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Slovenia 2025

di Marino
Calcinari

Il 14 luglio di cinque anni fa la Slovenia votava per un referendum che escludeva ogni forma di assegnazione dell’acqua ai privati. I giovani del partito della sinistra, “Levica” (pron.: Leviza) furono protagonisti di una battaglia civile importante, non esclusivamente tematica ma che indirizzava la partecipazione popolare fuori, ed all’occorrenza contro, le politiche del governo ed oggi la Slovenia è il solo paese dell’Unione europea che non solo non ha privatizzato, ma difende l’acqua pubblica attraverso l’inserimento nella propria costituzione di un articolo specifico (art.70 ) che recita:
“Le risorse di acqua rappresentano un bene pubblico che è gestito dallo Stato.
Le risorse di acqua sono usate in primo luogo e in modo sostenibile per fornire ai cittadini acqua potabile e, in questo senso, non sono un bene di mercato”.
La Slovenia ha poco meno di due milioni di abitanti e tra tutte le repubbliche della ex Jugoslavia è quella che mantiene i piu’ stretti legami con l’ Europa occidentale; la comunità slovena di Trieste insediata da secoli in un territorio multietnico e mistilingue oggi conta circa 25 mila personale ( quasi cinquantamila in tutta la Regione del Friuli Venezia Giulia) la cui lingua madre è la lingua slava meridionale.
Il paleoslavo si sovrappose alla lingua tardolatina dopo il 582 data dell’ insediamento slavo nell’ Altoadriatico secondo la cronologia bizantina e il termine “slavo” – sklav , sklaveno, etc secondo il grande linguista tedesco Max Vasmer è riconducibile al termine “slovo” che potrebbe dire “coloro che parlano con le stesse parole”.
Nel 1595 fu fondata l’ Università di Lubiana e l’ opera di “modernizzazione” della cultura religiosa e politica , ad opera di Primoz Trubar , sulle orme di Lutero diede lustro all’ importanza di questa parte periferica dell’ Impero di Carlo V, ed oggi per la sua collocazione geopolitica la Slovenia assume un’ altra importanza, che puo’ fare la differenza , rispetto allo scivolamento bellicista della UE ,e perciò la presenza di un partito di (della) Sinistra , ecosocialista , coerente e non minoritario aiuta a fare la differenza.
La Slovenia, piccolo paese alpino, controlla infatti alcune delle maggiori vie di transito europee all’estremità nordorientale dell’Adriatico, i suoi porti sull’ Adriatico ( Capodistria/Koper, Pirano , Isola) sono in concorrenza con Trieste e tutta una serie di fattori , economici e strumentali , fanno preferire questi a quello di Trieste , dove invece si è insediata la HHLA di Amburgo . Mentre il porto di Capodistria è invece diviso in 12 terminal specializzati per soddisfare la crescente domanda che perviene dall’Austria.
Molte aziende austriache hanno investito e stabilito una presenza, negli ultimi anni operando in vari settori. Tra queste la  Hasslacher Norica Timber, industria del legname, con una partecipazione strategica in Element5 ,azienda produttrice di legno massiccio, e Kovinar specializzata nella produzione di Reti Elettrosaldate destinate al mercato delle costruzioni  di proprietà del Gruppo Pittini, sono esempi significativi dell’ attrattività e delle convenienze che la Slovenia offre a queste imprese. E delle ricadute positive che hanno favorito lo sviluppo del suo territorio. Oggi la Slovenia ha una forte componente industriale (29% del PIL nel 2013) e di servizi (68%). Ed i settori sono in crescita.
Nella Slovenia  il potere legislativo è esercitato dall’Assemblea nazionale e dal Consiglio nazionale. E nell’ attuale Parlamento si contano oggi 9 partiti .
Quattro sono collocabili a destra, gli altri nel centro sinistra, ma prevalgono nei rapporti forza, il Partito Popolare di Janez Jansa (nazionalista e conservatore), e quello di centrosinistra di Robert Golob, (“Movimento Libertà”) che la Sinistra appoggia.
Di questi sappiamo che la sua formazione intellettuale e culturale non ha .. radici orientali o postsocialiste ma filoatlantiche, avendo conseguito diversi titoli di studio in ingegneria presso l’Università di Lubiana, completando il suo cursus honorum con una borsa di studio made in USA come ricercatore ospite presso l’ Istituto di Tecnologia ad Atlanta negli USA. E politicamente è cresciuto frequentando l’ ambientalismo.
Il suo riferimento era il Partito d’Azione Verde (Stranka zelenih dejanj ), che alle ultime elezioni politiche tenutesi in Slovenia nel 2022 aveva ottenuto 41 seggi all’Assemblea nazionale pari al 34% dei consensi mentre la sinistra aveva ottenuto il 10%
Ora però gli indirizzi di natura economica imposti dalla UE a cominciare dalle risorse per il riarmo europeo impongono alla Slovenia una discontinuità che è difficile da accettare: il 2% del PIL destinato alla difesa per il 2025 è giudicato eccessivo e il 29 giugno scorso la Commissione Difesa del Parlamento Sloveno aveva valutato l’iniziativa suggerita dalla Sinistra di indire un referendum su un drastico aumento della spesa militare.
Ed è questa forse l’unica via praticabile , sicuramente necessaria per rivendicare piu’ fondi per ambiente -sanità -lavoro-riconversione ambientale ( centrale nucleare di Krsko , alquanto obsoleta , meno di 300km da Trieste ) in controtendenza a quanto accade nella UE. L’ opinione pubblica slovena pensa anche che il Governo avrebbe dovuto trovare argomenti e motivazioni per tempo e prima , soprattuto ascoltare la popolazione .
Il Partito della Sinistra si è opposto alla logica del fatto compiuto, chiedendo che si ascoltino le persone ,come si era fatto el luglio 2021 .Allora con quasi 700 mila voti contrari e poco più di 100 mila favorevoli, gli sloveni avevano detto no alla nuova legge sull’acqua proposta dal governo Janša.
Al referendum “ Za pitno vodo “-Per l’acqua potabile’, che si era svolto l’11 luglio di 4 anni fa aveva partecipato il 46% degli aventi diritto, più del doppio del quorum previsto per quel tipo di consultazione.  Ora, dicono qui oltre confine , aumentare la spesa per la difesa al 5% del PIL entro il 2035 sarebbe una sottomissione alle richieste degli Stati Uniti e forse l’ adesione alla NATO va ripensata , dopo ventun anno i motivi non mancano .
Il gruppo parlamentare della Sinistra ha quindi proposto di tenere un referendum consultivo prima di qualsiasi decisione definitiva sull’aumento del bilancio per gli armamenti al 3% del PIL. La Presidente della Repubblica di Slovenia , Nataša Pirc Musar, anch’essa di centrosinistra, non potrà non essere in sintonia con lo schieramento politico che l’ ha eletta e il referendum su riarmo , aumento della spesa e mantenimento del rapporto con la Nato che si terrà entro l‘ ottobre prossimo sarà la chiave di volta per capire se il Moloch della guerra possa essere firmato , qui , in quest’area della geopolitica dove dopo l’ 89 iniziò il “nuovo ordine mondiale”.

Marino Calcinari

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