Per costruire il terzo spazio in Europa organizziamo la Sinistra Europea in Italia
Lettera alle compagne e ai compagni de l’Altra Europa con Tsipras
di Andrea Allamprese e Alessandro Tedde (transform!italia)
Care compagne, cari compagni,
in vista dell’assemblea de l’Altra Europa con Tsipras che si terrà a Roma sabato 14 settembre, non potendo essere presenti di persona, con queste righe vorremmo contribuire alla discussione rilanciando il nostro impegno sia pur in forme nuove.
La sobrietà impone di analizzare i risultati delle elezioni europee dello scorso 26 maggio come una sonora sconfitta per la lista de la Sinistra, che era nota ai suoi componenti ben prima che si avvicinasse il giorno del voto.
La ritualità con cui ogni cinque anni si presenta l’appuntamento europeo non consente di giustificare l’accaduto richiamandosi all’imprevisto, perché in Europa non esiste il rischio di una crisi balneare di governo che interrompa la legislatura nel bel mezzo di agosto.
Abbiamo votato pochi mesi fa, lo rifaremo nel 2024: un tempo decisamente congruo per decidere cosa fare, nonché per fare quello che avremo deciso prima di questa scadenza.
È infatti da troppo tempo che riteniamo di fare consapevolmente scelte che invece subiamo: dopo che per cinque anni ciascuno di noi avrà ostentato qualche diversità per affermare la propria identità, ci ritroveremo di nuovo insieme, fra simili e sotto un simbolo comune, perché un certo cavillo dell’ufficio elettorale ci consentirà di non raccogliere le firme, in compenso mostrandoci la nostra impotenza di fronte al resto d’Europa in cui quel simbolo conterà davvero qualcosa.
Mirabile quell’anno in cui in poche settimane riuscimmo a raccogliere le firme per presentare la lista de l’Altra Europa con Tsipras, anche in Valle d’Aosta! Bene, ma oggi un momento simile di mobilitazione sembra lungi dal ripresentarsi, né possiamo sperare – per dignità – che un nuovo attacco speculativo e tecnocratico si abbatta su di un popolo europeo (come è accaduto in Grecia) per creare un livello di indignazione tale da consentirci, quale gran contributo alla causa internazionalista, di raccogliere le firme per una nuova lista.
All’indomani del voto, un’assemblea ha provato a rilanciare l’esperienza de la Sinistra, singoli compagni come Sandro Medici e organizzazioni come transform!italia hanno condiviso sul web le proprie valutazioni (dibattito al quale abbiamo partecipato); tuttavia, ben poco si è mosso e la crisi agostana ha nuovamente spostato l’attenzione sul piano nazionale. Succede così ormai da anni.
In questo tempo abbiamo imparato che, come nell’ambito delle arti e della cultura, anche nella politica esistono patrimoni meritevoli di tutela, anche se al momento della loro creazione non sembravano tali: la Sinistra Europea è questo per noi.
Siamo del tutto consci che essa non sia esattamente la soluzione all’intero complesso dei problemi della sinistra in Italia, eppure 15 anni sono passati dalla sua fondazione e, ad oggi, essa si presenta a noi come un concreto appiglio, un bene comune da riscoprire e da preservare, un patrimonio di compagne e compagni in giro per l’Europa ai quali fare riferimento nelle battaglie, la cui sola presenza ci rincuora nei momenti di difficoltà.
Siamo abituati a progetti politici autoctoni che vanno e vengono, eppure ci ostiniamo a non considerare un progetto che è lì, pensato perché possa crescere, in ogni paese, secondo i ritmi di ciascuno.
Non possiamo più fingere. In Europa esiste ormai da 15 anni un partito unitario della Sinistra e questa è, forse, l’unica certezza. Cionondimeno, della sua esistenza e di quella del gruppo in Italia non vi sono molte tracce. Pertanto dovremmo iniziare a prenderci maggiore cura del nostro euro-partito e del nostro euro-gruppo, a garanzia della possibilità di portare avanti politiche che sfidano la formazione egemonica neoliberale.
Riteniamo che non siano necessari altri cinque anni perché ritorni attuale il tema dell’Unione europea, che, in verità, è presente ogni giorno nelle questioni nazionali dell’Italia; questa è l’unico paese dell’Ue – almeno tra i grandi e i fondatori – ad aver “costituzionalizzato”, con le scellerate riforme del 2012, la presenza delle istituzioni europee nella definizione dell’indirizzo politico nazionale. Anche la recente modalità con cui è rinato il governo “Conte”, mediante la riproposizione sul suolo nazionale della coalizione che in Europa ha eletto Ursula Von Der Leyen, mostra quanto i due ambiti siano strettamente connessi.
Cosa vogliamo fare? Onestamente non abbiamo voglia di perdere altro tempo: gli strumenti che ci sono, pur insoddisfacenti o insufficienti, costituiscono oggi il patrimonio da preservare, in modo creativo o, per meglio dire, costituente.
Il Partito della Sinistra Europeaè, ad esempio, l’unico euro-partito a prevedere l’adesione non solo di soggetti collettivi nazionali, ma anche di singoli individui, che possono contribuire alla sua costruzione: oltre ad auspicare l’allargamento del tavolo nazionale dei soggetti collettivi vicini alla Sinistra Europea, crediamo che un approccio massivo all’adesione individuale a quest’ultima possa consentire a tutto il restante corpo dei militanti della Sinistra di mantenere uno spazio comune di intervento politico in ambito europeo.
Un’adesione, quella alla SE, che, come la cittadinanza europea, si aggiunge a quella nazionale senza sostituirla, ma senza che gli aderenti individuali siano “figli di un dio minore” rispetto a quanti aderiscano alla SE con l’intermediazione di un partito; combinando adesioni collettive e individuali saremo in grado di costituire un albo di persone che ci consenta di sapere dove effettivamente possiamo iniziare a costruire una comunità di intenti.
Una comunità fondata sul pensare, sul sapere e sul fare: sul territorio nazionale ma in collegamento con quanto avviene in Europa, perché esiste un patrimonio di pensieri e pratiche – posti in essere dal Partito della Sinistra Europea e dai suoi partiti aderenti, dall’eurogruppo del GUE/NGL e dai suoi parlamentari, dalle organizzazioni di analisi e cultura politica aderenti a transform!europa – che possono essere resi disponibili al dibattito italiano.
Nel 2024 affronteremo nuovamente le elezioni europee con i simboli del nostro euro-partito e del nostro euro-gruppo e, ancora una volta, con la necessità di superare il quorum del 4%: saremo chiamati a valorizzare nuovamente il collegamento diretto e simbolico con la Sinistra Europea e il GUE/NGL e pertanto, quando arriverà quel momento, è bene che i motivi di convinzione sopravanzino quelli di convenienza.
Abbiamo dunque cinque anni per costruire un’affiliazione, anche sentimentale, con la Sinistra Europea (a patto, però, che si renda noto il suo lavoro nell’Europarlamento).
Non possiamo più prescindere dall’esistenza di un gruppo stabile di persone che, tra un’elezione europea e quella successiva, si preoccupi di mantenere vivo sul piano nazionale quel perimetro di convivenza e di mutuo riconoscimento garantito dai suddetti due soggetti e, contemporaneamente, di rendere accessibile ai più quanto di buono venga fatto e prodotto da questi. Ma, per questo, serve uno spazio nazionale dedicato della Sinistra Europea, uno spazio che si occupi di fare crescere la consapevolezza sull’Ue, per come è oggi e per come potrebbe essere domani con un voto alla Sinistra.
Alla base di questa decisione, dovrebbe stare la consapevolezza che ordinamento nazionale ed europeo non sono sovrapponibili; in ogni paese, infatti, gli euro-partiti sono case più ampie, abitate anche da più partiti nazionali e ciò che realmente importa è che la Sezione italiana dell’euro-partito rimanga un luogo stabile in cui far confluire le forze, mentali e materiali, dedicandosi a un lavoro egemonico sul versante europeo.
Questo soggetto super partes dovrebbe dotarsi di un gruppo di continuità, con un’agibilità organizzativa e fiducia nei e dei partiti, organizzazioni e movimenti che si riconoscano nella SE, a partire dall’avvio di un censimento dei sostenitori della lista la Sinistra, per dare un nome e un volto ai nostri 469.943 elettori.
Alle scorse elezioni abbiamo affermato con forza che, tra l’europeismo liberal e il nazionalismo social, esiste un “terzo spazio”: siamo tutti chiamati a uno sforzo intellettuale, morale e concreto perché quell’affermazione non resti un’utopia, ma, passo dopo passo, si trasformi in una solida realtà.