Dopo la morte sul lavoro del giovane studente Lorenzo Parelli, Christian Raimo ha lanciato una petizione che vi riproponiamo –
La morte del giovane Lorenzo Parelli, schiacciato da una trave di acciaio nel suo ultimo giorno di alternanza scuola-lavoro, ha avuto un effetto deflagrante. Per gli studenti delle superiori è come se fosse morto un loro compagno. Ed è come se fosse chiaro come la scuola può essere un luogo non solo di disagio ma di morte.
Ma questa morte getta una luce tragica su un esperimento cominciato nel 2015 con la “buona Scuola” del governo Renzi e mai archiviato. Lorenzo Parelli stava svolgendo l’ultimo giorno di tirocinio professionalizzante, un “percorso duale” di scuola e lavoro. Alcuni hanno scritto che si trattava di uno stage, altri hanno parlato di alternanza scuola-lavoro, altri di Pcto. In realtà era un tirocinio non pagato tra il Centro di Formazione Professionale che frequentava e l’azienda Burimec di Lauzacco.
La questione sembra nominale. Era alternanza scuola lavoro? Era un tirocinio? Era uno stage? Era lavoro gratuito? È morto sul lavoro ed è una morte bianca? O è morto mentre faceva formazione e come la chiamiamo: morte blu?
Intendiamoci subito: se è lavoro si paga ed è a carico delle aziende, se è formazione è garantita gratuita e pubblica.
Quello che sicuramente è comune in moltissime di queste esperienze è la bassa o nulla qualità formativa e la mancanza di formazione sulla cultura del lavoro di queste esperienze tra lavoro e scuola. In alcuni casi il tirocinio si trasforma in vero e proprio lavoro gratuito, quindi in una forma di sfruttamento.
Sono spesso le aziende che utilizzano in modo strumentale i Pcto e l’alternanza scuola-lavoro, quando cercano manodopera giovane, a basso costo, senza diritti sindacali.
La morte di Lorenzo Parelli non può non avere conseguenze. È avvenuta in un momento in cui il sistema scolastico si è dimostrato chiaramente inadeguato ai bisogni elementari di istruzione. La pandemia ha aperto un vaso di Pandora nerissimo: aule insufficienti e fatiscenti, personale ridotto all’osso, programmi inadeguati, apertura alla società inesistente a eccezione del canale-lavoro-azienda; eppure una costante e pervasiva campagna ideologica ha continuato negli ultimi anni a contrabbandare l’alternanza scuola-lavoro come un’occasione di sviluppo, di crescita, di innovazione.
Il ministro Bianchi, che insiste molto su un’integrazione ancora più forte tra scuola e aziende, ha voluto commentare la morte di Lorenzo Parelli con una frase che lascia interdetti: “Il tirocinio dev’essere una esperienza di vita”.
Lo diciamo chiaro: gli studenti devono avere più scuola. Fermiamo la riforma del liceo in quattro anni e l’estensione della riforma degli Its (gli istituti tecnici superiori). Cerchiamo piuttosto di aumentare il numero di iscritti universitari e di laureati, e facciamo sì che la formazione aziendale la paghino le aziende.
La costituzione prevede che la scuola sia formazione per la cittadinanza, non un luogo dove si impara a essere sfruttati, a lavorare gratuitamente, ignorando la cultura del lavoro, e rischiando di morire.
Come genitori, docenti, operatori della scuola, studenti pensiamo sia venuto il momento di dire basta, in modo chiaro e definitivo, alla viltà dell’alternanza scuola-lavoro.
I ragazzi e le ragazze vanno a scuola per studiare, non per offrire braccia gratuite a un lavoro che si vuole formativo, mentre il tasso di disoccupazione giovanile stabilmente fermo al 30%.
Non si tratta di chiudere le porte della scuola a esperienze esterne a condizione che queste siano davvero inserite in un progetto educativo, conservino una valenza culturale, non siano obbligatorie e quindi vincolanti al superamento dell’esame di stato. Il tirocinio dovrebbe essere pagato dall’azienda e coordinato didatticamente dalla scuola
Per questo è venuto il tempo di abolire l’alternanza scuola-lavoro e avviare una riflessione seria sulla scuola pubblica e sui diritti dei giovani lavoratori.
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L’ alternanza Scuola-lavoro purtroppo è stata introdotta nel 2003 dalla Ministra dell’istruzione Moratti dando un duro colpo alla scuola pubblica basata sui principi della Costituzione e poi nel corso degli anni non è stata più modificata, anzi come viene spiegato bene nell’articolo il governo Renzi( ahi noi!) ha imposto l’obbligo a tutte le scuole superiori.
In quegli anni ancora insegnavo e mi sono battuta con tutte le mie forze contro l’Alternanza scuola-lavoro. Purtroppo i cambiamenti nella scuola vengono pensati sempre da chi non ha mai lavorato nella scuola, da chi non è mai stato a contatto giorno dopo giorno con ragazzi tutti ricchi di potenzialità mai adeguatamente sviluppate e apprezzate! L’alternanza scuola-lavoro è stata pensata dagli economisti liberisti non dagli educatori, è stata pensata per mettere il profitto al primo posto nella scala dei valori, è stata pensata per ridurre a “zero” lo spirito critico dei giovani che devono solo imparare a “produrre” La scuola pubblica ha il compito e il dovere di istruire e educare le menti affinché siano poi realmente in grado di affrontare ogni tipo di difficoltà! Se non si allena la mente a pensare pensieri profondi non sarà mai in grado di affrontare un lavoro! La scuola non si migliora con l’alternanza scuola-lavoro ma attraverso cambiamenti sostanziali, partendo dalla riduzione degli alunni nelle classi, valorizzando i docenti e ponendo al centro del cambiamento le persone e non il profitto.
Basti pensare alla terribile esperienza della DAD a cui sono sottoposti anche i bambini della primaria per capire che in due anni di pandemia non è stato mosso un dito per svecchiare le strutture scolastiche e rendere agibile e fruibile quel sacro santo diritto di frequentare la scuola in presenza!
Grazie Maria Teresa Punzo