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Contro la guerra, il riarmo, il militarismo ed ogni nazionalismo

di Marino
Calcinari

“Tutto ha sotto il cielo una sua ora, un tempo suo… il tempo di nascere, il tempo di morire, il tempo di demolire, il tempo di costruire, il tempo di tacere, il tempo di parlare, il tempo di amare, il tempo di odiare, il tempo della guerra e il tempo della pace…” (Qohelet o l’Ecclesiaste).

“L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo” (art. 11 Costituzione della Repubblica).
“Two, one two three four / Ev’rybody’s talking about / Bagism, Shagism, Dragism, Madism, Ragism, Tagism/This-ism, that-ism, is-m, is-m, is-m./All we are saying is give peace a chance (John Lennon &Yoko Ono).

Sabato 15 marzo eravamo a Roma in piazza Barberini per gridare il nostro NO alla guerra, al riarmo e agli 800 miliardi per finanziare la deriva militarista dell’Europa, per dire no alla NATO ed ai suoi sicofanti e calendiani estimatori, perché se vuoi la pace devi preparare la pace, e non altro, non cercare giustificazioni o alibi per consentirne la rimozione dall’orizzonte del futuro che essa merita. Tutti parlano di Ursula von der Leyen, anche di Angela Merkel o Christine Lagarde, presidente della BCE, io ricorderò sommessamente, in questa breve digressione, altre donne cui l’Europa dovrebbe guardare oggi, perché anche grazie al loro lascito si è costruita l’Europa del XX secolo. 

Florence Nightingale era inglese e frequentò i campi di battaglia europei, quelli della Repubblica Romana (1849) e quelli di Crimea (1854), per portare conforto assistenza, solidarietà alle vittime di quel conflitto; è perciò considerata come la fondatrice della Croce Rossa avendo promosso l’istituzione e lo sviluppo della professione infermieristica nella sua forma moderna. 
Maria Curie nel 1903, che ricevette il premio Nobel per la Fisica, fu un’ardente pacifista e nella prima guerra mondiale insieme alla figlia Irene operò in qualità di radiologa per accudire e curare i soldati feriti.
Bertha Von Suttner, scrittrice austriaca, fu una delle prime donne insignita nel 1905 del premio Nobel per la pace. In virtù del suo romanzo antimilitarista Die Waffen Nieder (Giù le armi!), ricordato perché primo bestseller con tematiche pacifiste, scritto nel 1889.
Clara Zetkin è invece ricordata per aver proposto nel 1910 la giornata per i diritti delle donne, quell’otto marzo che ricordava la strage delle donne, lavoratrici nella fabbrica Cotton di New York, bruciata nel 1908.
Cora Slocomb di Brazzà fu cosmopolita, colta ed assennata imprenditrice, pacifista e attivista contro la pena di morte, femminista antelitteram. Nel 1896 a New York riuscì a far riaprire un processo e salvare dalla sedia elettrica una donna, rea confessa dell’omicidio dell’uomo che per anni l’aveva seviziata.
L’attualità del loro pensiero, e dell’azione, evidenzia l’alterità con cui ancora oggi andrebbe posta la questione della pace o della guerra e gli obiettivi da perseguire nell’immediato.  

La manifestazione per la pace di chi si è ritrovato in piazza Barberini qualche indicazione ha dato. Non solo un netto no al riarmo ed all’economia di guerra ma sì alle trattative, alla diplomazia, alla tregua per fermare la guerra in Ucraina e per parlare col “nemico”, perché con lui devi trovare un accordo e non con altri, e sapere di dover dire no alla NATO, la cui ragion d’essere è finita con la scomparsa dell’URSS, non è una posizione ideologica, ma è preliminare allo scenario futuro, a quel progetto politico di Europa comunitaria pensata non solo dagli antifascisti italiani a Ventotene, ma da quanti aspiravano quasi un secolo fa ad un futuro di pace, ad un’idea di sviluppo cofederativo tra i vari Stati nazionali, al superamento dei nazionalismi.
La situazione invece sembra essere tornata, quasi nemesi storica, quella del 1938, la riesumazione di un “patto di Monaco-2 ” che lascerebbe carta bianca alle grandi imprese multinazionali, che accetta la realpolitik trumpiana e il nazionalismo panrusso putiniano e che per arginarlo bastino o servano 800 mld di euro per il riarmo, ed intanto si trascura o non si vede cosa accade in Serbia (oggi!), o in Romania o nell’ Ungheria di Orban: la “sdemocratizzazione” dell’Europa.

La manifestazione che si è svolta in piazza Barberini partiva da qui, dalla necessità di impedire questa deriva, e di intervenire con parole d’ordine ben precise ed adeguate che mettessero ordine ed unificassero un sentire comune: smilitarizzare, riconvertire, trasformare il pericolo di guerra in un’opportunità per la pace. Abbiamo trovato l’ascolto di oltre diecimila persone. Eravamo minoranza? Ce ne faremo una ragione, anzi no, siamo sempre stati dalla parte del torto. 

In questa piazza, dove nell’antica Roma si svolgevano le feste dette Floralia, ci si ritrova davanti alla fontana del tritone. Sono riuscito a mangiare verso l’una un boccone nella piadineria, dopo il viaggio in treno da Trieste e sono contento di ritrovarmi in una città che conosco ormai da sempre, fin dagli anni 60 quando venivo a trovare la zia materna, che faceva la colf presso alcune famiglie benestanti, lei, slovena si sentiva però a suo agio nella capitale. Entro in un bar per un caffè. Sono le due, esco mentre arriva il camion dell’USB con le bandiere e gli impianti di amplificazione, e cominciano ad affluire, in buon anticipo giovani e meno giovani, alla chetichella o in gruppo, con bandiere megafoni, volantini, c’è insomma un’aria di normale euforia che prende consistenza quando appare lo striscione del Partito della Rifondazione Comunista: “Fuori la guerra dalla storia. Pane, pace lavoro”, ma è uno dei tanti, quindi Transform, con tutta la redazione, la casa del popolo “Silvia Picci” di Lecce, c’è il “Comitato Donne Lavoratrici del mondo” che fa riferimento all’USB, c’è PAP (Potere al Popolo) e posso rivedere Giorgio Cremaschi cui mi lega tutta l’ esperienza di “Essere Sindacato”, ma non c’è tempo per i ricordi, con noi ci sono circoli dell’ARCI con le loro bandiere, alcune sezioni dell’ANPI che avevano fatto proprio il giudizio dato dal segretario nazionale Pagliarulo sul piano Rearm Europe (“un tradimento degli ideali a fondamento dell’Europa unita, perché il riarmo degli Stati ci spinge sull’orlo della terza guerra mondiale, fomenta e rafforza i nazionalismi, causa principale di entrambi i conflitti mondiali e della stessa nascita del fascismo e del nazismo”) e dunque avevano scelto di stare qui anziché andare in piazza del Popolo. Arriva il segretario del PRC, Maurizio Acerbo, e così c’è modo di conversare, ritrovandosi con molti vecchi amici e compagni che praticano con coerenza la strada difficile ma necessaria dell’alternativa perché un’altra Europa sia possibile. Come avevamo detto e sostenuto al tempo della vicenda greca, con Tsipras nel 2014. Ed ancora adesso c’è un popolo della pace che non si rassegna, che continua quella lotta e non ci sta a banalizzazioni a semplificazioni schematiche che spesso indulgono al pessimismo. Ma chiede ascolto, dialogo, capacità di confronto. La piazza si colora del gigantesco striscione con i sette colori della pace e il corteo comincia a muoversi…
“Unica sicurezza sono i diritti”, “Sì alla pace e al disarmo, alla riconversione ecologica e produttiva, no al riarmo, alla NATO e all’esercito europeo”. 

In piazza Barberini una bandiera della Palestina ricordava che la lotta per la pace è ovunque, ma deve realizzarsi con scelte nette e precise, il martirio di Gaza, un popolo privo di stato e sicurezza non interessano all’Europa ? Un volantino del CARC1 ricorda lo sciopero nazionale dei metalmeccanici il prossimo 28 marzo e i lavoratori iscritti all’ USB la prossima manifestazione del 4 aprile, giornata di lotta contro la NATO “ Alzare i salari, abbassare le armi”. Quindi anche se i tempi non sono dei migliori serve coltivare l’ottimismo della ragione come aveva detto un grande uomo politico. “Adda passà a nuttata” e, speriamo, per chi è andato in Piazza del Popolo senza ironia, che il risveglio porti consiglio. Intanto l’effetto serra, quello vero, ben più micidiale, continua ma contro l’ alterazione climatica, contro il disastro ecologico, contro la devastazione ambientale, tutto tace in Consiglio d’Europa. 

La costruzione di un’Europa unita dall’Atlantico agli Urali è venuta meno ed il Trattato di Maastricht, che guardava solo ai parametri economici e non allo sviluppo solidale ha fatto il resto, portandoci alla frammentazione geopolitica, creando una “Fortezza Europa” come nei romanzi distopici di SF, alla Dick, e nel permanere della disarmonia economia tra le diverse aree geografiche, l’ Europa continua a dividersi sempre più. C’è un filo nero che collega la tragedia che devasta l’Ucraina a quella che dopo il 2015 colpì la Grecia, c’è un filo nero che intrecciando militarismo e neoliberismo tiene sotto scacco la democrazia, peccato che chi ha pensato, portando in piazza del Popolo la bandiera dell’ Unione Europea di non rammentare questo dettaglio. La presenza nella NATO si è estesa a ridosso del confine russo, e nella Regione Friuli Venezia Giulia dove essa ha un punto di riferimento strategico, questo fatto continua a farsi sentire, nonostante le molte iniziative promosse nell’ ex zona di confine tra Italia e Slovenia. Stride anche la contraddizione tra il gemellaggio di Gorizia con Nova Gorica che costruiscono iniziative di pace a cavallo del confine creato nella Guerra Fredda, mentre Trieste resta un Porto (anche ) militare dove attraccano corazzate e navi da guerra (la Corazzata Ford, ultima nel 2023) e da Aviano, utilizzata dall’USAF sin dal 1954, si levano sempre in volo gli F35 e altri aerei americani. Aerei tristemente famosi come quello che tranciò i cavi di una funivia in Trentino il 4 febbraio 1998 provocando venti morti. E gli avieri USA incolpevoli. A proposito di giustizia. La base militare di Aviano  è ancora lì come a Ghedi, presso Brescia… con quali scopi? Non è una domanda retorica, ma dopo la scomparsa del Patto di Varsavia nel 1991 quella minaccia è rimasta ed incombe non solo sull Italia. Noi sosteniamo che Il tempo della pace è ora, il disarmo è possibile, la manifestazione di piazza Barberini dimostra che il tempo è ora.

Marino Calcinari

  1. Comitati di appoggio alla Resistenza per il Comunismo.
    Per completezza d’informazione riportiamo le altre adesioni pervenute (in ordine alfabetico):
    ANPI Trullo-Magliana “Franco Bartolini”; ARCI Roma; Argentinos en Italia por Memoria, Verdad y Justicia; Associazione Culturale La Credenza- Bussoleno in Valle Susa; Associazione Culturale Russia Emilia-Romagna; Associazione dei Palestinesi in Italia (API); Associazione Nazionale di Amicizia Italia Cuba – circolo di Cremona; Associazione Nazionale di Amicizia Italia-Cuba; Associazione Vita di Donna OdV; Associazione Walter Rossi; Associazione “Officina 44 il Disordine”; ATTAC Roma; Azione Civile; Banda Bassotti; C.S.O.A. Corto Circuito; Cambiare Rotta – organizzazione giovanile comunista; Carovana Antifascista; Casa del popolo Val Melaina, Roma; Centro Internazionale Crocevia; Circolo Arci Canapé; Circolo Arci Charleston; Circolo Arci Concetto Marchesi; Circolo Arci Differenza Lesbica; Circolo Arci Dlf – Velletri; Circolo Arci Drop; Circolo Arci” EarrivatoGodot”; Circolo Arci GAP; Circolo Arci La Carretteria Santa Libbirata; Circolo Arci No Problem; Circolo Arci Pianeta Sonoro; Circolo Arci Pietralata; Circolo Arci Trenta Formiche; Circolo Arci “La fattorietta”; Coalizione Italiana contro la Pena di Morte Onlus; Collettivo Autorganizzato Universitario; Comitato Aderenti Unione Popolare; Comitato con la Palestina nel Cuore; Comitato di amicizia Italo Filippino per i Diritti Umani nelle Filippine – IPFAUSI CT&S Roma; Comitato Pace Alto Tavoliere; Comitato Pace e non più Guerra; Comitato Primo Giugno; Comitato Roma XII per la Costituzione; Comunità Emmaus Ferrara; Comunità Palestinese d’Italia; Coniare Rivolta – Collettivo di economisti Contropiano; CRED – centro di ricerca ed elaborazione per la democrazia; Csoa Macchia Rossa; Donne De Borgata; Ex OPG je So’ Pazzo; FISI – Federazione Italiana Sindacati Intercategoriali; G.A.MA.DI. (Gruppo Atei Materialisti Dialettici); Giovani Comunisti; JVP Sri Lanka – Comitato in Italia; Lega per il Disarmo Unilaterale; Lista No Nato; ManifestA; Movimento Migranti e Rifugiati; Movimento per il diritto all’abitare di Roma; Movimento per la Lega Marxista Rivoluzionaria; Multipopolare; OSA; Osservatorio Repressione – Aps; Partito del Sud; Partito della Rifondazione Comunista; PCI; Potere al Popolo; Pratello R’Esiste – Bologna; Prospettiva Unitaria; Rete dei Comunisti; Rete Mobilitazione Globale Pace; Rete No War Roma; Reti di Pace; Risorgimento Socialista; Sinistra Ingauna; Statunitensi per la pace e la giustizia; Studenti Autorganizzati Campani; Transform!Italia; Unione Inquilini; USB-Unione Sindacale di Base; ‘Le Radici del Sindacato’ – Area congressuale alternativa in CGIL.[]
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1 Commento. Nuovo commento

  • Sergio Simonazzi
    20/03/2025 1:06

    Articolo condivisibile anche nelle virgole.Un amichevole appunto: mancherebbe,a mio giudizio Rosa Luxemburg

    Rispondi

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