Un forum, non un’assemblea, come prima tappa per dar vita ad un obiettivo ambizioso, un Movimento contro la guerra che coinvolga l’intera Europa, quella i cui governi hanno deciso senza colpo ferire che, all’invasione criminale di Putin in Ucraina si potesse rispondere in una sola maniera, ovvero inviando armi al governo ucraino. L’incontro che darà il via a questo percorso si tiene domenica 3 aprile a Roma, presso il Centro congressi dell’Hotel The Hive, in Via Torino 6, a poche centinaia di metri dalla Stazione Termini, a partire dalle ore 10.00. L’incontro è stato organizzato da DemA (Democrazia e Autonomia), il movimento formato da Luigi De Magistris, ManifestA, la componente parlamentare che sta rappresentando le forze di sinistra contrarie alla guerra, Rifondazione Comunista e Potere al Popolo. Molte/i gli ospiti provenienti da altri Paesi europei: dalla Francia arrivano Gabriel Amard, deputato per l’Unione popolare e responsabile del giornale L’Insoumission di La France Insoumise mentre per il Belgio ci sarà Michele Daniele, assistente al Parlamento europeo del Ptb – Pvda. Sarà a Roma anche Katerina Anastasiou, sia in qualità di responsabile esteri del Kpo (il Partito Comunista Austriaco) che di esponente di Transform Europe. Due testimonianze, arriveranno, per differenti e comprensibili ragioni, in video, dalla Turchia con Ertuğrul Kürkçü, presidente onorario dell’Hdp e dalla Russia con Alexander Batov, esponente di una forza di sinistra, Rot Front e contrario all’invasione, Ione Belarra, segretaria generale di Podemos e ministra dei Diritti Sociali. Mentre scriviamo sono in corso contatti febbrili per avere anche esponenti provenienti dalla Germania e da altri che si potrebbero aggiungere in queste ore. Ci saranno poi gli esponenti delle organizzazioni promotrici in Italia ed altre/i autorevoli interlocuzioni. L’evento sarà trasmesso in diretta streaming, anche perché la sala non contiene più di duecento persone. Ci si può già prenotare per aver garantito l’accesso inviando una mail a europeagainstwar@gmail.com
Ma al di là degli aspetti organizzativi sono estremamente importanti le ragioni politiche per cui si è convocato questo Forum con cui si vorrebbe, come già detto, dar vita ad un percorso. L’appello (www.rifondazione.it/primapagina/?p=50064 ) con cui è stato lanciato l’incontro, è per forza di cose articolato. Proprio il rifiuto di una logica binaria e/o “campista” è il terreno su cui ci si intende confrontare. Nella condanna inequivocabile all’invasione russa in Ucraina, giudicata come criminale, non è accettabile che, chiunque provi ad articolare un ragionamento più complesso venga bollato come putiniano. Non solo in Italia, da questo punto di vista, si è arrivati a forme di isteria tale da creare liste di proscrizione per chi non si adegua al pensiero dominante. Nei talk show si invitano, ogni tanto, coloro che pongono problemi come l’espansionismo ad est della Nato e la necessità del suo superamento, coloro che propendono per il disarmo, che chiedono soluzioni diplomatiche e non la fornitura di armamenti all’Ucraina per giungere ad una lunga e sanguinosa guerra. Ma chi eleva pensiero critico è, appunto tacciato di “connivenza col nemico”, al massimo di essere “anima bella”. Il furore bellicista, maggioritario in Parlamento ma non nel Paese, non può essere messo in discussione, al punto che si arriva a silenziare le parole sagge del Papa, aggredire storici, opinionisti, persino comici, spingere verso una russofobia che supera i limiti del grottesco. Chi, come molti di noi, da tanti anni condannano duramente le politiche nazionaliste di Putin, il regime di repressione del dissenso imposto nel proprio Paese, si trova a ricevere lezioni di democrazia da leader politici ed editorialisti che fino a pochi mesi fa osannavano l’invasore dell’Ucraina come un fervente difensore dei “valori occidentali”. L’appello e di conseguenza il movimento che si intende costruire, si schierano, semplicemente, dalla parte dei popoli: quello ucraino, martoriato dalla guerra, quello russo, represso e impoverito anche dalle sanzioni, quelli europei, che già cominciano a pagare il costo di una folle scelta guerrafondaia. Chi si ritroverà domenica al Forum fa una scelta di pace come unica alternativa possibile, alla smilitarizzazione del mondo. Che si seguano le parole di Pertini, quel “svuotare gli arsenali riempire i granai”, pronunciato quando giurò da Presidente della Repubblica e che i 104 milioni giornalieri di aumento previsto delle spese militari in Italia si destinino invece alle tante emergenze sociali mai affrontate nel Paese: sanità, scuola, casa, lavoro, pensioni, redditi. Tra gli effetti tragici e micidiali dell’invasione, il più visibile in Europa è legato all’arrivo di milioni di profughi, per ora in gran parte fermi nei paesi confinanti l’Ucraina, ma che oramai cominciano a raggiungere anche l’intero Continente (in Italia ne sono arrivati già 75 mila per il 90% donne e bambini. Il movimento che si vuole costruire intende coniugare pace e accoglienza. Sarà un movimento dalle parole chiare e prive di ambiguità nelle scelte da operare quanto capace di includere, essere plurale, porsi l’obiettivo di dare rappresentanza alle tante e ai tanti che, in questo mese di oscena guerra, si sono riattivati, sono scesi in piazza, hanno esposto senza ipocrisia la bandiera della pace. E il forum è un passo, come lo sono state le tante manifestazioni che si sono svolte e si stanno svolgendo in vari paesi europei. Un continente di uomini e donne pensanti che non sono disponibili a rimanere inerti di fronte ad un confronto fra potenze che si combatte, senza remore, con i corpi degli altri e che insieme al conflitto in Ucraina guardano a donne, uomini e bambini in fuga da guerre altrettanto sanguinarie ma che non trovano posto in Europa.
Stefano Galieni