La sorte di Mario Maovaz, – uno degli estensori del “ manifesto di Ventotene”,intellettuale e miltante antifascista triestino -, si compie il 28 aprile del 1945 dopo che l’Ispettorato Speciale di PS – la banda Collotti- intercetta, scopre e distrugge il gruppo dirigente del CLN triestino.
Due giorni prima che Trieste venisse liberata dai battaglioni di Unità Operaia e dal IX Korpus jugoslavo, a poche ore dall’insurrezione,la città perdeva un grande uomo e dirigente politico mazziniano.
In maniera analoga il 24 febbraio era stato ucciso a Milano dai fascisti il comunista Eugenio Curiel, fondatore del Fronte della Gioventù. Laureato in fisica, assistente di meccanica razionale dal 1933 al 1934 era nato l’11 dicembre 1912, laureato a Padova e dal 1936 professore incaricato di matematica complementare. Nel 1938 a causa delle leggi razziali fu allontanato dal suo posto di insegnante e nel 1939 fu condannato al confine a Ventotene, una delle isole dell’arcipelago ponziano situata a 50 km da Gaeta, il vicino isolotto di santo Stefano era allora già sede di un penitenziario e qui ritrovò altri giovani, studenti, operai ed ed intellettuali che si erano formati politicamente a Trieste o all Università di Padova,in questo sito quindi si formarono ed operarono ispirati dal rettore Concetto Marchesi. Franco Buri, nato a Trieste il 29 giugno 1924, studente di ingegneria, divenne partigiano combattente inquadrato nei ranghi della Brigata Garibadi “ di GL (“Giustizia e Libertà”), e morì combattendo per la liberazione di Trieste il 1° maggio 1945; Sergio Cermeli, nato l’11 giugno 1923 studiava scienze e matematica fu partigiano combattente nella “ Brigata Pison” e animatore dei GAP, ucciso dai fascisti in Piazza Impero il 2 marzo 1944. Sergio Fonda Savio nato a Trieste il 28 aprile 1924 studiava nell facoltà di ingegneria e militò nella brigata Garibaldi – Divisione Giustizia e Libertà”; anch’egli cadde in combattimento a Trieste il 1° maggio 1945, Flavio Lazzarini, nato il 17 agosto 1925 era studente nella facoltà di Scienze, e partigiano combattente del Battaglione Garibaldi “Giovanni Zol” che operava sul Carso e nell’Istria, ferito in combattimento a Suclani il 25 febbraio 1944 si uccise per non arrendersi. Alcide Pillepich, nato l’8 giugno 1918 era studente di ingegneria e sottotenente del XXXIII reggimento artiglieria, cadde nell’eccidio nazista di Cefalonia il 21 settembre 1943. infine Natale Kolaric confinato a Ponza nel 1937 soltanto dopo la caduta del fascismo, può tornare a Trieste dove, subito dopo l’armistizio, s’impegna nella Resistenza ed organizza i GAP, Gruppi di Azione Patriottica, ma nel maggio del 1944, forse in seguito a delazione, viene arrestato dai tedeschi e fucilato quattro mesi dopo.
Nella prima commmorazione che si svolse all’Università Patavina il 31 luglio, il rettore Egidio Mereghetti pronunciò queste parole. “.. il fascismo è stata una esperienza orrenda che ha tratto nella rovina l’opera di generazioni, il fascismo è improvvisazione maldestra, incompetenza presuntuosa, ignorante vaniloquio, goffo istrionismo, laddove Università è sforzo continuo di perfezione, preparazione indefessa, faticosa conquista, sobrietà vigilata, selezione severa.”
Mario Maovaz, il triestino di Ventotene, di cui – vien da dire dopo le tante, sterili ed inutili polemiche sulle piazze di Roma e la minaccia del riarmo europeo -solo ora si ricorda la memoria, è una figura che merita attenzione, la sua scelta di vita ci insegna ancora oggi qualcosa. egli fu un uomo di dialogo e con una compiuta visione di progresso sociale e di pace ma che non ignorando la barbarie cui il mondo era giunto con la seconda grande guerra mondiale si impegnò coerentemente per opporsi con ogni mezzo all’invasore tedesco ed al collaborazionista ( fascista) italiano. Maovaz fu catturato, grazie ad una delazione e fu sottoposto a tortura dalle SS tedesche il cui comando era sito in Piazza Oberdan a Trieste. Questa città aveva una altissima percentuale di collaborazionismo con gli occupatori tedeschi, ed alla sua periferia in zona industriale, si trovava l’unico campo di sterminio esistente in Italia, la Risiera di san Sabba, ex fabbrica di pilatura del riso, che per ferocia sbrigativa e velocizzazione organizzativa delle esecuzioni vantava un triste primato d’efficienza. il Gauleiter, Odilo Lothar Globocnk era triestino e sapeva di poter agire in tutta tranquillità. Il democristiano Paolo Reti arrestato nel dicembre 1944 venne eliminato in Risiera nel febbraio 1945 e assieme a lui, in diversi momenti vennero deportati, messi fuori gioco o eliminati altri capi della resistenza triestina. Gabriele Foschiatti esponente del Pd’A fu catturato in una retata con tutti i competenti del CLN triestino nel dicembre 1943 tra cui i comunisti Zulian e Pisoni, il liberale Gandusio e il socialista Puecher. Costoro dopo un periodo di detenzione il 28 febbraio, assieme ad altri 70 prigionieri, furono rinchiusi in un carro bestiame e condotti a Dachau..
Mario Maovaz, che è tornato a Trieste si attiva assieme ai democristiani Don Marzari, Luigi Cividin e Paolo Reti, con i socialisti Robba e Degrassi, con il comunista Luigi Frausin e il liberale Selemi del PLI per organizzare la lotta. Maovaz era presente nel secondo Comitato cittadino antfascista che si era formato dopo che la repressione dei collaborazionisti aveva decimato quello originario.
All’eterogeneità degli orientamenti politici ed ideali non si faceva caso, ma stonava un aspetto che poi avrebbe indebolito la compattezza dell’unità delle forze politiche antifasciste, infatti sia il primo che il secondo CLN escludeva la componente slovena ed jugoslava, che pure non mancava di rappresentanza, a Trieste e nella periferia. Oltretutto a Trieste si ignorava un OdG del CLN – Alta Italia (aprile 1944) che invitava ad una più stretta unione dei popoli italiano e jugoslavo nella lotta contro il comune nemico..” l’esigenza comene è quella che vengano radicamente eliminate le conseguenze della politica imperialisica del fascismo ed una immediata e più stretta intesa col governo di liberazione del maresciallo Tito ai fini di una necessaria coordinazione delle operazioni militari per il raggiungimento degli scopi comuni e che si addivenga sin d’ora ad una concreta ed intima intesa far i due popoli “ Questo auspicio fu solo parzialmente concretizzato il 1 maggio 1945.. ma avrebbe pesantemente influito sul quadro politico post’45 e fu risolto solo nel 1954.
Purtroppo Mario Maovaz non potè vedere la liberazione dela citta e l’avvento di quel mondo migliore, solidaristico e confederativo per cui aveva combattuto. Si spense il 28 aprile 1945 dopo due giorni di torture. La sua salma oggi riposa nel campo V del Cimitero Monumentale di Sant’Anna, alla periferia di Trieste, poco distante dalla cappella degli Ortodossi, una lapide di marmo nero di Aurisina su cui spiccano apposte con caratteri di ferro le seguenti parole. Nacque libero visse libero, riposa in libera terra”..e ” Amava le rose, visse come una quercia”. L’ultima sua parente, Alice Maovaz, nata il 1925 morì quasi centenaria nel 2020 ed ora Mario Maovaz riposa con tutti suoi famigliari. Angela Rosa Bauzza (1889- 1957); Stanislao Gombacci ( (1919-2003); Alice Maovaz (1925- 2020) Ho deposto tre garofani rossi sulla piera tombale ed ho osservato in silenzio il cielo terso che finalmente regalava una giornata di respiro alla città, dopo un inverno desolante e freddo, ma qui nel Nordest non c’è da stupirsi.
Marino Calcinari