Premessa
L’approccio al fenomeno della povertà è stato caratterizzato, quanto alla scelta istituzionale ed operativa da parte dei Governi che si sono succeduti nel corso di venti anni, da decise connotazioni di carattere ideologico assolutamente contrastanti ed opposte.
Dopo la legge quadro 328/2000 che ha delineato il sistema degli interventi e dei servizi sociali, che a proposito della lotta alla povertà prospettò il reddito minimo, il susseguente governo di centro destra già con la Legge 25 giugno 2003, n. 155, “Disciplina della distribuzione dei prodotti alimentari a fini di solidarietà sociale. Distribuzione dei prodotti alimentari a fini di solidarietà sociale”, avviò il disegno di ritagliare i poveri in categorie e sub-categorie.
Fra queste introdusse in effetti il concetto della povertà alimentare, e il ruolo delle ONLUS all’uopo dedicate sia quali recettori dei prodotti alimentari che della loro distribuzione agli Indigenti, che in tal modo venivano riconosciute nel loro compito di una individuazione discrezionale delle persone in condizioni di indigenza, ed alle modalità di elargizione dei beni alimentari, diventando il “braccio secolare” della lotta alla povertà.
Il successivo governo di centro-destra nel 2008 (quindici anni or sono), con il Decreto Legge n. 112/2008 istituì un Fondo speciale destinato al soddisfacimento delle esigenze, prioritariamente di natura alimentare e successivamente anche energetiche e sanitarie, dei cittadini meno abbienti introducendo la “carta acquisti”: un sostegno per le persone meno abbienti che, a seguito dello straordinario aumento dei prezzi di generi alimentari e bollette energetiche provocato dalla crisi economica, si erano venute a trovare in uno stato di particolare bisogno.
Dopo la parentesi dei Governi degli anni 2011-2022, caratterizzati dall’ obiettivo di definire un “sistema” istituzionale programmatico ed operativo in ordine alla lotta alla povertà, basato a) sull’osservanza del principio di sussidiarietà verticale (anche in relazione ai programmi europei) attraverso gli ATS; b) sulla sussidiarietà orizzontale, c) sul collegamento con i Fondi europei, d) sul ruolo degli Assistenti Sociali per svolgere il Servizio Sociale Professionale quale “perno” del sistema, definendo adeguate strategie (D.lgs. 147/2017, R.d.C, Piani Nazionali di lotta alla povertà, Piani di assunzione di Assistenti Sociali); il Governo attuale ha avviato, già con la legge finanziaria 2023, un sistematico attacco volto a modificare, se non a distruggere profondamente, il sistema faticosamente costruito dai governi precedenti.
Le attuali operazioni avviate dal governo di centro destra
Già nei programmi elettorali, sull’onda di una crescente “invidia di classe alla rovescia” sul R.d.C, alimentato dai media, e da continue denunce di abusi (che, secondo l’ex Presidente dell’INPS, rappresentavano solo l’1,%, con una spesa indebita dell’1,6%), erano indicate specifiche azioni di contrasto allo stesso, fino alla sua soppressione, e con la legge finanziaria 2023 in effetti sono state poste le basi per un modo assolutamente diverso di individuare la povertà.
La povertà alimentare
Con la legge 29 dicembre 2022, n. 197, Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2023 e bilancio pluriennale per il triennio 2023 2025, al comma 434 è stato istituito il Fondo per la sperimentazione del reddito alimentare, gestito dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali con la dotazione di 1,5 milioni di euro per l’anno 2023 e di 2 milioni di euro annui a decorrere dall’anno 2024, destinato a finanziare, nelle città metropolitane, la sperimentazione del reddito alimentare, quale misura per contrastare lo spreco e la povertà alimentare, mediante l’erogazione, a soggetti in condizioni di povertà assoluta, di pacchi alimentari realizzati con l’invenduto della distribuzione alimentare, da prenotare mediante una applicazione e ritirare presso un centro di distribuzione ovvero ricevere presso il proprio domicilio nel caso di soggetti appartenenti a categorie fragili.
A distanza di cinque mesi con Decreto 26 maggio 2023, n. 78, “Fondo per la sperimentazione del reddito alimentare” sono state date disposizioni per la sua attuazione.
Tale decreto costituisce un arretramento rispetto alla legge 3 giugno 1937 n. 847, che soppresse le Congregazioni di carità per istituire in ogni Comune del Regno d’Italia l’Ente comunale (Eca) e a Roma l’Ente governatoriale di assistenza (Ega). Tali Enti continuarono l’opera di sostegno ai bisognosi offerta dalle Congregazioni di carità, e hanno costituito la base per la definizione dell’assistenza legale, con il compito precipuo di erogare prestazioni economiche ed aiuti alimentari alle persone ed alle famiglie in condizioni di acclarata povertà. Il Decreto n. 78 nel 2023 ignora completamente il ruolo delle Regioni in ordine allo svolgimento di programmi di lotta alla povertà, nonché il ruolo del Servizio Sociale Professionale.
In assoluta difformità degli artt. 2, 3, 38 e 97 della Costituzione, viene prevista una disparità di trattamento fra i cittadini e le cittadine residenti nelle città metropolitane e residenti in comuni che non vi ricadono, e gli Enti del terzo settore vengono intravisti quali intercettori del bisogno e dell’erogazione dei benefici.
Al di là di qualsiasi propensione a dare continuità all’intervento, ne viene prevista la durata per un solo triennio.
Con il comma 450 (legge di bilancio 2023) è stato istituito un fondo, gestito dal Ministero dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, con una dotazione di 500 milioni di euro per l’anno 2023, destinato all’acquisito di beni alimentari di prima necessità da parte dei soggetti in possesso di un indicatore della situazione economica equivalente non superiore a 15.000 euro, da fruire mediante l’utilizzo di un apposito sistema abilitante.
Ha fatto seguito il Decreto 18 aprile 2023, “Criteri di individuazione dei nuclei familiari in stato di bisogno, beneficiari del contributo economico previsto dall’articolo 1, commi 450 e 451, della legge 29 dicembre 2022, n. 197”, che riprendendo quanto disposto dal D.L. 112/2008, e dalla legge 197/2022, reca le disposizioni attuative ed applicative del fondo sopra richiamato, individuando i nuclei familiari, composti da non meno di tre componenti e con ISEE inferiore a euro 15.000.
Il beneficio economico, denominato “Social Card” (dedicata a te), reso operativo a partire dal mese di luglio 2023, è di € 382,50, ossia 2,10 euro al giorno da spartire in tre, erogato attraverso la rete Postepay.
Tale disposizione, riservata ad 1.300.000 poveri, escludendone gli altri, contrasta con gli art. 2, 3, 38 e 97 della Costituzione, prefigurando un sistema di elargizione connesso sia alla scelta predeterminata dei beneficiari (che debbono verificare presso il Comune se rientrano o no negli elenchi trasmessi dall’INPS) sia alla configurazione di una sorta di digitalizzazione dei poveri, immersi nel sistema informatico.
Il ritaglio dello stato di povertà
Oltre che alla individuazione della povertà assoluta e della povertà alimentare, nella legge finanziaria al comma 313 è stato disposto che “nelle more di un’organica riforma delle misure di sostegno alla povertà e di inclusione attiva, dal 1° gennaio 2023 al 31 dicembre 2023 la misura del reddito di cittadinanza è riconosciuta nel limite massimo di 7 mensilità”, e quindi con scadenza a luglio 2023.
Al comma 314 viene specificato che “le disposizioni di cui al comma 313 non si applicano in caso di nuclei familiari al cui interno vi siano persone con disabilità, come definita ai sensi del regolamento di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 5 dicembre 2013, n. 159, minorenni o persone con almeno sessant’anni di età”.
Con il d.l. 4 maggio 2023, n. 48, recante “Misure urgenti per l’inclusione sociale e l’accesso al mondo del lavoro, convertito con Legge 3 luglio 2023, n. 85, sono state dettate nuove misure di inclusione sociale e lavorativa, confermando sia quanto già indicato nella legge finanziaria, sia definendo l’assegno di inclusione distinguendo fra poveri occupabili e poveri non occupabili che il supporto per la formazione ed il lavoro.
Le conseguenze
Già nel mese di luglio sono state avviate dall’ INPS brutali procedure di comunicazione agli interessati di sospensione del R.d.C, che hanno interessato 196.000 famiglie (a cui ne seguiranno altre nel mese di agosto). Al servizio sociale dei Comuni (e non già agli ATS) è demandato un secondo livello di intervento, scaricandogli addosso le persone respinte dal 1 agosto 2023.
Conclusioni
In occasione del Convegno mondiale sulla fame nel mondo, l’attuale Presidente del Consiglio ha auspicato “che ognuno viva dignitosamente”, e tale presupposto dovrebbe costituire il riferimento fondamentale per lo svolgimento delle politiche sociali e di lotta alla povertà.
Con i provvedimenti messi in atto in appena sette mesi, tali propositi sembrano inattuati e non tengono conto dei principi costituzionali che presuppongono secondo l’art. 3 il perseguimento di favorire le migliori opportunità per far vivere alle cittadine ed ai cittadini poveri una qualità della vita dignitosa e serena, nell’osservanza del rispetto dei diritti sociali e del diritto a fruire di livelli essenziali delle prestazioni per l’esercizio dei loro diritti.
In effetti viene prefigurato un rapporto diretto Stato-povero che prescinde da qualsiasi riferimento alla solidarietà vera, alla vicinanza istituzionale e relazionale per come si configura nella società, e viene ignorato il quadro istituzionale prefigurato dalla legge costituzionale n. 3/2001, che individua le Regioni nel loro ruolo determinante anche nei programmi di lotta alla povertà; nonché il ruolo dei Comuni associati negli ATS per lo svolgimento, nei Piani di Zona, di specifiche azioni ed interventi di lotta alla povertà già peraltro avviati in base ai Piani nazionali e regionali di lotta alla povertà.
Viene invece operata una politica volta a “spezzettare” il quadro della povertà in tante categorie, e con diversi soggetti istituzionali preposti a gestire vari fondi (Ministero dell’agricoltura, Ministero del lavoro e politiche sociali), relegando i Comuni ed il servizio sociale ad una funzione secondaria, non dotandoli peraltro delle risorse e del personale (assistenti sociali) necessari.
La povertà e le famiglie povere sono oggetto di una attenzione connessa al consenso elettorale ed ai proclami attraverso apposite strategie di comunicazione, alla concessione estemporanea di sostegni (l’assegno di inclusione dura diciotto mesi, gli aiuti per la povertà alimentare durano tre anni), non più inserite in una politica di sistema, ma in una politica concessoria che può variare di anno in anno.
Luigi Colombini