Eric Branca, Washington contro De Gaulle, 1940-1969, ed Perrin, 2022
La politica di Donald Trump, con il rilancio di America first e di Make America great again (MAGA), fa tornare di attualità il testo di Eric Branca, storico francese, specialista sulla figura di De Gaulle, L’amico americano, che usando archivi desecretati e testimonianze, dimostra i continui tentativi di asservimento della Francia da parte degli USA e la loro continua opposizione alla figura e alla politica del generale, poi presidente de Gaulle.
E’ di Mitterrand, al termine della sua lunga presidenza, la frase: La Francia non lo sa, ma siamo in guerra con gli USA.
Branca parla di una guerra dei 30 anni che inizia nel 1940, quando la politica estera statunitense preferisce le relazioni con la Repubblica di Vichy di Pétain, che viene riconosciuto come capo dello Stato francese, alla legittimazione di de Gaulle come leader della Francia libera. Gli USA firmano un accordo con l’ammiraglio Darlan, comandante in capo delle forze francesi e – dopo l’assassinio di questi- con un altro fedelissimo di Pétain, il generale Giraud, sempre preferito alle formazioni resistenziali..
La logica è chiara: occorre garantire la continuità dello Stato e l’allineamento, in prospettiva, della Francia agli interessi statunitensi. Il Comitato francese di liberazione nazionale (CFLN) è riconosciuto dagli Stati Uniti solamente il 26 agosto 1943 mentre il Governo provvisorio della repubblica francese (GPRF) lo sarà il 23 ottobre 1944 (l’URSS aveva riconosciuto De Gaulle capo della Francia libera il 26 settembre 1941).
Il testo di Branca ripercorre il contrasto, verso gli USA, di de Gaulle che comprende il rischio della sudditanza, ma è frenato da “nemici interni” che ne boicottano l’azione.
Ritiene non estranea la potenza americana ai tentativi di assassinio del presidente francese durante i drammatici anni segnati dalla crisi in Algeria, ai finanziamenti sia alla resistenza algerina, sia all’OAS, allo spionaggio nucleare, alla corruzione di parte del ceto politico, sia all’uso di Hollywood nella campagna antifrancese.
E’ significativo il rifiuto di de Gaulle, di partecipare, il 6 giugno 1964, alla celebrazione del ventennale dello sbarco in Normandia. Al ministro Alain Peyrefitte dice testualmente:
La Francia è stata trattata come un materasso… lo sbarco del 6 giugno è stato affare degli anglo- sassoni, da cui la Francia è stata esclusa. Essi erano ben intenzionati ad installarsi in Francia come in un territorio nemico! Come avevano fatto in Italia e come si apprestavano a fare in Germania! Avevano preparato il Governo militare alleato per i territori occupati (AMGOT) che doveva governare la Francia in misura dell’avanzata delle loro armate. Avevano coniato la loro falsa moneta, che avrebbe avuto un corso forzoso. Ci avrebbero trattati come un paese conquistato… E voi volete che io vada a celebrare uno sbarco che era il preludio a una seconda conquista del paese?
La interpretazione “gaullista e nazionale” della storia francese porta Branca a mettere fortemente in discussione la figura di uno dei mitici padri dell’Europa, Jean Monnet. letto come interprete di una Europa sovranazionale, appiattita sugli interessi politici, economici e militari statunitensi.
In sintesi: Europa federale o autonomia strategica della Francia?
Altro elemento sorprendente è la rivalutazione della politica estera del presidente Nixon, le cui azioni vengono viste come portatrici di un disegno di pace.
7 marzo 1966. E’ la data in cui de Gaulle comunica al presidente statunitense Johnson la decisione di ritirare la Francia dal comando integrato della NATO:
La Francia si propone di riportare sul proprio territorio l’intero esercizio della propria sovranità, attualmente messa in discussione dalla presenza permanente di elementi militari alleati o dall’uso abituale del suo spazio aereo. Decide, pertanto, di cessare la partecipazione al comando integrato e di non mettere le proprie forze a disposizione della NATO.
Inevitabili le reazioni statunitensi. L’autore arriva a ritenere non inverosimile un appoggio USA alle proteste giovanili del maggio 1968 che mettono in discussione il potere gaullista.
La Francia rientrerà nel comando militare NATO solamente nel 2009, con la presidenza Sarkozy che oggettivamente reintroduce la “vassallizzazione” francese verso gli USA.
Il testo è volutamente provocatorio e smonta alcune “verità acquisite”: l’amicizia fra i due paesi, l’aiuto americano disinteressato e portatore di democrazia e libertà sia nella parte finale della guerra mondiale, sia negli anni della guerra fredda.
Branca, da una posizione gaullista e non priva di sentimento nazionalistico, va contro corrente, propone una visione critica, mai idealizzata, dimostrando che l’”amicizia” è sempre stata interessata, è nata dalla volontà di potenza (mai è usato il termine imperialismo) statunitense, si è manifestata con pressioni economiche e politiche, con influenza sui media francesi, con operazioni clandestine.
Sarebbe interessante proiettare la realtà francese su tutti i paesi europei.
Sergio Dalmasso
