In occasione della ripresa dei lavori del board di transform! europe abbiamo chiesto di avere una discussione sullo stato dell’arte per mettere a fuoco le nuove condizioni in cui ci troviamo in Europa. Qui pubblichiamo il testo che abbiamo presentato e illustrato in apertura dei lavori.
Il programma di lavoro che oggi ha presentato la presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen dimostra ancora una volta, se mai ci fossero dubbi, che la guerra e la militarizzazione sono la sola prospettiva che vengono proposte. La priorità che hanno in mente è cancellare una Europa sociale e imporre la centralità dell’interesse privato e finanziario, anche a costo di mettere l’esercito per le strade ed intimare la legge marziale.
Potremmo e dovremmo partire dalla dimensione della crisi di collocazione politica, di condizioni economiche e sociali che sta attraversando la UE, indagare le sue cause (guerra, enegia, clima, ingiustizia sociale…) e gli effetti sulle nostre società con una crescita delle destre nazionali e internazionali che cercanoi di raccogliere il malcontento popolare, per meglio definire le nostre priorità, l’indirizzo che vogliamo dare al lavoro collettivo, per la costruzione di un’alternativa.
Il successo che sta avendo in Italia la campagna Stop ReArm Europe ci porta a ringraziare transform!Europa per averla promossa ma anche a proporre di portare avanti ed estendere questa iniziativa.
Il successo in Italia è dimostrato dal grande numero di adesioni di soggetti piccoli e grandi. Dalla realizzazione di momenti di mobilitazione con una partecipazione larghissima come con la manifestazione del 21 giugno cui hanno partecipato 100 mila persone. Dalla continuità del lavoro che ci porta già a tantissimi impegni programmati per il prossimo futuro. Ed anche ad avere qualche prima vittoria come quella raggiunta contro il defence summit, una fiera delle armi che doveva svolgersi incredibilmente dentro un luogo di cultura come l’Auditorium della musica di Roma e che è stata sospesa dopo le nostre proteste.
Le ragioni del successo stanno a nostro avviso nel fatto che la dimensione europea dell’appello ha facilitato sia la convergenza di tanti movimenti e reti che erano già presenti sia la riconnessione di tematiche, individuando nella UE un soggetto fondamentale per affrontare le gravissime crisi aperte.
La mobilitazione italiana si è sviluppata su 4 parole d’ordine. No al riarmo. No alla guerra. No al genocidio. No all’autoritarismo.
La convergenza tra movimenti e reti fa sì che il calendario di autunno sia molto denso. Le mobilitazioni contro il genocidio in Palestina sono continue. A Genova qualche giorno fa 50 mila persone con alla testa i lavoratori del porto e la sindaca della città hanno accompagnato la partenza della Flotilla per Gaza con 200 tonnellate di aiuti raccolti. La Cgil ha indetto una giornata di mobilitazione nazionale per Gaza. Contro la guerra e il riarmo ci saranno un grande convegno promosso dalla rete pace e disarmo e una grande mobilitazione nella tradizionale marcia pacifista Perugia Assisi.
E’ in programma un convegno promosso da varie Fondazioni sulla necessità di una Helsinky 2. La Cgil farà una manifestazione nazionale per un’alternativa di politica economica e sociale anche al riarmo.
Il calendario delle mobilitazioni è molto più ampio. Importante è la mobilitazione del mondo della scuola contro la militarizzazione e il bellicismo nella istruzione e i tagli inevitabili a seguito dell’aumento delle spese militari. Segnaliamo che il 27 settembre Stop Rearm Italia svolgerà una propria assemblea nazionale. Al suo centro ci sarà proprio questa dimensione europea che ci caratterizza. E che risulta rafforzata come esigenza da tutto ciò che accade.
La mobilitazione per Gaza ha assunto anche con la Flotilla una dimensione internazionale ed europea. E dovrebbe essere la UE a sospendere il Trattato di cooperazione con Israele ed attuare sanzioni come richiesto da molti.
La questione del riarmo passa per il piano Europeo, per i fondi di bilancio riallocati e le deroghe agli stessi bilanci nazionali, per il fondo Sure, per gli accordi assunti in sede NATO.
L’accordo, pessimo, sui dazi con gli USA è stato fatto dalla Presidente della Commissione europea e segnala un intreccio tra dazi, riarmo, pessime scelte di politica energetica e industriale, deroghe alle norme europee per favorire il commercio USA.
Le scelte a favore del warfare, e a danno del welfare, hanno una dimensione europea ed alcuni Paesi che spingono in particolare in questa direzione fanno da traino.
Gli inviti a preparare la società e le cittadine e i cittadini europei alla possibilità della guerra, fin dalle scuole, arrivano anche da istituzioni europee.
La scelta di privilegiare il piano della forza omettendo qualsiasi azione diplomatica nel conflitto Russia Ucraina è particolarmente spinta dalla UE. Di fatto colloca la UE in una condizione di particolare difficoltà rispetto alle nuove forme di multilateralismo che vanno emergendo. Viene così per altro meno il ruolo del modello sociale europeo che doveva rappresentare la chiave per una diversa idea di globalizzazione e che invece viene sempre più destrutturato dalle politiche neoliberali ed ora dalla nuova dimensione della guerra e di una geopolitica della forza.
Per queste ragioni crediamo che quanto messo in campo con Stop Rearm Europe vada continuato e rafforzato. Da parte di una fondazione come la nostra non è un invadere il campo proprio dei soggetti politici ma al contrario mettere idee, ragionamenti, competenze al servizio di una costruzione della democrazia europea quanto mai in difficoltà.
Pensiamo che in particolare sul tema del conflitto tra warfare e welfare che si ritrova ai livelli delle leggi di bilancio, delle scelte finanziarie, economiche e produttive, di quelle di politica internazionale e di impatto sulla società civile sarebbe bene proporre appuntamenti di approfondimento e di iniziativa. Analogamente sulla tragedia del genocidio in Palestina e sulla esigenza di fermarlo e di costruire una soluzione adeguata alla realtà. Da ultimo è evidente che occorre riflettere ed agire per un nuovo ordine mondiale fondato sul diritto internazionale e sui diritti di popoli e cittadini.
P. S non entra direttamente in questo discorso, ma non si può ignorare l’esigenza di costruire una vasta opposizione da sinistra alla Presidenza Von Der Leyen e in tal senso ci sono segnali importanti sia tra le forze politiche che parlamentari europee.
Roberto Morea e Roberto Musacchio