Come nacque la niova religione (una riflessione di Friedrich Engels)
Non è superfluo precisare che “apocalittico” non è aggettivo sinonimo di catastrofico o disastroso, eppure nel linguaggio moderno è invalso spesso di attribuirvi questo significato, in verità è rivelazione, storicamente determinata, del cristianesimo delle origini che si espande e poi si afferma, anche oltre i vasti confini politici dell’ Impero Romano, a partire dalla seconda metà del primo secolo dopo Cristo. E questo è il tema delle riflessioni di Engels (anche in risposta ad un testo critico sull’ argomento apparso a Stoccarda nel 1886, redatto da Anton Menger.”Das Recht auf den vollen Arbeitsertrag in geschictlicher Darstellung” in cui l’ autore si stupiva come mai alla crisi politica e poi allo sfacelo dell’ istituzione imperiale in Occidente le plebi oppresse non si fossero ribellate per instaurare un’ altro ordine sociale ) che pone alcuni punti fermi che poi ritroviamo in questo testo. Engels sostiene alcuni punti fermi.
- L’ Apocalisse di Giovanni è il più antico ed autentico documento della storia cristiana.
- Dai suoi contenuti si evince che essa è databile intorno all’ anno 69 d.C. cioè poco dopo la morte di Nerone.
- Il testo contiene un messaggio destinato ai poveri, agli umili, ai derelitti che invita al coraggio ed alla tranquillità.
- L’ Apocalisse è un testo storico, niente affatto oscuro e misterioso ma che presenta anche aspetti cronachistici, di attualità, tipici del giornalismo contemporaneo.
- E’ controversa l’attribuzione del testo: Vi sono influssi colti, greco/ebraici, forse non è da escludere un contributo collettivo ( della Scuola d’ Alessandria, di ebrei della Diaspora o neoconvertiti) o ipotizzare uno individuale, ad esempio di Filone Alessandrino. Ed è possibile – storicamente- considerare anche l’ incontro tra “ il discepolo che Gesù amava “ cioè Giovanni di Zebedeo e il filosofo gnostico di Alessandria, magari ad Efeso o in una delle tante città dove Giovanni diffondeva la buona novella.
In dettaglio l’ Apocalisse è il documento di identità della setta neogiudaica che aspira a diventare religione mondiale. Essa, da tempo, ha individuato i destinatari del messaggio: I testimoni ( martires) ed i sostenitori (credentes), si stanno dando forme di comunità organizzate (ecclesiae), con strutture verticali ed orizzontali, ed hanno individuato il nemico, il suo luogo di potere, la sua personificazione.
Nelle pagine dell’Apocalisse, su cui Engels si sofferma, compare la “BESTIA”, che è il più acerrimo nemico dei cristiani, poiché simboleggia il potere politico romano e che sarà riconoscibile da un numero, che solo a partire da queste pagine viene ad essa attribuito e fatto conoscere ai fedeli, militanti e diffusori della nuova verità.
“666” deriva dal calcolo geometrico delle lettere/cifra che compongono il nome del nemico per antonomasia. In quel tempo le lettere ebraiche venivano usate anche come cifra.. e quindi per dar modo a chiunque di conoscere l’identità della persona di cui il testo parla, l’ autore ( o autori) dell’ Apocalisse usa di questo espediente. Già, ma perché ricorrervi? Era pericoloso, inopportuno o che altro fare il nome di Nerone ?(perchè è di lui che si parla!)
Sulle monete coniate nella parte orientale dell’ Impero si poteva leggere infatti, accanto al disegno del profilo dell’ Imperatore ”N R O N K S R “ ; e poiché ad ogni lettera corrispondeva una cifra (ovvero : N= 50;R=200;O=6;K=100, S=60;R=200 ) il cui totale dava 666, all’ Imperatore quella denominazione fu data, ma con una complicazione non prevista, poiché in quello stesso periodo aveva preso forma una falsa notizia che dava Nerone sfuggito alla morte e rifugiato in Oriente pronto a ritornare e vendicarsi.. oppure che la “Bestia” ricomparsa sulla scena politica fosse Domiziano. Che aveva cominciato a perseguitare e ad accanirsi contro gli espnenti più in vista della comunità cristiana di Roma: Acilio Glabrione e Flavio Clemente patiscono il supplizio e Flavia Domitilla viene deportata in località ignota… Comparve una Elegia della “morte di Roma” modellata su un testo di Isaia il Profeta, figlio di Amos.”..e che farete voi nel giorno della Visitazione e nella desolazione che verrà da lontano?.a chi rifuggirete per aiuto? Ma “Babilonia” sarà distrutta… il giorno del Signore viene, giorno crudele e di indignazione e d’ira accesa per mettere la terra in desolazione e per distruggere da essa i suoi peccatori. Babilonia la gloria dei regni, la magnificenza della superbia dei Caldei, sarà sovvertita come Dio sovvertì Sodoma e Gomorra (Libri 12- 15). La nuova Babilonia, posta sui sette colli aveva quindi i giorni… contati. Sia come sia, da allora qualunque imperatore che non si fosse dimostrato benevolo o almeno tollerante verso la parola del Cristo e la nuova religione, avrebbe ricevuto questo epiteto, estensibile anche a chi ne avrebbe appoggiate le politiche. Ed avrebbe conosciuto la collera ed il potere del Vero Dio.
Venne infine un giorno che si diffuse la notizia (oggi diremmo una “bufala”) che seminò apprensione e panico tra i cristiani e su cui Giovanni dovette intervenire, a cominciare da quelle sette chiese dell’Asia dove erano ben vive le memorie di chi era riuscito a sfuggire dallo sterminio della comunità cristiana di Roma, quando Pietro e Lino vennero crocifissi e Paolo decapitato.
I cristiani allora paventarono l’avvento di un prossimo regno del terrore (anzi il nòstos/ritorno) dell’Anticristo che si reinsediava nella novella Babilonia. Ma per sconfiggerne la paura, l’autore – che secondo il parere di chi scrive questa nota è lo stesso Giovanni autore del Quarto Evangelo Riconosciuto- modifica stile, accento, ricorda le priorità politiche del movimento religioso, i compiti che attendono la sua comunità e per infondere fiducia alla sua gente costruisce un testo immaginifico e meraviglioso, profetico e visionario. Nessun stupore quindi che nella “RIVELAZIONE” che Giovanni asserisce di avere avuto mentre si trovava a Patmos non vi siano citazioni o si menzioni battesimo, eucaristia, Trinità ed altre parole del dogma fondante, che appartengono, giustamente ad un altro ambito, quello della elaborazione liturgica e dottrinaria. E che Giovanni si sia recato a Patmos- ma non intorno al 96 d.C. come prigioniero, deportato dalla persecuzione anticristiana di Domiziano, -ma ben prima, è un fatto indubitabile. Egli voleva appurare cosa stava accadendo in quell’ isola che era come una testa di ponte per transitare alle città dell’ Asia Minore, dove maggiormente la presenza organizzata delle Comunità cristiane era entrata in crisi: Efeso, Pergamo, Smirne, Tiàtira, Sardi, Filadelfia, Laodicea, come si evince dalle sue stesse lettere..
Per Engels “é importante il fatto che abbiamo qui un libro, il cui tempo di composizione è fissato quasi fino al mese, un libro che ci presenta il cristianesimo nella sua forma non sviluppata, nella forma che sta, rispetto alla religione di stato nel quarto secolo, completamente elaborata nella dogmatica e nella mitologia, all’ incirca nello stesso rapporto in cui la mitologia ancora malcerta dei Germani di Tacito (1) sta rispetto alla dottrina degli dei dell’ Edda, elaborata attraverso l’ influsso di elementi cristiani e antichi”.
Ed ancora prima, nel 1882 Engels aveva ricordato, sempre su questo argomento la visione di Bruno Bauer ed il contributo ideale ch’ egli aveva apportato al dibattito sul Cristianesimo delle origini, anche confutando il semplicismo razionalizzante degli Illuministi che vedevano, nel migliore dei casi, la religione (tutte le religioni, compreso il Cristianesimo) come frutto dell’attività di non disinteressati impostori… “Una religione che ha sottomesso a se’ l’ impero mondiale romano e che ha dominato per 1800 anni la massima parte dell’ umanità civile non si liquida puramente e semplicemente come un insieme di assurdità originate da impostori”.
L’ Apocalisse viene scritta, par di capire, quando è in corso, soprattutto nella parte orientale dell’ Impero una lotta darwiniana ante litteram ( è Engels che parla)per l’ esistenza ideale, cioè per l’ egemonia ecclesiale ed il governo delle comunità, Giovanni è consapevole che il cristianesimo( la fede che non si chiama ancora così) non potrà diventare la religione universale dell’ emancipazione, dell’ amore e della fratellanza se prima ed innanzitutto non avrà provveduto a far chiarezza tra le sue fila.
Sul testo dell’Apocalisse si cimentò 40 anni dopo Engels anche un giovane scrittore alquanto eccentrico e smagato, David H.Lawrence che nella rivista “Mercury”(1931) con una serie di giudizi anche non dissimili dai quelli formulati dal filosofo tedesco convenne che PERO’ Giovanni di Patmos non era lo stesso giovane che aveva scritto il Quarto Evangelo ma che si presenta come espressione di una volontà sociale, quasi antiumana della Comunità cristiana .. .che pare essere più che dedita al bene ed alla rinuncia, al conseguimento della vendetta e del potere :Il Potere della Fine che deve cominciare già sulla terra, noi vivi, col giudizio di condanna verso quanti non riconoscono l’ Autorità di Cristo e non osservano i principi della sua dottrina ed i precetti che ne derivano. Quella dell’Apocalisse è la religione dell’autoglorificazione dei deboli e dei convertiti che mantengono dubbi o pavidità. Ci sono infatti per Lawrence, DUE VERSIONI DEL CRISTIANESIMO DELLE ORIGINI. Quello dei “forti” di quanti, come Paolo ad esempio, o prima di lui Stefano, hanno compreso gli ideali di amore e rinuncia, che non intendono regnare su questo mondo ma sottrarsi ad esso, secondo il precetto cristiano autentico, e poi c’è quello dei “deboli” della gran massa di diseredati, schiavi ed oppressi che credono anche in un riscatto terreno e che percio’ dal “ gloria ai poveri!” derivavano la più assertiva delle convinzioni quella di “ abbattere i potenti”. Essi si identificano e fanno propria la visione dell’ Apocalisse, avrebbero cacciato i potenti dal loro trono, uccideranno la Bestia che li perseguita ed anche quanti tra le loro file come i Nicolaiti, i Balaamiti, gli Jezabiliti non intendevano seguire la retta via indicata da Giovanni e perciò lavorano (in)direttamente per l’ Anticristo…
Con maniera sbrigativa ma lessicalmente irreprensibile Lawrence con estremo laico disincanto sostiene che così era ai tempi di Giovanni di Patmos e così e’ ADESSO, quando serve, con la rivoluzione socialista vittoriosa in Russia.. Però si scaglia contro Giovanni di Patmos che NON è l’ Evangelista ma una sorta di demagogo, religioso fanatico e visionario.
Marino Calcinari
Nota scritta a Patmos addì 14 giugno 2008
(1) cfr: “Storia e Lingua dei Germani” a cura di Paolo Ramat, Ed. Riuniti, 1974