Per chi è stato a Firenze lo scorso sabato è stata davvero una bella giornata. I numeri dei partecipanti alla manifestazione promossa dagli “insorgenti” della GKN, è stata davvero enorme e hanno risposto in pieno all’aspettativa che ognuno di noi, magari segretamente, si auspicava. Una presenza multiforme con una articolazione di soggettività che andava da centri sociali, forze politiche, organizzazioni, associazioni che hanno risposto all’appello dei lavoratori e le lavoratrici della GKN e dei movimenti ambientalisti, di convergere in un appuntamento nazionale, per esprimere una opposizione alle politiche economiche e guerrafondaie del governo.
È stato un passaggio importante che ha visto attraversare la città di decine di migliaia di persone preoccupate e indignate di come si stia affrontando la crisi economica e ambientale nel nostro paese e a livello globale.
Indignate per l’aumento delle spese militari che sottraggono soldi pubblici a sanità, scuola, welfare e rafforzano i giochi di potere che i grandi interessi finanziari hanno in Italia e nello scenario globale. Dopo due anni di pandemia, la promessa che ne saremmo usciti migliori, sembra buttata nel cesso. La promessa di una transizione che consenta di fermare almeno il surriscaldamento dell’atmosfera e consentire di poter continuare ad abitare il pianeta, archiviata nella lista di cose da fare dopo.
Intanto la finanza specula su ciò che vuole, acqua, energia, terre, arrivando a quotare nella borsa di New York, ogni risorsa naturale. Proprio quella finanza che decide di delocalizzare le fabbriche, come la GKN, anche se attive ed in buona salute, per aumentare di qualche zero virgola incassi e dividendi. Cancellando sistemi produttivi, lavoro e sicurezza.
Lo scenario di investimenti pubblici del PNRR che dovrebbero servire a raddrizzare la rotta e consentirci di riprenderci, si allontana ancora.
Quindi il “che fare” sembra più che mai urgente e necessario. Serve certamente una convergenza che sappia ricondurre le tante vertenze i tanti conflitti in una vera opposizione politica. Una ricostruzione di un blocco sociale che partendo dalla propria condizione, per quanto disgregata e frantumata, sappia definire un proprio progetto non solo di opposizione ma di vera prospettiva di alternativa.
La manifestazione di Firenze e il percorso che le operaie e gli operai della Gkn hanno saputo mettere in atto restituisce alla lotta un valore non solo per un risultato pratico alla risoluzione della difesa del proprio posto di lavoro, ma anche alla capacità del conflitto di raccogliere intorno a sé ogni lotta contro le molteplici sfaccettature del conflitto tra capitalismo e vita. Bisogna prendere atto che questo può accadere solo sulla mobilitazione e la convergenza dei soggetti sociali, oggi non rappresentati nel palazzo, ma che anche nella rappresentanza sindacale trovano poca rilevanza.
Una delle assenze che più ha colpito nella bella giornata di Firenze, è stata infatti la mancata presenza delle maggiori organizzazioni sindacali, a partire dalla FIOM e della CGIL, che pure sono i riferimenti della lotta della GKN. Una assenza che pone ancora più domande sulla capacità del maggiore sindacato di schierarsi e assumere il compito di rappresentare non solo il malcontento delle tante vertenze senza risposta, ma anche la possibile proposta di alternativa alle scelte governative. Lontani i tempi in cui la vicenda di Pomigliano aveva raccolto intorno alla FIOM la speranza e l’aspettativa di una possibile riscossa. Eppure basterebbe poco per riprendere il cammino e far tornare al centro il movimento operaio e il conflitto delle tante vertenze.
Va dato merito alla GKN non solo di aver ripreso la parola nome dei tanti lavoratori e lavoratrici che in questi anni hanno visto perdere il proprio posto di lavoro e il proprio salario ma anche quella di aver saputo intrecciare le tante e diverse mobilitazioni sull’ambiente, sulla conversione di un modello economico più giusto socialmente ed ecologicamente con il tema del lavoro.
Un lavoro dignitoso e un pianeta da rispettare sono infatti aspetti che vanno a braccetto per immaginare una fuoriuscita da una crisi che, senza una presa di parola di molti, sembra destinata ad essere affrontata con la cura di sempre, ristrutturazione/restaurazione a carico dei deboli, arricchimento e benefit per i potenti.
La giornata di Firenze offre una speranza, ma c’è ancora strada da fare.