editoriali

Una sinistra più forte contro la guerra

di Roberto
Morea

È finita con un appassionato intervento di Caterina Martins, portavoce del Bloco de Esquerda, l’ultima sessione plenaria dell’Università Estiva del Partito della Sinistra Europea e di transform! europe, che si è tenuto ad Aveiro in Portogallo.

Nel suo discorso Caterina ha ripreso le ragioni che ci vedono uniti anche nella diversità dei punti di vista.

Contro una politica che non affronta i problemi della gente e dell’ambiente, ma che anzi sposta risorse e capacità dalla lotta al cambiamento climatico, dalla giustizia sociale al potenziamento degli armamenti degli eserciti.

Così mentre divampano incendi il Portogallo, come gli altri paesi europei, non è in grado di mettere in atto un piano di prevenzione e di contrasto al cambio climatico.

Il parallelo con la siccità del nord, così come del sud Italia, è del tutto evidente. Mentre il riscaldamento ci costringe a fare i conti con i limiti di un’idea di sviluppo economico, la scelta non è quella di correre ai ripari con interventi massicci per toglierci dalla dipendenza di energie fossili, ma al contrario, di riaprire centrali a carbone per far fronte alla crisi prodotta dalla guerra. Si continua come se niente fosse, come se le evidenti crisi climatiche non fossero lì a ricordarci l’urgenza di un cambio di rotta.

Una delle sessioni di apertura è stata appunto dedicata alla transizione energetica, con la partecipazione di un rappresentante della rete sindacale per la democrazia energetica (TUED) che ha ben definito un percorso di uscita dal fossile anche in termini di giustizia sociale.

Anche in altre sessioni è stata menzionata infatti la necessità di tenere insieme la fine del mondo e la fine del mese, perché il dominio del modello capitalistico impone non solo il prolungamento dell’utilizzo delle energie fossili, ma anche che a pagarne i costi siano i lavoratori e lo strato più povero della società.

Una particolare attenzione l’avuta, naturalmente la guerra che tutti qui hanno definito criminale, e tutti, senza nessuna riserva, hanno espresso la condanna della Russia nell’averla scatenata. Diverse le sfumature sulla possibilità e la scelta di armare l’Ucraina contro l’invasione. Il Partito della sinistra europea è contro il riarmo e contro l’aumento delle spese militari. Così come contro l’allargamento della NATO, mentre le organizzazioni di alcuni paesi scandinavi, pur considerando negativo il ruolo di questa, vedono nelle politiche espansioniste della Russia il pericolo maggiore.

Una università non un congresso 

Intorno a 200 le registrazioni di ragazzi e ragazze che hanno seguito e partecipato alle plenarie e ai seminari proposti, 38 i paesi presenti. Una presenza e un’articolazione che fanno parte del percorso della costruzione di una sinistra che sappia promuovere una proposta politica a livello continentale. Un cammino non facile e complicato da una diversità culturale che Cornelia Hildebrandt (co-presidente di transform! Europe) ha ben illustrato presentando lo studio realizzato in collaborazione con la Fondazione Rosa Luxembourg sulle sinistre radicali in Europa.

Un’altro appuntamento che vorrei ricordare è stato il seminario sulla libertà di stampa con giornalisti/e e media attivisti/e che ha visto una numerosa presenza di una fitta rete di testate e riviste legate alle forze della sinistra nei vari paesi europei. Questo è senza dubbio uno dei temi più caldi anche in vista delle prossime elezioni europee del 2024. Un progetto, quello della alleanza tra media della sinistra, a cui transform! Italia è particolarmente legata e che vede già una adesione di testate come Mundo Obrero in Spagna, l’Humanitè in Francia, Avghi e Epohi in Grecia, Left in Italia, oltre a progetti editoriali sostenuti da transform! Europe nei paesi dell’est europa come Polonia, Repubblica Ceca e Lituania. L’appuntamento tenuto in questi giorni ha permesso di rafforzare le relazioni tra questi e allargare la rete a esquerda.net organo del Bloco de Esquerda Portoghese e della tedesca Neue Deutschland, oltre a presenze in Olanda e Belgio.

Il tema di una presenza nello scenario europeo di un sistema mediatico che porti la voce delle lavoratrici e dei lavoratori delle lotte che in ogni parte di Europa sono oscurate e negate, è uno dei principali obiettivi che la sinistra ha il compito di promuovere e rafforzare per far sentire chi vive quelle condizioni di non essere solo e per dare forza ad una lotta ed una proposta di alternativa non solo a livello nazionale.

Lo strapotere dei mezzi di comunicazione “mainstream”, la paura del licenziamento, l’isolamento culturale, sono l’altra faccia della medaglia a cui far fronte con i nostri mezzi e solo unendo le forze possiamo sperare di difendere un punto di vista alternativo.

La difficoltà e i limiti che abbiamo sono del tutto evidenti, ma appuntamenti come questi servono a far capire che la sfida è aperta e ci sono esperienze, come ad esempio quella francese, che possono essere di ispirazione anche per paesi come il nostro per invertire una rotta e rimettere in gioco proposte politiche e sociali che respingono la guerra globale come unico ed irreversibile destino delle persone.

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