2 agosto 1980, l’attentato alla stazione di Bologna, con i suoi 90 morti, chiude il periodo delle stragi che dal 12 dicembre 1969 ha abbracciato il decennio degli anni ’70, ha accompagnato il lungo ’68 italiano, il lungo ciclo di lotte operaie, di mobilitazioni sociali, che ha trasformato l’Italia; alla fine di quell’anno la sconfitta della lotta alla FIAT, segnata dalla marcia dei 40.000, chiude simbolicamente la fine.
Gli anni del decennio lungo della stragi, si iscrivono nella trama della cosiddetta ‘guerra fredda’ del confronto est-ovest, in quel processo storico che in particolare nel nostro paese è stato definito come una lunga guerra civile strisciante. In questo processo gli anni ’70 sono stati anche quelli della lotta armata, il cui culmine è stato toccato con il rapimento Moro. Sempre nel 1980 inizia la crisi delle due principali organizzazioni Brigate Rosse e Prima Linea con i primi pentiti Patrizio Peci e Roberto Sandalo.
L’attentato alla Banca Nazionale dell’Agricoltura del 12 dicembre 1969 è considerato l’inizio della cosiddetta ‘strategia della tensione’ dove il termine strategia rimanda all’obiettivo di una svolta autoritaria, condiviso da soggetti diversi interni ed esterni agli apparati di stato ed internazionali. Si tratta in realtà di un salto di qualità di una strategia che era già all’opera da diverso tempo. A Milano, il 25 aprile 1969: due ordigni scoppiano alla Fiera campionaria e all’Ufficio cambi della Banca Nazionale delle Comunicazioni della Stazione centrale, provocando una ventina di feriti. È il primo atto della campagna di attentati che pochi mesi dopo porterà a Piazza Fontana. Come accadrà per Piazza Fontana, l’ufficio politico della questura di Milano accusa un gruppo di 15 anarchici la cui innocenza verrà riconosciuta dopo 7 mesi.
Successivamente, l’8 ed il 9 agosto 1969 esplodono otto bombe posizionate su diversi treni delle Ferrovie dello Stato, presso le stazioni di Chiari, Grisignano, Caserta, Alviano, Pescara, Pescina e Mira, mentre altre due bombe verranno ritrovate, inesplose, nelle stazioni di Milano Centrale e Venezia Santa Lucia.
L’accusa per piazza Fontana a Pietro Valpreda, l’accusa al mondo anarchico – che provoca la morte negli uffici della questura di Milano il 16 dicembre di Giuseppe Pinelli – si iscrive nel processo di criminalizzazione e nell’azione depressiva delle lotte operaie e studentesche, delle manifestazioni di piazza.
Guido Crainz nel X capitolo del suo libro Il paese mancato[1] parla del clima successivo al fallimento dell’unificazione socialista, dell’azione del presidente Saragat, a supporto di una azione politica di isolamento del partito socialista, che si inserisce nel clima generato dalla morte dell’agente di polizia Antonio Annarumma il 19 novembre a Milano, durante lo scioepro generale. È un clima già “costruito” dalla grande stampa[2], mentre già da primavera le relazioni dei prefetti parlano “della propaganda eversiva delle forze di sinistra” e via così. Come scrive Guido Crainz, “I rapporti di prefetti e questori sono un ‘documento’ della cultura di chi scrive più che della realtà: testimoniano in questo caso dell’arroccarsi a destra di settori significativi degli apparati dello stato”.
È la cultura cui si rivolge il messaggio del presidente della Repubblica Giuseppe Saragat con il suo appello ”contro “il barbaro assassinio “ e l’invito a ”mettere in condizioni di non nuocere i delinquenti, il cui scopo è la distruzione della vita”.
Di contro la lotta dei metalmeccanici sale di livello con la manifestazione nazionale del 28 novembre a Roma, lo sciopero ad oltranza dei 20.000 operaie delle carrozzerie di Mirafiori ed il blocco delle merci delle grandi fabbriche milanesi. Il 21 dicembre, nel clima determinato dalla strage, si chiude anche il contrato dei metalmeccanici delle aziende private[3].
Siamo ad un passaggio cruciale nella straordinaria trasformazione che l’Italia sta attraversando a partire dagli anni ’60, con lo sviluppo industriale trascinato dai beni di consumo durevole, in primo luogo l’automobile, caratterizzata dalla crescita demografica, le grandi migrazioni interne dalle campagne alle città, dal sud al nord. Non ultima infine la scolarizzazione di massa che vedrà protagonisti della ‘rivolta studentesca’ del ’68 milioni di giovani nati nel dopoguerra, il ’68 degli studenti – anticipato dalle lotte occupazioni universitarie del ’67 – che si salda con l’autunno caldo degli operai e darà origine al più lungo ciclo di lotte nell’Europa del secondo dopoguerra.
Contro questo ciclo di lotta, che si presenta come una vera e propria rivolta sociale, che si diffonde capillarmente in tutto il paese, le classi sociali che sino ad allora hanno governato e dominato il paese, gli apparti di stato e gli organi di stampa fanno ‘buon uso’ della strage alla Banca Nazionale dell’Agricoltura.
Vedi la prima informazione[4] del prefetto di Milano Libero Mazza al ministero dell’Interno “ipotesi attendibile che deve formularsi indirizza indagini verso gruppi anarcoidi aut comunque frange estremiste” analoghe le dichiarazioni del dr. Calabresi riferite dal quotidiano La Stampa[5].
La direzione della DC afferma che l’attentato ”è il risultato di una predicazione della violenza come metodo e come fine nei rapporti sociali” e Saragat fa appello “alla magistratura, davanti a cui giacciono molte denuncia per istigazione al terrorismo”[6]. Il presidente della Repubblica farà il suo affondo con il discorso di fine d’anno. Solo il ministro del lavoro Donat Cattin, impegnato nella mediazione per la conclusione delle trattative contrattuali, mantiene una posizione mediana.
Nella realizzazione degli attentati e nella loro gestione politica convergono, colludono variamente diverse componenti che attraversano l’ampio spettro che va dalle organizzazioni fasciste, alle forze di governo passando per gli apparti dello stato più o meno deviati, come si userà dire, componendo tuttavia un blocco sociale e politico che nella sua diversificazione interna intende porre fine al conflitto sociale, riportare l’ordine instaurando un governo, un regime comunque autoritario.
Il conflitto sociale che vedrà un altro picco nei contratti nazionali del 1972-73 incontrerà sulla strada ancora le stragi del 1974:
- la strage di Piazza della Loggia Brescia, durante un a manifestazione contro il terrorismo neofascista L’attentato provocò la morte di 8 persone e il ferimento di altre 102;
- il 4 agosto, all’uscita della galleria degli Appennini, nei pressi della stazione di San Benedetto Val di Sambro un ordigno ad alto potenziale esplode nella quinta vettura del treno espresso 1486 Italicus, determinato la morte di 12 viaggiatori ed il ferimento di moltissimi altri[7]. Se il treno fosse stato in orario, la bomba sarebbe esplosa all’interno della galleria provocando una stage di ben altre dimensioni.
Nel 1975 nelle elezioni regionali Liguria, Lazio e Pimonte passarono a maggioranze PCI-PSI, mentre nel 1976 nelle elezioni nazionali il PCI arrivò rispettivamente al 34,37% e al 33,, 83 % dei voti alla camera ed al senato, ma la DC prese più del 38% dei voti, sottraendo voti all destr, si apriva così quella fase politica che , fu definita del ‘compromesso storico’, il cui stratega nella DC Aldo Moro fu poi rapito il16 marzo 1978 da parte delle Brigate Rosse e poi ucciso. La gestione del rapimento segnò a sua volta un passaggio decisivo nello scontro politico trai partiti con il confronto tra i fronte della fermezza, in cui si distinse il partito comunista (PCI) ed il fronte della trattativa. Quella stagione politica fu segnata dall’esplosione del cosiddetto movimento del ’77 che vide scendere in paizza una nuova composizione sociale, giovanile e non solo, frutto dei profondi processi di ristrutturazione produttiva , messi in atto a partire dal 1973 nei quali la grade fabbrica veniva ridimensionata con la diffusione sul territorio diparte di segmenti dei cicli produttivi e ristrutturata all’interno con nuove forme di automazione e l’introduzione dei primi robot (vedi verniciatura e saldatura nel ciclo dell’auto); si affermano cicli produttivi territoriali specializzati, sistemi locali di sviluppo i cosiddetti ‘distretti’, caratterizzati da una rete di piccole-medie unità produttive che arrivano a distribuire le produzioni su scala familiare e mettono a valore il tessuto esistente di relazioni sociali e competenze professionali. I cicli produttivi si ramificano al fuori dei poli tradizionali e si afferma il cosiddetto modello adriatico che vede diffondersi di filiere produttive nelle Marche ed in Puglia.
È un periodo quindi segnato da formazioni radicali dei processi produttivi e degli assetti sociali, segnato da una inflazione a due cifre, nel contesto di processi di ristrutturazione dell’economia globale avviati con la la dichiarazione della inconvertibilità del dollaro, passaggio cruciale nella costruzione di una finanza globale, e dalla crisi energetica generata dalla quadruplicazione del prezzo del petrolio.
Il movimento del ’77 produsse momenti di scontro politico e di piazza nella primavera, il cui cuore furono per un verso gli scontri nella città di Bologna dove il movimento si scontrò con l’apparato politico e amministrativo del PCI e con i mezzi cingolati inviati dal ministro degli interni Francesco Cossiga e la cacciata del segretario della CGIL Luciano Lama dalla università La Sapienza di Roma intervenuto con un comizio, difeso dal servizio d’ordine sindacale, pe riportare l’ordine nell’università. In realtà in quei mesi tutte le città dalle Più grandi come Torino, Milano sino a quelle di provincia videro lo sviluppo del movimento che si espresse nel settembre di quell’anno nel Convegno contro la repressione’ convocato a livello internazionale in risposta agli eventi della primavera. Su quel terreno crebbe il reclutamento da parte delle principali organizzazione della ‘lotta armata’ come le Brigate Rosse e Prima Linea, ma non solo di fu uno sviluppo di reti territoriali più o meno estese e di gruppi locali che svilupparono una propria pratica di ‘combattimento’. Della crisi con i primi pentiti nel fatidico 1980 abbiamo già detto, migliaia di persone passarono per le carceri e le aule di tribunale. Il 7 aprile del 1979 ci fu la retata negli ambienti della ‘autonomia operaia’ nel mondo accademico di riferimento, da aprte della procura di Padova, che si muoveva dall’ipotesi, sbagliata, di una direzione unitaria di quel complesso e contradditorio fenomeno sovversivo.
La strage di Bologna arriva nella fase calante del conflitto sociale, nel pieno dei processi di ristrutturazione sociale, mentre si sta per manifestare la crisi delle organizzazioni armate di sinistra, quando l’esperimento del ‘compromesso storico’ si può considerare concluso, una situazione di passaggio in cui tuttavia sono presenti forti elementi di conflitto sociale e politico, dove il quadro politico nazionale è chiaramente instabile. Il governo Andreotti V[8], trentacinquesimo governo della Repubblica Italiana ottenne la fiducia al senato per un solo voto. Nelle elezioni la DC otterrà il 38% il PCI il 30% dei voti. Sarà nel 1983, quando PCI e PSI, radicali e demoproletari assieme supereranno i voti della DC, che quest’ultima rinunciò a guidare il governo e divenne primo ministro Bettino Craxi.
Delle stragi che sino succedute nel ‘decennio lungo delle stragi’ quella di Bologna è la più controversa, nonostante l sua conclusione giudiziaria e le integrazioni successive che arrivano ai giorni nostri, anzi proprio nella valutazione delle sentenze e delle indagini le posizioni sono molto diversificate, questo da anni ed ultimamente sulle pagine de Il Manifesto’. La complessità delle ‘trame’ che hanno prodotto gli attentati stragisti è un dato costante, non è nostra intenzione partecipare a quella discussione, che per per la varietà di posizioni, se non per la complessità dei fenomeni, è paragonabile alle vicende delle indagini e del percorso giudiziario relativo alla cosiddetta ‘Trattativa stato-mafia’. Non ne abbiamo le competenze, posto che qualcuno dei partecipanti al confronto pubblico le abbia.
Resta per noi un dato incontrovertibile, per decenni il nostro paese ha vissuto straordinarie trasformazioni che hanno generato e sono state a loro volta generate da straordinari conflitti e movimenti sociali, da una partecipazione di massa, da una altrettanto straordinaria crescita culturale. Contro quei movimenti, contro quella crescita culturale e politica sono state messe in atto strategie che non si sono fermate di fornte al sacrificio di decine di innocenti per difendere i rapporti di potere esistenti.
Gli ultimi 30 anni, tra il vecchio ed il nuovo millennio, hanno visto l’espressione di movimenti, nuovi contenuti e nuove pratiche si sono aggiunte di fronte alla crisi climatica e ambientale, alla globalizzazione ed alle crsi globali, ma nel complesso abbiamo assistito ad un degradarsi della composizione sociale, produttiva, politica e culturale del paese, nella assenza di un rinnovarsi delle classi dirigenti, di una capacità di direzione strategica del paese, co le conseguenze che sono sotto i nostri occhi.
Quella storia dobbiamo conoscere, di quella storia dobbiamo ragionare, della storia si deve fare un uso pubblico, senza i quale non c’è possibilità di cogliere le ragioni del presente e le premesse di un futuro possibile, contro l’affermazione non c’è alternativa al futuro che inevitabilmente è destinato a nascere dal nostro presente. La ricerca e la pratica della alternativa è necessaria difronte alla pandemia sociale in cui simo immersi.
[1] ‘Il paese mancato’[1] 2003 Donzelli: X.5 Gli anni degli operai: premesse e apogeo pp. 356 e sgg.
[2] Titoli del Corriere della Sera 12-13-14-15 novembre: Violenze di estremisti alla FIAT: Fiat: operai contro impiegati; Violenze alla Fiat; La Fiat sospende 59 operai; Incidenti e violenze alla Lancia.
[3] http://archivio.fiom.cgil.it/autunno69/crono_dicembre.htm.
[4] Il paese mancato’[4] 2003 Donzelli: X.5 Gli anni degli operai: premesse e apogeo pp. 364.
[5] Il dr. Calabrese [sic] … mi dice” Certo è in questo settore che dobbiamo puntare, estremismo, ma estremismo di sinistra. A roma hanno fatto esplodere una bomba al monumento del Milite Ignoto.Non sono certo quelli di destra che fanno queste azioni. Sono i dissidenti di sinistra: anarchici, cinesi, operaisti (Potere Operaio, Lotta Continua).
[6] Ibid., p. 365.
[7] https://www.collettiva.it/copertine/italia/2020/08/04/news/italicus-216322/.
[8] http://www.dellarepubblica.it/vii-legislatura-v-andreotti (scheda indicativa della successione degli eventi, fatta salva qualche imprecisione.