Negli ultimi dieci anni, Narendra Modi ha promesso di trasformare l’India in una delle principali potenze economiche mondiali attraverso una serie di riforme e iniziative ambiziose. Sotto la sua guida, l’economia indiana ha mantenuto un tasso di crescita annuale del PIL del 7-8%, raggiungendo un incremento dell’8,2% nell’anno fiscale 2023-2024. Questo progresso ha permesso all’India di scalare la classifica economica globale, passando dal decimo al quinto posto tra le maggiori economie del mondo. Il PIL pro capite è aumentato da 1560 dollari nel 2014 a 2730 dollari nel 2024, migliorando la posizione dell’India nel ranking globale da 157ª a 142ª su 196 paesi e regioni.
Durante la pandemia, l’economia indiana ha subito un duro colpo, con una crescita negativa del 5,8% nell’anno fiscale 2020-2021. Tuttavia, il governo Modi ha risposto con misure fiscali e una rapida ripresa economica nei due anni successivi, registrando una crescita del 9,7% e del 7%. Il deficit fiscale è stato ridotto dal 9,3% del PIL nel 2020-2021 al 5,63% nel 2023-2024, con l’obiettivo di ridurlo ulteriormente al 5,1% e al 4,5% nei prossimi due anni fiscali.
Modi ha lanciato enormi progetti infrastrutturali, aumentando la lunghezza delle strade nazionali da 91.000 km nel 2014 a 146.000 km alla fine del 2023. Ha anche modernizzato il sistema ferroviario indiano, introducendo treni semi-veloci e costruendo 75 nuovi aeroporti. La spesa in conto capitale del governo è cresciuta da 3,1 trilioni di rupie nel 2018-2019 a 10 trilioni di rupie nel 2023-2024, con un aumento del 200%.
Un’iniziativa chiave è il Piano di Incentivi alla Produzione (PLI), avviato nel 2020, che prevede di fornire 1,97 trilioni di rupie (circa 24 miliardi di dollari) in cinque anni per supportare 14 settori chiave. Questo piano ha stimolato investimenti privati per 13 miliardi di dollari e ha aumentato le esportazioni di smartphone del 42% nel 2023-2024. Un’altra iniziativa, il programma “Make in India”, mira a sviluppare il settore manifatturiero e aumentare le esportazioni, riducendo la dipendenza dell’India dalle importazioni di componenti critici.
Nonostante questi successi, l’India deve affrontare diverse sfide che potrebbero portarla alla “middle income trap”. Questo rischio è evidente nella disuguaglianza economica, con l’1% più ricco della popolazione che detiene il 22,6% del reddito totale e il 40,1% della ricchezza totale, limitando la crescita inclusiva e sostenibile. La disoccupazione giovanile è elevata, con un tasso del 45,4% tra i giovani di età compresa tra 15 e 24 anni, indicando difficoltà nell’assorbire la vasta forza lavoro giovanile del paese e sfruttare appieno il “dividendo demografico”.
Inoltre, la partecipazione dell’India alle catene di valore globali è bassa rispetto a paesi come la Cina e il Vietnam, con solo il 10% delle esportazioni di merci indiane orientate alla produzione nelle catene di valore globali. Questo limita il potenziale di crescita del settore manifatturiero. Il settore manifatturiero indiano è caratterizzato da una catena di approvvigionamento interna non sufficientemente sviluppata e da investimenti privati insufficienti. Questi fattori, uniti alla concentrazione su industrie ad alta intensità di capitale piuttosto che su quelle ad alta intensità di lavoro, rappresentano ulteriori ostacoli.
Il rischio di cadere nella middle income trap è un serio ostacolo per lo sviluppo armonico dell’India. Questa trappola rappresenta una situazione in cui un paese, dopo aver raggiunto un livello di reddito medio, non riesce a progredire ulteriormente verso uno stato di reddito elevato a causa di varie problematiche strutturali. Il Giappone è un esempio calzante di come queste problematiche possano influenzare negativamente un paese. Negli anni ’70 e ’80, il Giappone era considerato un miracolo economico, con tassi di crescita elevati e un rapido aumento del reddito pro capite. Tuttavia, l’inizio degli anni ’90 ha segnato l’inizio di un periodo di stagnazione economica noto come il “decennio perduto”. La combinazione di un’eccessiva dipendenza dal settore delle esportazioni, l’invecchiamento della popolazione e una bolla immobiliare scoppiata ha portato il Giappone a una crescita anemica e a una prolungata deflazione. La rigidità del mercato del lavoro, con una forte protezione dei posti di lavoro a vita, ha limitato la flessibilità economica e l’innovazione.
Alla luce di queste sfide, l’India potrebbe decidere di appoggiare maggiormente il modello di sviluppo dei BRICS e della Cina, piuttosto che quello occidentale, che rischia spesso di rivelarsi un boomerang. In Occidente, si usano frequentemente sanzioni e dazi e si punta più sulla finanza che sull’economia reale. La Cina, in particolare, ha dimostrato come un focus iniziale su un settore manifatturiero robusto, seguito da una transizione verso industrie a maggiore valore aggiunto, possa portare a un rapido sviluppo economico. Negli anni ’80 e ’90, la Cina ha assorbito una vasta forza lavoro nel settore manifatturiero, riducendo significativamente la povertà. La spesa cinese per R&D ha raggiunto il 2,4% del PIL nel 2020, promuovendo l’innovazione e lo sviluppo di settori avanzati come l’elettronica e le energie rinnovabili.
Un’analisi geoeconomica attuale mostra che la Cina sta cercando di evitare di diventare un vassallo dell’Occidente finanziarizzato attraverso una maggiore autosufficienza economica e tecnologica. La strategia di “dual circulation” della Cina mira a rafforzare il mercato interno e a ridurre la dipendenza dalle esportazioni. Questo approccio mira a creare un’economia più resiliente, meno vulnerabile alle fluttuazioni del mercato globale e alle pressioni politiche esterne.
L’India potrebbe trarre vantaggio dal rafforzamento delle relazioni economiche con i paesi BRICS e ASEAN. Questi gruppi regionali offrono opportunità per aumentare il commercio, gli investimenti e la cooperazione economica. Ad esempio, i BRICS rappresentano una piattaforma per la collaborazione in vari settori, inclusi infrastrutture, tecnologia e finanza. L’ASEAN, con la sua posizione strategica e il rapido sviluppo economico, offre un mercato in crescita per le esportazioni indiane e opportunità di integrazione nelle catene di valore regionali.
Tuttavia, l’appartenenza dell’India ai BRICS deve essere vista anche nel contesto delle attuali tensioni geopolitiche. Le relazioni con la Russia, ad esempio, sono diventate più complesse a causa delle sanzioni occidentali e della guerra in Ucraina. Questo ha implicazioni per l’India, che deve bilanciare le sue relazioni con la Russia, membro dei BRICS, e le sue crescenti interazioni con il cosiddetto “Nord globale”, costituito da economie sviluppate come gli Stati Uniti e l’Unione Europea. La stagnazione economica in Europa rappresenta un ulteriore fattore di incertezza. L’Europa è un importante partner commerciale per l’India, e la sua stagnazione economica potrebbe influire negativamente sulle esportazioni indiane. D’altro canto, l’India potrebbe cogliere l’opportunità di rafforzare le sue relazioni economiche con i paesi asiatici e africani, promuovendo una maggiore cooperazione Sud-Sud. C’è ampio spazio per l’India per espandere la sua influenza economica in Africa insieme alla Cina. Le iniziative congiunte in infrastrutture e sviluppo potrebbero rafforzare la posizione dell’India nel continente africano, creando opportunità per entrambe le nazioni.
Infatti, queste politiche protezionistiche dell’UE potrebbero spaventare i nuovi partner commerciali e non contribuire a convincerli ad affidarsi all’Occidente. Se i BRICS sono percepiti come un pericolo dall’Occidente a guida statunitense, questo non aiuta paesi come l’India a spostarsi verso l’Occidente. Allo stesso modo, l’uso dei profitti degli investitori russi per sostenere l’Ucraina in guerra contro la Russia potrebbe minare la fiducia degli investitori stranieri nell’UE, facendo percepire l’Europa come un partner commerciale inaffidabile. Inoltre, la due diligence europea, se implementata rigorosamente, potrebbe intaccare anche l’India. Le nuove normative sulla due diligence dell’UE, che richiedono alle aziende di garantire il rispetto degli standard ambientali e dei diritti umani lungo tutta la catena di fornitura, potrebbero rappresentare una sfida significativa per le imprese indiane. Molte aziende indiane potrebbero trovarsi impreparate a rispettare questi standard rigorosi, il che potrebbe ridurre la loro competitività sul mercato europeo. Queste politiche, se non gestite con attenzione, rischiano di creare ulteriori contraddizioni nel legarsi all’Occidente. Per evitare che tali politiche protezionistiche allontanino potenziali partner come l’India, l’UE dovrebbe considerare un approccio più inclusivo e affidabile, che favorisca la cooperazione economica piuttosto che alimentare diffidenze.
La guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina offre all’India un’opportunità unica. L’India può sfruttare queste tensioni per aumentare la sua quota di mercato nei paesi occidentali, posizionandosi come alternativa alla Cina per molte categorie di prodotti. La questione fondamentale è se l’India sia pronta a cogliere queste opportunità in termini di capacità industriale e integrazione nelle catene di valore globali. Sebbene le iniziative come il PLI e il programma “Make in India” abbiano portato miglioramenti significativi, il paese deve ancora sviluppare una catena di approvvigionamento interna più robusta e attirare maggiori investimenti privati. L’India deve anche investire ulteriormente in infrastrutture, istruzione e innovazione per rafforzare la sua posizione competitiva a livello globale.
La possibilità che l’India cada nella middle income trap è un serio rischio per il suo sviluppo armonico. Le disuguaglianze economiche, l’alta disoccupazione giovanile e la bassa partecipazione alle catene di valore globali potrebbero frenare la crescita economica sostenibile del paese. Inoltre, le rigide restrizioni delle leggi sul lavoro e una catena di approvvigionamento interna non sufficientemente sviluppata sono ulteriori ostacoli che l’India deve superare per evitare questa trappola.
In termini di sostenibilità del sistema economico per l’autonomia indiana, è fondamentale considerare come l’India possa bilanciare la crescita economica con la sostenibilità sociale ed ambientale. La Cina ha mostrato che un’economia integrata e diversificata può ridurre la dipendenza dalle importazioni di beni strategici, promuovendo allo stesso tempo l’innovazione tecnologica e l’autosufficienza. L’India dovrebbe mirare a creare un ambiente favorevole per gli investimenti, migliorare la qualità delle infrastrutture e dell’istruzione, e promuovere politiche che sostengano le piccole e medie imprese, motore della crescita economica sostenibile. In questo modo, l’India può non solo evitare la middle income trap, ma anche costruire un’economia resiliente e autonoma capace di competere su scala globale.
La possibilità di cadere nella trappola del reddito medio non rappresenta solo una questione economica, ma comporta anche profonde implicazioni geopolitiche. I paesi che rimangono intrappolati in questa situazione diventano spesso vulnerabili alle pressioni economiche e politiche delle potenze globali. L’autonomia economica è fondamentale per mantenere la sovranità politica e la capacità di prendere decisioni indipendenti.
In questo contesto, l’India deve adottare misure decisive per evitare la trappola del reddito medio, aprendosi a nuove opportunità di crescita e diversificando la sua economia. La resilienza economica e la capacità di innovare sono elementi cruciali per garantire uno sviluppo sostenibile e duraturo.
Dal punto di vista europeo, e in particolare dell’imprenditoria europea, inclusa quella italiana, puntare troppo su un’India che si trova con il piede in due scarpe, trascurando il mercato cinese, potrebbe non essere la scelta strategica ottimale. In tempi di grave crisi come quella attuale, è fondamentale adottare una strategia bilanciata che contempli sia la collaborazione con la Cina sia l’apertura verso nuove opportunità in India. L’attuale politica Europea sembra troppo confusa e inaffidabile, sia vista dal punto di vista indiano, che dal punto di vista del mondo dell’imprenditoria, che vive di economia reale, produzione mercato e catene del valore globali , e con loro, da non dimenticare, la forza lavoro che è la vera ossatura insieme all’imprenditoria dell’economia europea, se L’India ha il “piede in due scarpe”, la UE è intrappolata in politiche masochistiche e prive di una visione strategica affidabile sia che la si osservi dall’esterno, che dall’interno.
Herta Manenti