articoli

Una UE non in pace con l’ONU

di Roberto
Musacchio

Basta vedere l’ultimo testo votato dal Parlamento Europeo su Gaza per avere la conferma di un fatto che storicamente dovrebbe essere enorme ma che nella triste temperia dei tempi è diventato normale: la UE ha rotto la sintonia con l’ONU.

Il testo approvato a larga maggioranza condiziona il cessate il fuoco alla liberazione degli ostaggi ed alla distruzione di Hamas. Cioè la linea di Netanyahu. Da cui si distingue solo perché non si spinge, come fa il premier israeliano, di cui molti chiedono l’incriminazione per crimini di guerra, ad affermare che Israele intende mantenere il controllo della Striscia e non accetterà uno Stato palestinese.

Le dichiarazioni dei socialisti al PE che spacciano il testo come richiesta di cessare il fuoco sono ipocrite e patetiche. In realtà i socialisti hanno subito l’offensiva del fronte pro Netanyahu che ha imposto il proprio sigillo sul tema senza avere poi la dignità di differenziarsi nel voto finale. Gli emendamenti che sul cessate il fuoco stavano effettivamente sulla linea ONU sono venuti dal gruppo The Left e sono stati respinti anche se la grande maggioranza di socialisti e verdi li hanno votati.

Subito dopo questo squallido voto del PE lo spagnolo Borrelli, alta autorità per la politica estera della UE, ha prima accusato Netanyahu di aver pagato Hamas e poi riaperto l’offensiva sui due Stati, Israele e Palestina. Già ai tempi dell’infausta esibizione di Von Der Leyen e Mitzola in Israele, che valse critiche e richieste di dimissioni per la Presidente della Commissione dimentica delle vittime palestinesi e della politica storicamente consolidata dell’Unione, ci furono “correzioni” di Borrell e Mitchell.

Ma il PE mette in evidenza, come sulla guerra Russia Ucraina, che ormai la UE ha assunto una nuova collocazione, bellicista, revisionista della Storia, suprematista e a doppio standard, che ne ha cambiato le sue ragioni di origine. Niente più ONU riconosciuto e rispettato come luogo riparatore dei disastri europei delle guerre mondiali. Addio alla casa comune europea se non per annessioni successive all’imperialismo UE e NATO.

Mentre il Sudafrica si appella ad un tribunale dell’ONU per far valere il diritto internazionale, con la autorevolezza che gli deriva da aver dovuto combattere contro bianchi europei invasori e razzisti, la UE, e i suoi Stati principali, si muovono nella logica degli interessi di parte cercando di lucrare nuovi spazi per gli affari dei propri dominanti.

In questo siamo tornati a prima della prima guerra mondiale, con la differenza che i dominanti della UE le guerre le fanno agli altri e non tra di loro. Per loro tengono le quote di bottino che attraverso i mercati finanziari vengono garantiti a tutti i signori delle guerre in tutto il mondo. Che crescono, nonostante e attraverso tutte le varie crisi. Ma in particolare in Europa vedono aumentare le disuguaglianze, smantellare sistematicamente le conquiste sociali, ridursi addirittura i ceti medi. Oligarchie degli establishment e nazionaliste sono sostanzialmente unite in queste doppie guerre, militari e sociali. I principali partiti, anche. A loro si aggiungono destre che si ricollegano alla Storia pre antifascismo che tornano di massa e di governo. I metodi intergovernativi e funzionalistici pongono la democrazia rappresentativa tra parentesi. Monetarismo ed austerità sottraggono i bilanci al volere popolare. L’esportativismo tedesco forgia una guida del processo in chiave egemonica nel patto tra le borghesie. Il movimento operaio, e le sinistre di alternativa, sono posti fuori gioco.

Però tutto questo avviene mentre le possibilità di una esplosione incontrollata ed incontrollabile si fa reale. La “sfida” tra due “vecchi malvissuti” per la Presidenza USA appare tragicamente allusiva di un incombere mortifero. Non che il “giovanilismo” di Macron e del suo nuovo presidente del consiglio o il “genere” di Von Der Leyen dia più speranze di vita.

Fu la Rivoluzione russa a contestare la guerra e poi a contribuire in modo decisivo a sconfiggere il nazifascismo. Il Comunismo nasce contro le guerre dei dominanti e per le rivoluzioni dei dominati. Mai come oggi è il tempo di dichiarare guerra alla guerra.

di Roberto Musacchio

Articolo precedente
Si fa presto a dire Lenin
Articolo successivo
Il trattato contro le armi nucleari compie tre anni, ma l’Italia non lo vuole ratificare

1 Commento. Nuovo commento

  • Laura Pepe
    10/02/2024 16:31

    Tutto drammaticamente vero. Purtroppo non sono ottimista sulla possibilità di un’esplosione incontrolllata, mancando una guida politica, un’deologia strutturata e il collegamento globale tra gruppi potenzialmente rivoluzionari

    Rispondi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Compila questo campo
Compila questo campo
Inserisci un indirizzo email valido.