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Tra putinismo e sinistra occidentale l’alternativa di pace e socialismo

di Roberto
Musacchio

Il mainstream cerca ancora di riproporre il refrain elettorale tra europeisti e nazionalisti. Certo che con un presidente del Consiglio europeo, Michel, che dice pari pari che a fare la guerra vanno bene anche le destre estreme e nazionaliste, e il nuovo governo olandese tra liberali e succitate destre, il giochino mostra un po’ la corda.

Per chi vede nella guerra la grande discriminante il primo compito è proprio questo: imporla al dibattito pubblico.

È qui che intervengono nel gioco, con quale livello di consapevolezza è materia di riflessione, quelli che, da sinistra, di fatto propongono altre priorità.

In alcuni di loro la dichiarazione d’intenti è esplicita: il “nemico principale” è “l’imperialismo fascista putiniano”.

Le gradazioni di questo posizionamento sono molte ma alla fin fine c’è il delinearsi di una sorta di “sinistra occidentale” che considera comunque questo il suo campo. In cui stare, nei governi, nelle istituzioni, nei conflitti. Con un ordine, che faccio, non casuale perché corrisponde alla interiorizzazione di modelli comportamentali adattativi che ormai sono “senso comune”. In cui governo e rappresentanza sono ordinatori rispetto ad un conflitto che ormai è compatibilità, fotografia dei rapporti di forza esistenti.

È l’esatto opposto speculare di chi considera l’altro campo come il proprio anche in termini valoriali. Il putinismo è si un’accusa strumentale ma anche un rischio interpretativo della realtà.

Possiamo dire che l’onda lunga della sconfitta del 1989 è ancora tra noi e consegna detriti e smottamenti. Che c’è una deriva della stessa eredità sessantottina e una povertà dei nuovi soggetti conflittuali.

Per questo la campagna di Pace Terra Dignità ha un grande valore. È quella che non corre dietro ai cavalli ruffiani, cioè ai falsi obiettivi, non “porta pesci” a chi non vuole si ponga la domanda incalzante sulla guerra.

Tra putinismo e sinistra occidentale insiste a porre la guerra alla guerra costituente come propria bussola. Dice di non voler ricostruire la sinistra. Può sembrare una riproposizione di trasversalismo. In realtà coglie che sinistra è diventata parola storicamente ambigua. Per questo chi, come me, sta dentro questa impresa da comunista è il tempo di riproporre ciò che storicamente si contrappose alla guerra e cioè proprio il comunismo.

Roberto Musacchio

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