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Ampliamento UE ai Balcani Occidentali

Il 25 marzo 2021, il Parlamento Europeo ha discusso e approvato quattro Relazioni periodiche (2019-2020) sull’andamento dei processi di adesione di quattro Paesi dei Balcani Occidentali: Albania, Kosovo, Macedonia del Nord e Serbia.
Sebbene la situazione dei quattro Paesi sia diversa e diverso lo stadio dei processi di adesione (rallentati anche dalla pandemia), nelle quattro Relazioni, negli interventi dei rappresentanti del Consiglio (la ministra portoghese Ana Paula Zacarias), e della Commissione (il Commissario all’allargamento Olivér Várhely) nonché in quelli di tutti i Gruppi parlamentari, ad eccezione delle destre, è stato espresso un atteggiamento favorevole nei confronti dell’allargamento, spesso accompagnate dall’indicazione di importanti condizionalità.
Albania e Macedonia del Nord sono i Paesi per i quali il processo è più avanzato. Nel marzo 2020, il Consiglio ha assunto la Decisione dell’apertura dei negoziati di adesione con questi due Paesi. Ma finora non è successo nulla. Debbono essere ancora definiti i cosiddetti “quadri negoziali” che dovrebbero poi portare alle rispettive Conferenze Intergovernative.
Il Commissario Olivér Várhelyi, ha ammesso che l’Albania ha soddisfatto le condizioni fissate dal Consiglio e che ci sono stati importanti progressi nelle riforme, segnatamente nella riforma elettorale. Le elezioni di aprile saranno un’importante cartina di tornasole. Alcuni interventi dell’aula non hanno mancato di sottolineare gli ulteriori passi da compiere nella lotta alla corruzione e alla criminalità. In ogni caso, quella dell’Albania sembra essere la situazione più matura e su cui c’è una sostanziale convergenza.
Per la Macedonia del Nord, la situazione è un po’ più complicata. Per la Commissione, “nonostante il ritmo costante delle riforme, molto resta ancora da fare”. È necessario che il Paese superi le controversie con la Bulgaria. Dal Gruppo dei Conservatori e Riformisti (ECR) arriva l’accusa al Governo macedone di perpetrare una vera e propria discriminazione nei confronti della popolazione bulgara molto presente nel Paese; “fino al 1944 la Macedonia era bulgara e tale rimarrà”. Non bisogna dimenticare che è ancora vigente il veto della Bulgaria all’adesione della Macedonia del Nord.
Per Kosovo e Serbia il processo è più arretrato. Da più parti si esprime incoraggiamento ad accelerare i processi di riforma, “ma resta ancora molto da fare”. Una precondizione per Kosovo e Serbia è di portare a compimento il dialogo tra i Governi dei due Paesi, patrocinato dalla UE. Si chiede comunque la liberalizzazione dei visti per il Kosovo. Dal Gruppo di Identità e Democrazia (ID) si accusa Commissione e Consiglio di sottomissione alla NATO, denunciando che ben cinque Stati membri non hanno riconosciuto il Kosovo: Spagna, Grecia, Cipro, Slovacchia, Romania.
Nell’unico intervento della Sinistra-GUE/NGL, svolto da Stelios Kouloglou, a nome del Gruppo ci si è richiamati allo spirito di Prespa (accordo storico tra Grecia e FYROM), unica “cura per il nazionalismo nei Balcani che, purtroppo, è ancora in corso.”
La Risoluzione sull’Albania è stata approvata con 581 voti a favore, 61 contrari e 45 astensioni. La Risoluzione sulla Macedonia del Nord con 558 a favore, 70 contrari e 59 astensioni. La Risoluzione sul Kosovo, approvata con 471 voti a favore, 109 contrari e 104 astensioni. La Risoluzione sulla Serbia è stata approvata con 538 voti a favore, 69 contrari e 79 astensioni. È evidente il maggior consenso sull’Albania, mentre, per il Parlamento, il Kosovo sembra la situazione più problematica.
Il voto della Sinistra si è articolato. Mentre le Risoluzioni su Albania e Macedonia del Nord hanno avuto a favore più della metà dei voti del Gruppo (poco più di un terzo gli astenuti), quelle per Kosovo e Serbia hanno avuto un solo voto a favore. Per il Kosovo i due terzi del Gruppo ha votato contro, mentre per la Serbia la quasi totalità del Gruppo si è astenuta.

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