editoriali

Clima, la COP orwelliana

di Roberto
Musacchio

Come tutte le guerre, anche quella (che sarebbe sacrosanta) al cambiamento climatico è diventata orwelliana.
Oltre al presidente della Conferenza, sceicco e petroliere, ci sono gli sponsor inquinatori e i governi impegnati nelle guerre per la spartizione del bottino che, in questo caso in pieno accordo tra loro, continuano a moltiplicare ai danni del Pianeta e dei dominati.
Per chi, come me, ha partecipato al sogno di Kyoto prendendo parte, da militante e anche da delegato parlamentare, alle Conferenze tra le Parti che dovevano prima attuare il protocollo e poi rinnovarlo, lo spettacolo sconcio cui si assiste ormai da troppo tempo è veramente distopico.
Se ci resta un po’ di memoria ricorderemo che Kyoto nacque come primo trattato con obiettivi di riduzione della CO2 certi e vincolanti.
Obiettivi non elevati ma che dovevano avviare un processo.
Che poi doveva passare dalla matematica del primo trattato all’insiemistica complessa di un secondo che doveva realizzare un piano intersezionale di giustizia climatica, storica e sociale. Cioè facendo pagare chi da più tempo e più massicciamente ha alterato il clima per arricchirsi.

Questo nuovo trattato non ha mai visto la luce.
In una prima fase si è puntato tutto sulle magnifiche sorti e progressive del mercato. Globalizzazione. Scienza, anzi più che altro tecnologia. Finanziarizzazione. Il mantra del mondo post ‘89, del capitalismo vincente e pensiero unico.

A che servono impegni certi e giustizia climatica se la macchina capitalistica ormai va come un pilota automatico?
Si susseguono così le COP fondate sugli obiettivi volontari e accordi carta straccia.

Poi la mega macchina capitalista si sbullona, come una vecchia carretta a vapore, tra crisi sempre più ravvicinate, ricorrenti e “varie”.
Si parte, e non poteva essere diversamente, da quella finanziaria. E invece che mettere mano alle speculazioni che la determinano si inventa l’austerità e si colpiscono a fondo i diritti e le condizioni sociali.

Ecco le crisi economiche e sociali ormai permanenti.
Poi ci pensa la pandemia a dire che un mondo globalizzato è ancora, e forse ancora di più, fragile. Anche qui invece che costruire sicurezza si usa la tecnica e con essa si fanno profitti straripanti.
Ed eccoci alle guerre che, per carità non sono mai smesse, ora però

rompono il giocattolo della globalizzazione. O meglio lasciano quella finanziaria ma distruggono le “catene del valore” ma anche quelle del volere.

Questo è ciò che confluisce nella COP orwelliana. Che si tiene in quella parte del Sud del mondo dove ci sono nuovi dominanti arricchiti. L’altra faccia di Gaza.
Una COP, e un ONU, ormai lacerati e “privatizzati”. Che nulla possono, e vogliono, fare contro una crisi climatica che intanto ha galoppato.
Ecco le nuove pensate sulle nuove artificializzazione da produrre ad esempio nel cibo con la carne sintetica spacciata da animalismo.
E sì perché altrimenti non si sarebbe orwelliani. Le idiozie della UE per “liberarsi” dal gas russo devono ammantarsi di scemenze ambientaliste oltreché di guerra suprematista.
Per il resto da una parte il petrolio dall’altra torna il nucleare.

Che dire e, soprattutto, che fare?
Sta crescendo per fortuna una nuova coscienza di specie tra le giovani generazioni. E una nuova coscienza di “eco classe” tra gli intellettuali marxisti. Cose fondamentali perché per salvare il clima dobbiamo abbattere il capitalismo.

Roberto Musacchio

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