In contemporanea ai perduranti orrori che si verificano quotidianamente a Gaza ed in Cisgiordania, agli atti di terrorismo e ai bombardamenti che hanno colpito Beirut e il Libano nel corso degli ultimi giorni, anche il conflitto fra Ucraina e Russia si intensifica, con il ricorso già oggi a missili a lunga gittata che nelle ultime ore hanno colpito in profondità il territorio russo e i vertici della Federazione da tempo minacciano reazioni dure.
In una precedente fase, dopo l’avanzata ucraina di Kursk, hanno affermato che l’eventuale bombardamento di una centrale nucleare russa avrebbe una risposta adeguata che “brucerebbe l’Europa”. Pochi giorni dopo lo stesso Putin si è fatto intervistare per dire chiaramente che l’uso dei missili occidentali a lungo raggio presuppone un coinvolgimento diretto degli eserciti Nato e che pertanto questo sarebbe l’inizio di un conflitto militare diretto fra Russia e Nato. Nel frattempo il ministro degli esteri russo Lavrov ha risposto alle illazioni comparse sulla stampa occidentale affermando che l’arsenale nucleare russo è perfettamente in grado di essere usato.
Le prospettive di esiti drammatici ed irreversibili a breve sono state rafforzate dal voto del Parlamento Europeo che a larga maggioranza ha approvato una risoluzione non vincolante ma che autorizza di fatto il bombardamento del territorio russo con i missili a lunga gittata. I segnali più preoccupanti, oltre alle dichiarazioni bellicose, sono in quello che avviene sul campo. La pretesa da parte del regime di Kiev di forniture consistenti di missili occidentali a lungo raggio (che Stati Uniti e Gran Bretagna probabilmente ufficializzeranno a breve) costituisce infatti il tentativo di rovesciare una situazione sul terreno che appare drammatica per Kiev.
In modo quasi unanime gli analisti a livello internazionale, ma anche gli stessi Putin e Zelenski, nelle ultime settimane affermano che i russi nel Donbass (la regione ucraina contesa) avanzano abbastanza rapidamente e sono ormai a pochissimi chilometri da quello che viene definito da tutti come un nodo strategico fondamentale: la città di Pokrovsk, che già da diverse settimane è colpita dai bombardamenti russi, inducendo molti residenti a cercare rifugio più a ovest. Verosimilmente i russi sono in grado in breve tempo di sfondare le linee ucraine e, quindi, di conquistare tutto il Donbass; questo significa che gli ucraini sono ormai sul punto di perdere irrimediabilmente la guerra nonostante l’ampio sostegno ricevuto.
Gli occidentali che li hanno sempre sostenuti militarmente, rifiutando da molti anni qualsiasi possibilità di trattativa e di accordo con Putin, disattendendo anche gli accordi di Minsk, dichiarando ripetutamente – anche negli ultimi giorni – che a qualsiasi costo la Russia non può (e non deve) vincere, ora potrebbero essere facilmente indotti a percorrere anche la strada dei “boots on the ground” come già suggeriva Macron la primavera scorsa. Tutto questo scenario prefigura a breve termine un confronto diretto fra le massime potenze nucleari, ma qualsiasi bomba nucleare tattica di oggi è molto più potente di quelle sganciate nel 1945 su Hiroshima e Nagasaki e che hanno prodotto le immani tragedie che sappiamo.
Stiamo incominciando a cadere nel baratro; ora la società civile europea deve assumersi l’iniziativa di una opposizione concreta, manifestando pubblicamente – in modo ancora più forte, permanentemente e globalmente – la ferma contrarietà dei popoli europei (ma non solo) di fronte al cinismo irresponsabile dei governi e dell’industria degli armamenti che lucra profitti enormi sulle guerre.
Facciamo, pertanto, appello al mondo culturale ed accademico internazionale, alle istituzioni sovranazionali, nazionali e locali, a tutte le organizzazioni socio-politiche e sindacali, alla società civile tutta affinché si prenda posizione netta per trattati di Pace, contro la guerra e il suo portato di distruzione immane, prendendo parola con dichiarazioni pubbliche, organizzando presidi manifestazioni e reti. Come RETE MOBILITAZIONE GLOBALE PACE riteniamo non sia possibile rimanere passivi di fronte a minacce che riguardano direttamente il presente di tutti noi e il futuro delle prossime generazioni e invitiamo ad aderire, individualmente e collettivamente, a tale appello scrivendo a retemobilitazioneglobalepace@gmail.com Avanziamo, ancora, la proposta di un presidio internazionale alla base Nato direttamente esposta ed eventualmente coinvolta, che si trova nel territorio della località di Mikhail Kogalniceanu, confine ucraino, pressi del Mar Nero, e che ospita i contingenti di molti Paesi Nato, pronti ad intervenire nell’ambito di una prossima, probabile, escalation bellica.
3 Commenti. Nuovo commento
Concordo pienamente
Salviamo il mondo dalle guerre !
Fin dall’inizio della questione russo-ucraina, ho condiviso la posizione di Noam Chomsky sull’analisi. La mia posizione politica è di sostenere iniziative di pace dia come sensibilizzazione che come attivismo.