di Patrizia Sentinelli – “Vorrei dirti” è il titolo del concorso per giovani scrittori e scrittrici della Festa di lettura “Pezzettini” che Altra Mente propone quest’anno. Fuori concorso partecipo anche io offrendo questo “Vorrei dirti” all’Europa.
Mi rivolgo all’Europa perché la sento parte di me, composta di popoli diversi eppure contaminati e meticci che in mezzo a tante contraddizioni e tragedie hanno inspirato libertà e fraternità e vorrei che questo profilo tornasse a riemergere dalle macerie di quella reale ademocratica e austera che si è andata definendo nelle sue articolazioni istituzionali.
Vorrei dire a questa Europa che oggi non è la mia, che abbiamo bisogno di questo spazio per non cadere in pericolose scorciatoie nazionaliste. Ma non di questo spazio che c’ è oggi. Per essere uno spazio amico l’Europa deve tornare sui suoi passi, abbandonare il corso ineguale e discriminatorio segnato dai suoi trattati iniqui, aprire le frontiere per dare abitazione alle diverse identità che la compongono abbattendo i muri che la fanno apparire matrigna e nemica.
Se la barra del comando volge sempre verso la finanza e l’economia l’Europa estirpa le sue radici che affondano nei diritti, in giustizia e libertà. La sua mappa culturale è cambiata negli ultimi decenni. La moneta unica è divenuto strumento di rigore per favorire gli andamenti dei mercati anziché un modo per rendere più armonica la convivenza economica. Infatti sono premiati gli scambi di merci mentre si vieta la libera circolazione alle persone impedendo loro di essere soggetti in quanto portatori di desideri e di speranze.
Vorrei dirti che cambiare è possibile. Ci sono in giro nei tuoi meravigliosi paesi straordinarie esperienze di resistenza al tuo dominio dispotico che potrebbero essere i motori di questo cambiamento. Penso a tanti e tanti che, in questa deriva tecnocratica che pretende rigore nei conti pubblici mentre si tagliano servizi sociali, insorgono per tenere in piedi presidi di autogestione e manifestazioni di solidarietà verso i migranti.
Penso al valore delle azioni delle Ong che i governi membri delle tue istituzioni denigrano e perseguono, ma anche alle tante persone che si ribellano e tendono loro una mano.
Vorrei dirti che la tua attuale politica fa male perché fa crescere l’odio ma che nelle strade dei tuoi paesi piccoli e grandi movimenti hanno imparato a mettere in atto politiche che contrastano proprio questo odio con pratiche di solidarietà e di disobbedienza.
Io penso che ce la faremo a cambiarti per riprenderci il nostro spazio europeo quello che ci appartiene perché siamo cittadini e cittadine e non sudditi né schiavi.