di Natale Cuccurese –
Mi sono convinto che anche quando tutto sembra perduto bisogna mettersi tranquillamente all’opera ricominciando dall’inizio
(Antonio Gramsci)
Con questa frase aurea di Gramsci ho aperto pochi mesi fa il mio articolo di analisi sul voto alle ultime elezioni europee su Transform Italia. Il quesito era, ora come allora, si può “ripartire” da sinistra dopo il deludente risultato elettorale di maggio a cui adesso si aggiunge la formazione del governo Conte 2 che vede accogliere fra le sue file anche una parte di quella Sinistra che, nel suo complesso, in base alle circostanze che avevo già analizzato nel precedente articolo, non era riuscita a raggiungere un risultato elettorale soddisfacente?!
A mio parere, oggi come qualche mese fa, la risposta al quesito è positiva.
Ovviamente non basta dire “andiamo avanti”, bisogna anche capire come procedere, evitando la “coazione a ripetere” che da anni immobilizza o fa fallire troppo spesso l’azione di ricomposizione a sinistra, soprattutto nei tentativi di aggregazione, e prima ancora come vincere lo scoramento che troppo spesso serpeggia. Per fortuna resiste ancora saldo, coeso e deciso un tessuto militante che continua ad operare senza esitazione, sicuramente più stanco, ma ancora motivatissimo, trincerato a difesa dei propri ideali. Soprattutto da questo bisogna ripartire.
Costruire un chiaro programma politico che si basi su proposte assolutamente concrete. Al primo posto, lo dico da anni, il Sud e le sue tante emergenze fra cui al primo posto il contrasto incondizionato al Regionalismo differenziato. Un progetto al limite dell’eversivo che rischia di rompere l’unità del Paese. Un Sud disperato aspetta da noi risposte su questo fronte, soprattutto non appena questa normativa entrerà in vigore e i cittadini del Mezzogiorno, ad oggi poco o per nulla informati dai media, ne potranno valutare concretamente, nelle proprie tasche e negli scarsi servizi, gli effetti dirompenti. I dati di queste ultime elezioni europee confermano che il voto del Sud, dei suoi tanti astenuti, di quanti ancora ammaliati dal fascino leghista o pentastellato, rimane quello che deciderà le prossime elezioni politiche. Da qui bisogna ripartire nell’immediato, oltre ovviamente a porre in evidenza le nostre proposte su welfare e diritti civili. Non bastano però le analisi politiche e la denuncia dei problemi, bisogna organizzare anche l’azione di denuncia mediatica dello stato delle cose. E’ urgente coordinare e strutturare un nostro network informativo e di propaganda, creare sinergia fra i mezzi disponibili oggi sul web, collegando pagine social alle varie (nostre) agenzie di informazione e a possibili collaborazioni con stampa locale e nazionale. Contemporaneamente uscire dal virtuale con azioni specifiche innovative, come ad esempio quella proposta da Pietro Bevilacqua sul Manifesto di sabato scorso, relativa ad un “pullman del Sud”. Sarebbe un primo segnale visibile nelle piazze di impegno concreto.
Contemporaneamente permane la necessità di non arrendersi e rilanciare, con un programma con regole chiare e paritarie per chiunque si avvicini e voglia farne parte, un progetto aggregativo fra le forze socialiste, meridionaliste progressiste e comuniste
Stop alle perdite di tempo in attesa della Primadonna (Godot) di turno!
Continuare instancabilmente nel processo aggregativo fissando regole chiare per tutti, anche ripartendo rapidamente da poche forza, ma coese. Chi vorrà convergere in un secondo momento lo potrà fare e sarà il benvenuto, accettando però eventuali regole e temi già fissati, che ovviamente potranno essere integrati, ma non pretendendo di patteggiare i temi di altri, chiedere cambiamenti in corso d’opera o addirittura dettando diktat.
Non è certo il caso di rivendicare primogeniture, ma nemmeno annichilirsi aiuta, come dimostrato in questi ultimi mesi. I tanti temi, le differenti proposte e sfaccettature, sono una ricchezza per tutti e vanno posti in evidenza sempre, anche in campagna elettorale, se scompaiono nel momento del confronto si disperde la forza di penetrazione e si perde in concretezza.
Per concludere, guardando il bicchiere mezzo pieno, visto l’approssimarsi per le forze governative dei molti nodi che stanno per arrivare al pettine (legge di bilancio, regionalismo differenziato, eventuali contrasti di coalizione ecc.), vi sono ampi margini di crescita di consenso se sapremo organizzarci, trovare la forza di collaborare fa di noi francamente, evidenziare i nostri temi nei prossimi mesi (ora il tempo c’è) anche grazie ad iniziative innovative organizzate, ricavare visibilità, anche mediatica, con il lavoro sui territori dove siamo presenti grazie alla base militante e da dove dobbiamo necessariamente ripartire per la formazione di uno spazio innovativo da creare insieme.