È con questo richiamo alla versione originale e censurata della Canzone del Maggio di Fabrizio De André, che Ultima Generazione ha lanciato l’inizio dell’iterazione che avrà inizio sabato 11 maggio a Roma in piazza Vittorio Emanuele II, e che vedrà il movimento per tre settimane mobilitato nella Capitale; per chiudere con l’altro grande appuntamento del 25 maggio Piazza Barberini, proprio a due passi dai “palazzi del potere”, Palazzo Chigi, Montecitorio e Palazzo Madama.
Afferma Laura Paracini, attivista: «In questi due anni Ultima Generazione si è imposta nel dibattito pubblico, crescendo come collettivo, passando gradualmente dall’essere etichettati e stigmatizzati come “imbrattatori”, “ecovandali”, “ecoterroristi”, al più tiepido “ecoattivisti”. Questo, nonostante la narrazione tossica della politica e dell’informazione mainstream, tesa costantemente a criminalizzare gli attivisti, equiparando la violenza alle stesse ragioni della protesta».
Un’affermazione importante per questo movimento, dalle caratteristiche profondamente differenti, e per molti aspetti lontane dai movimenti ambientalisti del passato, ancorati a problematiche territoriali e di provincia, nonostante il crescente clima di repressione mirata di cui sono stati, e sono tutt’ora fatti oggetto, da parte degli ultimi governi: l’abuso di fogli di via, applicati anche a persone domiciliate per motivi di studio e lavoro nelle città da cui dovrebbero allontanarsi (provvedimenti tutti annullati dai TAR o addirittura annullati in un secondo tempo per autotutela dalle stessa questure che li avevano emessi), la richiesta per alcune persone della misura della “sorveglianza speciale”, applicata per reati di criminalità organizzata e terrorismo (poi annullata dai tribunali), la richiesta della questura di Pavia di “associazione a delinquere” (poi archiviata dal giudice), l’arresto di 12 persone per tre giorni prima del processo per direttissima, con detenzione in tre carceri diversi come si fa ad esempio in Spagna per reati di terrorismo, lo scorso dicembre per un blocco stradale a Fiumicino (reato per il quale è tuttora prevista la punibilità con una sanzione amministrativa), obbligo di dimora per tre mesi, la legge “ecoproteste”, approvata in tempi fulminei dal Parlamento, che prevede multe fino a 60.000 euro.
E continua Leonardo Animali: «Insomma, questo movimento fa paura, spaventa il governo e il potere, mette in imbarazzo una tiepida opposizione politica, incapace anche di decidere se schierarsi, se non a sostegno, almeno a difesa di queste persone, che con i loro corpi e la disobbedienza civile nonviolenta, hanno messo a nudo il fallimento in Italia anche dalla minima idea di avvio della transizione ecologica ed energetica, e la completa inazione del governo. In un Paese in cui gli effetti della catastrofe climatica non sono più riconducibili alla eccezionalità, ma hanno oramai le caratteristiche delle quotidianità: alluvioni con decine di morti, incendi spaventosi, crisi idrica in periodi invernali in regioni come Piemonte, Veneto, Sicilia e Sardegna, danni gravi da fenomeni estremi con grandinate e nevicate, danni irrimediabili all’economia agricola con la chiusura negli ultimi due anni di migliaia di imprese, ondate di calore estive con migliaia di morti certificati dai sistemi sanitari regionali».
Quello che terrorizza il potere è probabilmente proprio il fatto che queste persone di Ultima Generazione che vanno dai 17 ai 75 anni e che sono radicate, con un’organizzazione sociocratica ed orizzontale, in tutta la Penisola, non mirano alla conquista del potere, a sostituirlo come nei casi storici più tradizionali, ma pretendono che i governi facciano le scelte giuste per il bene dei cittadini, esigendo l’esercizio della democrazia reale.
Proseguono Leonardo e Laura: «Ed è qui, sul tema della democrazia, che la chiamata di maggio, che anticipa il grande salto di ottobre, che Ultima Generazione fa il passaggio di fase. Non è più da tempo, se mai lo è stato, il movimento che pone il tema dell’esistenza della crisi climatica, ma sullo sfondo della normalità assunta da quest’ultima nella quotidianità della vita delle persone, chiede giustizia climatica e sociale, e di conseguenza misure a sostegno delle persone, come il “Fondo Riparazione” permanente e partecipato da 20 miliardi di euro; i soldi dovranno essere ottenuti attraverso l’eliminazione dei Sussidi Ambientalmente Dannosi (SAD), la tassazioni degli extra-profitti delle compagnie fossili, il taglio di stipendi premi e benefit ai loro manager, delle enormi spese della politica e delle sempre più ingenti spese militari».
Ultima Generazione adesso entra coraggiosamente nel drammatico e profondo solco della crisi della democrazia rappresentativa italiana, prefiggendosi di ricostruire la democrazia su basi sostanziali. “Riprendiamoci la democrazia” è lo slogan della chiamata dell’11 maggio a Roma.
Da mesi Ultima Generazione, da Nord a Sud, sta organizzando assemblee popolari in strada, nelle piazze, negli spazi civici. Rappresentano l’apertura di uno spazio pubblico e inclusivo di democrazia diretta, in cui le persone hanno la possibilità di vivere un processo consultivo, ed esprimere la propria opinione su temi riguardanti la gestione della propria città. L’aumento progressivo dell’astensionismo, è la dimostrazione che la fiducia nelle nostre istituzioni è finita, e l’assemblea popolare è un atto di rigenerazione della nostra democrazia, in quanto ci sono sempre meno spazi di partecipazione cittadina.
La chiusura dei governi, con i politici impegnati esclusivamente in strategie tese a conservare il consenso elettorale, porta progressivamente all’abbandono dei cittadini, lasciati soli per primo nelle tragedie causate dalla crisi climatica, come alluvioni, incendi e fenomeni estremi, e sancisce di fatto il tramonto della democrazia rappresentativa. Dentro a quei palazzi non stanno facendo nulla per proteggere la popolazione dal collasso climatico e sociale: non possono continuare a credersi assolti.
Afferma Alessandro Berti, già intervistato da Italia che cambia: «Ultima Generazione pretende giustizia, che i danni siano riparati da chi li ha causati, e che gli ultimi non continuino ad essere dimenticati. Di fronte a un governo dominato dagli interessi economici, ricattato dalle multinazionali del fossile, e completamente indifferente al reale benessere dei cittadini, la resistenza civile nonviolenta emerge come la scelta democratica inequivocabile per far valere la partecipazione politica. Per questo convergeranno a Roma, per riportare in vita la democrazia con i loro corpi, in una protesta nonviolenta, partecipata ed inclusiva. Si, Ultima Generazione, che in questi anni il proprio coraggio ce l’ha messo, ora ha bisogno di quello di tutti noi».
Laura Tussi