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Buon congresso a Rifondazione che ha inventato la Sinistra Europea

di Roberto
Musacchio

L’augurio di tutto cuore che faccio a Rifondazione è di fare un buon congresso.

Lo faccio dal sito di transform Italia che partecipa a Transform Europa centro studi del Partito della Sinistra Europea.

Condividiamo dunque una casa comune, importante, che per transform Italia è anche la bussola politica. Una Sinistra a dimensione europea. Dall’Italia, Rifondazione e transform Italia hanno contribuito ad inventarla. Il Partito della Sinistra Europea, Transform Europa, il gruppo parlamentare europeo, prima Gue/Ngl ora The Left. Credo si possa dire che sono una delle cose migliori che abbiamo fatto. E che oggi siano l’aiuto quando volta a volta si finisce in difficoltà, e la prospettiva per provare a uscirne definitivamente.

Ricordo che nacque, il Partito della Sinistra Europea, da una collaborazione stretta tra Rifondazione e la Pds tedesca. Rifondazione era la resistenza allo scioglimento del PCI propedeutico a creare il nuovo “arco politico di Maastricht”. La Pds era la resistenza a cancellare una intera realtà storica nella furia di seppellire il socialismo reale e in realtà di costruire l'”Europa reale”. Entrambe le resistenze non cedevano alla nostalgia ma neanche al revisionismo. Rifondazione richiamava a sé la vecchia nuova sinistra sessantottina e poi i nuovi movimenti alterglobalisti. La Pds si faceva Linke incrociando la rottura socialista e anche operaia e giovanile dell’Ovest in una idea alternativa di unificazione tedesca ma anche di Europa.

Entrambi, Rifondazione e Pds/Linke hanno avuto momenti alti e anche però crisi difficili, nell’impatto con la politica neoliberale che si andava edificando. La differenza principale sta probabilmente nelle scissioni, che hanno tormentato Rifondazione mentre la Linke ha resistito al “vizio assurdo”.

Probabilmente ha aiutato la Linke l’essere l’erede del soggetto originale della rappresentanza politica dell’Est che incontrava poi una forte leadership socialdemocratica alternativa. Rifondazione nasceva invece come minoranza resistente. Storia altra anche da francesi, spagnoli ma anche da partiti nordici eredi diretti dei vecchi partiti o dalle esperienze del tutto nuove. La resistenza allo scioglimento del PCI era una parte che resistendo aggregava. Ma doveva fare i conti con il trasformarsi della maggioranza del PCI nel PD partito fondatore dell’arco di Maastricht. In una situazione sempre più “caso italiano rovesciato” in cui si può percepire erede del PCI qualcosa che è il suo esatto contrario praticamente su tutto, dall’integrazione europea, alla rappresentanza sociale, alla cultura istituzionale. Il percorso italiano è emblematico anche nella coincidenza di date ed eventi. Il ’90 con scioglimento del PCI, firma di Maastricht, patti concertativi e avvio della seconda Repubblica maggioritaria e bipolare. Data oggi confermata emblematica anche perché i salari italiani, peggiori in Europa come trend, sono oggi  quelli unici in Europa sotto la soglia di quelli di allora. E confermata perché oggi con le ultime amministrative di questi giorni la “vittoria” del PD nelle grandi città (che però erano già amministrate da PD, Cinquestelle e De Magistris) coincide con il livello più basso di partecipazione, e la maggioranza del 60% di non votanti, principalmente tra i ceti popolari. La scissione tra bisogni sociali e voto politico, per cui chi ha votato PD e predecessori in questi decenni ha votato un Partito che ha sostenuto in proprio, o in governi di coalizioni con le destre guidati da rappresentanti della Europa reale, tutte le peggiori scelte sociali e istituzionali, ora produce una fuoriuscita dal voto drammatica.

Per una fase Rifondazione ha rappresentato un argine e una speranza di alternativa. Ma è stata letteralmente aggredita da chi da “sinistra” passava da Mosca a Bruxelles. E questo mentre invece a destra il bipolarismo maggioritario sdoganava le destre estreme. Prima a egemonia di Berlusconi che tentava una rappresentanza nazionale borghese e anticomunista in una UE a sovranità borghese tedesca e anticomunista di suo. Poi con il nazionalismo razzisteggiante della nuova Lega. Ora con la destra revanscista di Fratelli d’Italia.

Sfondata la resistenza di Rifondazione, Cinquestelle e Lega hanno provato un terzopolismo antiestablishment e nazionale reazionario. Ma sono stati sconfitti dal Draghismo. E i Cinquestelle si liquefanno in un tempo minore di quello che fu necessario a espellere Rifondazione dal gioco politico e istituzionale. Ancora più rapido se si pensa la vetta cui i grillini erano arrivati.

Oggi il congresso di Rifondazione si svolge quando l’eclisse nera è totale. Fuori dalla rappresentanza e con il voto popolare che si chiama fuori dalle urne. Con una società in cui domina il contenzioso vax no vax e ormai deprivata di identità sociale e democratica.

Certo ci sono ancora elementi di resistenza in lotte operaie, ecologiste, femministe ed antifasciste. E anche qualche risultato elettorale come quello di De Magistris in Calabria. Ma la congiuntura è durissima.

Per altro la volontà di distruggere Rifondazione permane. E il perché sta per me in quel bisogno di distruggere ciò che è stato il PCI e anche il ’68/’69 italiano e che poteva dare esiti diversi dall’attuale stato delle cose. Questa è una ossessione delle destre, di chi ha trasferito il PCI a Bruxelles ma anche del “settarismo” sterile e identitario che il PCI aveva sconfitto dalla nascita. Il PCI di Gramsci rende l’Italia un caso. Di questo va cancellata la memoria. Né convince che un nuovo inizio possa sostituire il popolare gramsciano con un populismo progressivo. Identitarismo e populismo non appaiono correnti edificanti una possibile nuova fase.

Piuttosto la geniale intuizione del Partito europeo è il terreno su cui provare a reinnestare il nostro “Senso di Smilla per la neve”, il senso di Rifondazione per il futuro.

 

Roberto Musacchio

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1 Commento. Nuovo commento

  • Luigi Porro
    25/10/2021 14:15

    Personalmente penso che la scelta di creare un soggetto unico della Sinistra Reuropea sia la strada giusta da percorrere.
    C’è molto da fare! L’obbiettivo finale è quello di creare un’Europa migliore più solidale, più domocratica,

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