La questione palestinese rappresenta una ferita aperta e mai rimarginata, non solo di un paese e della sua popolazione costretta a pagare un prezzo altissimo per colpe che non hanno, ma dell’intero occidente. A meno che non si pensi, come dichiarato dal presidente israeliano, che tutti i cittadini della striscia di Gaza siano responsabili di quello che combina Hamas, il che comunque non giustifica l’eccidio di donne e bambini che si sta compiendo, abbiamo nei confronti di quel popolo una responsabilità “europea” con cui fare i conti.
Israele è nata nel dopoguerra per compensare il criminale sterminio che Nazismo e Fascismo hanno compiuto in Europa, concedendo “graziosamente” di stabilire in Palestina uno Stato ebraico, a discapito delle persone che quei territori, benché desertici, li abitavano.
Una pratica coloniale che sicuramente non è stata l’unica realizzata dalle potenze occidentali basti pensare al Sudafrica e alla lunga stagione dell’apartheid vissuta da quelle popolazioni.
Come europei siamo quindi chiamati direttamente in causa e sicuramente l’antisemitismo non è una colpa dei palestinesi che peraltro condividono la condizione semitica.
Le violenze di questi giorni sono frutto di un lungo percorso di scontri, ingiustizie, trattative fallite e falsificate, di un mancato ruolo di moderazione che l’Europa ha dismesso, di un appoggio ad Israele indiscriminato e acritico degli Stati Uniti. Ma anche di ingerenze e di interessi degli stati arabi, dal supporto a quel o a quell’altro attore palestinese che questi hanno espresso ed esercitato. Tutto questo a discapito di larghi strati di popolazione senza colpe.
La tragedia e l’urgenza di fermare le armi ha spinto centinaia di migliaia di persone nel mondo a scendere in piazza a fianco della popolazione di Gaza e nella stessa Israele sono decine di migliaia le persone che chiedono il cessate il fuoco. Una urgenza che sicuramente condividiamo, ma che non ci esime dalla ricerca di una via di uscita alla crisi perenne dell’area.
Per poter arrivare ad una posizione equilibrata e ragionata è necessaria una comprensione di una complessità che spesso viene cancellata nel nome della appartenenza ad uno o l’altro degli schieramenti, accecati dall’ultimo evento sul terreno del conflitto. Decidere di misurarsi con questa complessità vuol dire attraversare un lungo pezzo di storia spesso oscurata.
Per questo transform! italia ha organizzato con la federazione di Roma del Partito della Rifondazione Comunista una giornata di discussione, una iniziativa pubblica per provare, oltra alle dovute e necessarie mobilitazioni per il cessate il fuoco, anche un po’ di ragionamento e di confronto.
Molti dei e delle partecipanti ci hanno ringraziato e riconosciuto l’utilità della giornata. Per questo come organizzatori dell’evento stiamo raccogliendo i testi ed i contributi che saranno disponibili anche grazie al lavoro dei Giovani Comunisti di Roma.
Per nostro conto mettiamo a disposizione, in questo numero, alcune tracce di riflessione, a partire dall’introduzione del Prof. Raul Mordenti, come anteprima di una successiva pubblicazione degli atti del convegno e stiamo lavorando alla raccolta di articoli e testi da noi già pubblicati, utili ad accompagnare una riflessione ed un approfondimento sulla questione palestinese.
1 Commento. Nuovo commento
Anche “Due Popoli due Stati” è irricevibile.
Mentre Israele è riconosciuto come Stato da mezzo mondo, la Palestina è stata sempre più limitata, divisa e conquistata dai Coloni. Anche altre minoranze presenti in Palestina come gli Armeni vengono tuttora aggredite e cacciate altrove. Quello che manca è lo Stato Palestinese!