC (Unione dei comitati del lavoratori agricoli), UPWC (Unione dei Comitati delle donne palestinesi) e Bisan Center (centro per la ricerca e lo sviluppo).
Dal canto suo l’ufficio locale dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani ha affermato che nel fare la dichiarazione, Israele aveva elencato “ragioni estremamente vaghe o irrilevanti, comprese attività del tutto pacifiche e legittime”.
L’atto tutt’altro che meramente simbolico apre nei fatti la strada ad interdizioni e sequestri ai danni delle realtà incriminate, come successo a luglio scorso con l’irruzione negli uffici e la confisca dei computer dell’organizzazione Defence for Children International a Ramallah.
Finora l’iniziativa ministeriale è costata un viaggio a Washington di un’apposita delegazione dei servizi di sicurezza israeliani, per spiegare al Dipartimento di Stato americano le presunte ragioni della condanna, che fanno riferimento a legami con il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina (FPLP), un partito marxista considerato come ‘terrrorista’ da Tel Aviv.
Le accuse di terrorismo o di fiancheggiamento, come denuncia anche il gruppo BDS nel suo appello internazionale, mettono a repentaglio il lavoro delle ONG, rimarcando l’intento intimidatorio e l’approccio repressivo verso il popolo palestinese ed il suo attivismo politico.
Da Amnesty International, a Human Rights Watch, passando per Oxfam sono molte le organizzazioni a tutela dei diritti umani a condannare fermamente questo bando, richiamando il governo di Tel Aviv al rispetto delle Convenzioni internazionali e chiedendo ai governi europei di intervenire, censurando le accuse infondate e la criminalizzazione arbitraria di voci scomode tanto all’autorità palestinese, quanto allo stato israeliano.
L’Unione Europea infatti ha rapporti molto consolidati con alcune di queste organizzazioni, beneficiarie peraltro dei fondi per progetti di partenariato.
Il portavoce del Servizio Esterno dell’UE, Peter Stano, ha dichiarato di ‘prendere molto seriamente le accuse mosse’ chiedendo un incontro con Israele, apparentemente più per la verifica del rispetto dei requisiti di accesso ai finanziamenti, che per una presa di posizione politica a sostegno delle ONG.
In una nota successiva però si specifica come “il sostegno alla società civile palestinese è un elemento importante del sostegno alla soluzione dei due Stati”.
Di fatto la campagna persecutoria israeliana a scapito dell’autodeterminazione palestinese non si limita al piano giuridico, dato che appena pochi giorni fa sono state annunciate concessioni edilizie per 1300 nuove unità abitative nei territori illegalmente occupati da Israele in Cisgiordania, che si sommano ai 2000 edifici già autorizzati ad agosto.
Lo stesso gruppo israeliano per i diritti umani B’Tselem ha definito la dichiarazione del governo “un atto caratteristico dei regimi totalitari, con il chiaro scopo di chiudere queste organizzazioni“, dichiarando la propria solidarietà con i colleghi palestinesi, con cui viene ricordata la collaborazione pluriennale, una cooperazione civile per la pace, invece dell’ormai consolidata sopraffazione militare di conquista.
Anche per questo non è mancata una “furiosa reazione contraria a livello interno” come testimonia il Times of Israel, denunciando l’assenza di qualunque logica di prevenzione per la difesa nazionale in un’operazione di persecuzione politica che avvicina sempre di più lo stato confessionale ebraico ad altri regimi autoritari medio-orientali, come l’altalenante avversario turco, in un bacino mediterraneo dove i diritti umani continuano gravemente a ristagnare.
Info:
https://apnews.com/article/middle-east-israel-terrorism-96464d7d14c3a1a0b5adb75a45aa6a5e.
https://www.bdsitalia.org/index.php/la-campagna-bds/comunicati/2685-ong-palestinesi.