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No a guerra, riarmo, genocidio e autoritarismo

di Roberto
Musacchio

Forse sta tornando. Cosa? Quella voglia di legare rabbia e politica, radicalità e unità, tante azioni e una grande mobilitazione, la voglia e la capacità di fare rete. Insomma, quella che era stata la cassetta degli attrezzi del movimento dei movimenti. Sconfitta, ma ancora viva. La costruzione paziente di un appello, Stop Rearm, pensato sulla dimensione europea perché è la UE che ha deciso di farsi potenza militare e di dare corpo alla profezia di Enrico Berlinguer che addirittura nel 1984, intervistato da Critica Marxista, diceva che una Europa che si affidasse alle armi era destinata a perdere se stessa e a consegnarsi alle peggiori destre. Firmato da centinaia di associazioni, partiti, movimenti. Tantissimi in Italia. Dove la fabbrica della morte, l’industria delle armi, è particolarmente attiva e connessa al sistema politico e sociale. Una UE che si vuole potenza armata in un mondo dove un po’ tutti sostituiscono la politica della forza alla forza della politica. Dove il capitalismo finanziario globalizzato è intoccabile per tutti e legato a tutti i principali settori economici. Ma tutti si armano per gestire il loro feudo, tra assedio e crociate. Fondamentale è che la lotta di classe resti rovesciata e si torni definitivamente al vecchio mondo di dominanti e dominati. Il riarmo militare e sociale della UE, trainato dalla Germania, si colloca in una visione proposta dalle classi dominanti assolutamente agghiacciante. Basta leggere la relazione annuale sullo stato della sicurezza comune, piena di nemici da combattere e di società da arruolare fin dalle scuole, per vedere la distopia in cui siamo precipitati. Il sistema di guerra evoca le guerre. A pezzi e mondiali, come dicevano il movimento dei movimenti e Papa Bergoglio. Russia e Ucraina, Gaza, la nuova Guernica. E tante altre. Per troppo tempo, dopo la sconfitta, siamo precipitati nel gorgo dei conflitti. Ora, finalmente, proviamo a ritrovare il nostro essere altro, alternativi e contro il dominus della guerra. Per la Pace e la Giustizia. Dire no alle armi serve a dire no alla guerra, al genocidio, all’autoritarismo. Un rovesciamento radicale dalla parte dei dominati, e delle vittime, contro i dominanti, e i carnefici. 

L’intreccio di reti che si è riconnesso intorno ad un appello semplice ma liberatorio ha traguardato il 21 giugno come propria giornata di lotta europea. Quando la NATO nella nuova versione euista deciderà il riarmo. Il warfare al posto del welfare. Intanto è mobilitato in permanenza. Per Gaza, contro l’autoritarismo. Rappresenta un lieto ritorno che per molti è fastidioso e pericoloso. Per questo è bene impegnarcisi a fondo. E farne la base per attraversare tutti i prossimi momenti, dalla manifestazione contro l’autoritarismo a quelle per Gaza. Arrivando con più forza al 21 giugno.

Roberto Musacchio

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