Riprendiamo da ecoinformazioni.com il testo del LƏA – Laboratorio Ebraico Antirazzista –
Come ebree ed ebrei italiani ci chiediamo come sia possibile affrontare questo 27 gennaio. Il Giorno della Memoria è in crisi di senso e oggetto di distorsioni da vari anni, ma quest’anno la situazione è particolarmente complessa. Affiorano due narrazioni estremamente problematiche che la mettono in relazione con la strage del 7 ottobre e il massacro in corso a Gaza. Una parla di un rivolgimento quasi metafisico: “gli ebrei”, da vittime della Shoah, sarebbero diventati a loro volta carnefici e autori di un uguale genocidio a Gaza – con conseguente ostilità verso tutti gli ebrei. L’altra vede il passato e il presente degli “ebrei” sotto la comune e unica lente della violenza dell’antisemitismo, che ieri animava i nazisti, oggi muoverebbe i palestinesi e chi nel mondo si mostra critico nei confronti di Israele.
Riteniamo entrambe le narrazioni frutto della combinazione di due equivoci.
Il primo equivoco è quello di vedere “gli ebrei” come una entità monolitica e astorica oggi incarnata nello stato d’Israele, ignorando la differenza di categoria tra un popolo e uno stato-nazione – dove peraltro gli ebrei discendenti di sopravvissuti non sono la maggioranza – o ignorando la storia di decenni di occupazione militare.
Questa confusione rende possibili affermazioni aberranti come quella che “gli ebrei” non avrebbero “imparato la lezione” di non opprimere altri popoli, come se Auschwitz fosse stata una specie di scuola e non un gigantesco trauma. E rende possibile pensare che un sostegno acritico a Israele possa espiare le colpe storiche nei confronti de”gli ebrei”.
Il secondo equivoco è l’interpretazione della giornata della memoria come giornata di mera commemorazione rituale delle sue vittime: rom, persone Lgbtq, disabili, oppositori politici, lavoratrici e lavoratori in sciopero. Ed ebrei. Con omaggi retorici e facili condanne al male assoluto, magari glissando sulla complicità fascista nella catastrofe. Così le commemorazioni diventano luogo amico per forze di destra xenofoba, eredi o nostalgiche degli assassini e dei persecutori dei nostri monni e nonne, che intendono così ripulire la propria immagine e rendere più accettabili le proprie politiche razziste.
Di fronte a questo spettacolo a tratti lugubre, melenso, noioso, ipocrita, è inevitabile che qualcuno si chieda se “gli ebrei” in fondo siano meritevoli, oggi, di tanta speciale attenzione e compassione.
In quanto ebree ed ebrei italiani, rivendichiamo oggi il diritto di ricordare i nostri morti insieme a tutta la società, senza interferenze in cui ci si chieda conto di crimini commessi da altri attori altrove.
In quanto cittadini europei, pensiamo che il Giorno della Memoria, oltre che commemorazione, dovrebbe essere soprattutto occasione di riflessione sulle responsabilità della moderna società europea in merito al peggior crimine che abbia macchiato il continente. Un momento per esaminare come nazionalismo, militarismo, razzismo, e pratiche coloniali riportate in madrepatria abbiano dato luogo a politiche di disumanizzazione e persecuzione che infine, con tecniche industriali e il coinvolgimento e l’avallo di milioni di persone, hanno portato all’immane sterminio.
Vogliamo che questa consapevolezza serva non per mettere altre tragedie sullo stesso piano delle Shoah, ma per analizzare e identificare ingredienti simili nel nostro presente. Li scorgiamo nel modo in cui i governi europei criminalizzano persone straniere in ragione della propria provenienza o religione, finanziano l’incarcerazione dei migranti in condizioni disumane, e attuano politiche che spesso ne provocano la morte alle frontiere del continente.
E dopo aver visto con orrore le immagini del 7 ottobre, la cui efferatezza ha risvegliato in noi traumi profondissimi, vediamo oggi la disumanizzazione omicida all’opera nel modo in cui Israele sta distruggendo la striscia di Gaza nell’indifferenza della comunità internazionale e dei media, uccidendone la popolazione e annientando il suo diritto a un’esistenza libera e dignitosa.
In quanto ebree ed ebrei che portiamo oggi il trauma e rabbia per il ricordo del passato, non vogliamo essere né essenzializzati né strumentalizzati; vogliamo invece che dal nostro dolore e dallo studio del passato e del presente nasca la forza per capirsi, incontrarsi, e convivere lottando insieme contro tutte le ingiustizie.