Nei giorni che hanno preceduto la manifestazione il nostro sito è stato sommerso di adesioni e di dichiarazioni di partecipazione. In tante e tanti hanno espresso la gioia di trovare uno spazio per manifestare il proprio pensiero, la propria volontà, le proprie competenze di vita civile diversa. La gioia di trovare uno spazio di riconoscimento e di libertà, il dispiacere di non poter essere a piazza Barberini, in quella che era la loro piazza, per motivi di salute, di lavoro o di distanza.
I toni e i contenuti di quei commenti sono lontanissimi da una mobilitazione di opinione, anzi una parte della gioia che esprimevano sembrava venire proprio dal potersi liberare dalla facile opinione, da quella specie di denaro corrente di tanti scambi sui social che straborda sui giornali e anche nelle piazze ma soprattutto –purtroppo- nelle teste.
In modi diversi, ma sostanzialmente identici, sia l’invasione russa dell’Ucraina che l’attacco terroristico di massa di Hamas ci hanno fatto piombare nell’inferno della propaganda, della manipolazione delle emozioni, della costruzione della vittima e del carnefice, mentre le vere vittime diventavano come sempre carne da cannone. Raffiche di pensieri binari, bombardamenti di semplificazioni spacciate per discriminanti, un apparato di relazioni ricattatorie per totalizzare opinioni comandate. Oggi che–sperabilmente- si fa strada la necessità di una azione diplomatica, si vuole che la mobilitazione delle coscienze esteriori continui contro Nemici imposti, inconciliabili e imperscrutabili minacce. Si vuole continuare a alimentare la macchina elitaria della governance di guerra affinché la ditta, l’agenzia, possa continuare a produrre insensata opinione main-stream, a garantire massimo controllo sociale e a innalzare continuamente il concretissimo livello di profitto e distruzione dell’ambiente. Le ragioni profonde degli insulti contro l’umanità vengono così sottratte alla comprensione e alle competenze delle persone.
Invece quelle che abbiamo ricevuto in questi giorni sul sito sono testimonianze di una attitudine alla coscienza, a un percorso di conoscenza critica, alla valutazione, alle scelte che costano, all’assunzione in prima persona di un progetto collettivo che è necessario costruire.
Siamo molto felici di essere stati noi di transform!italia a ospitare una parte così grande della migliore società: è, anche, un riconoscimento del lavoro di proposta, confronto, informazione e analisi che abbiamo cercato di svolgere in questi anni.
Ci impegneremo ancora e di più, con gioia, a sviluppare queste relazioni fatte di considerazione e rispetto reciproci, questo progetto di società, questa dimensione di lotta e superamento dell’esistente. Continuiamo a parlare e costruire assieme!
Giancarlo Scotoni