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La trasformazione dei sistemi alimentari è un prerequisito per uno sviluppo planetario sostenibile

di Florence
Egal

Negli 50 ultimi anni, il cibo è diventato una merce come le altre e le politiche agro-alimentari hanno adottato un modello esclusivamente economico, orientato ad aumentare la produzione di cibo in grande quantità a prezzo minimo, con priorità all’esportazione delle materie prime ed alla standardizzazione delle catene alimentari.

Il sistema alimentare presente è basato sullo sfruttamento dei piccoli produttori e dei lavoratori formali ed informali che operano all’interno della catena alimentare. Scarsa attenzione viene prestata alle conseguenze sociali ed ambientali delle politiche alimentari ed agricole.

Di conseguenza, si è generata una concentrazione dei circuiti di distribuzione tanto degli input agricoli quanto dei prodotti alimentari a favore delle multinazionali ed un ruolo predominante dei supermercati della grande distribuzione organizzata (GDO), ed un distacco crescente fra produttori e consumatori. Ne risultano le sindemie globali di obesità, denutrizione e cambiamento climatico1, lo svuotamento delle zone rurali, la degradazione dell’ambiente e l’aumento del divario economico.

Questo quadro ha spinto il Segretario Generale delle Nazione Unite a convocare un vertice in Settembre 2021 per discutere la necessaria ed urgente trasformazione dei sistemi alimentari, all’iniziare la Decade di Azione per raggiungere gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile entro il 2030. Il Summit lancerà azioni per accelerare il progresso dei 17 OSS2 che sono tutti collegati con sistemi alimentari più sani, più sostenibili ed equi.

La crisi legata alla pandemia Covid-19 in corso ha confermato questa diagnosi, aggravando la crisi alimentare. La gestione della pandemia ha messo in rilievo l’importanza di un migliore equilibrio fra commercio internazionale e produzione alimentare locale per aumentare la resilienza e l’inclusione in caso di crisi, ma anche il ruolo degli attori locali (municipi, società civile, produttori) nella loro gestione.

E’ urgente rilocalizzare i sistemi alimentari. Servono approcci specifici al contesto, e dunque bisogna partire dalla conoscenza, dall’esperienza e dalle pratiche locali. Questa re-territorializzazione deve combinare tre assi:

  1. rivitalizzare le economie locali, privilegiando i mercati locali, le catene alimentari corte, la trasformazione e la distribuzione dei prodotti locali;
  2. adottare soluzioni basate sulla natura, ossia sulla gestione sostenibile della biodiversità locale, il recupero delle tradizioni e delle conoscenze delle popolazioni indigene, l’agricoltura biologica, l’agro-ecologia, l’agricoltura rigenerativa;
  3. garantire i diritti umani (non lasciare indietro nessuno), assicurando l’inclusione economica e sociale, i diritti dei contadini e degli operatori agricoli ed alimentari, e una protezione sociale universale.

Una tale trasformazione dei sistemi alimentari richiederà l’integrazione di politiche ed interventi, e dunque una governance territoriale efficace. E’ urgente riconoscere il ruolo e rafforzare la capacità delle istituzioni locali (in particolare città e governi locali) e promuovere approcci inter-settoriali ed inter-istituzionali partecipativi basati su collegamenti urbano-rurali funzionali ad uno sviluppo territoriale integrato3.

Vari strumenti si stanno sviluppando per generare risultati concreti. E’ importante mettere in campo nuove forme di finanziamento per sostenere piccole e medie imprese e cooperative per la produzione, trasformazione e commercializzazione, creare posti di lavoro – in particolare per donne, giovani o migranti – e sostenere i costi della necessaria transizione verso l’agroecologia.

Gli appalti pubblici per la fornitura del cibo a scuole, ospedali o altre strutture istituzionali permettono di migliorare l’alimentazione, ma anche di offrire un mercato ai piccoli produttori e di promuovere la transizione al biologico e la diversificazione produttiva. Però, è ugualmente importante rivisitare leggi, regolamenti e procedure per assicurare la loro pertinenza e la loro consistenza.

Finora, le politiche agro-alimentari si discutono a livello globale, regionale e nazionale. Tutti livelli che sono troppo lontani delle realtà locali per permettere l’integrazione delle dimensioni economiche, ambientali e sociali. Il livello territoriale è il livello mancante. Può permettere di applicare il principio di sussidiarietà e tradurre concetti generici in interventi e programmi concreti ed adatti al contesto.

Il 2030 è alle porte e il riorientamento de sistemi alimentari a livello territoriale può aiutare a rendere operativa l’Agenda ONU per uno sviluppo sostenibile. E visto l’impatto sulla vita della popolazione locale, sarebbe urgente cominciare dai territori più a rischio ed in particolare dare priorità al nesso umanitario, sviluppo e pace.

E’ urgente trasformare a livello globale il modo in cui pensiamo, produciamo e consumiamo cibo, ed assicurare che la trasformazione dei sistemi alimentari (ossia l’articolazione funzionale dei sistemi locali e globali) sia al centro dell’agenda di governi e capi di Stato.

Il pre-vertice ospitato dal governo italiano ed appoggiato delle agenzie romane dell’ONU (FAO, PAM ed IFAD) ha chiaramente confermato la necessità di un approccio sistematico al di là del concetto di catena alimentare.

La preparazione del pre-vertice ha evidenziato tematiche come il ruolo dei gruppi indigeni, l’importanza dell’agro-ecologia, dei diritti dei lavoratori, dell’accesso alla terra, della protezione sociale.

Affrontare questi temi richiederà la collaborazione di diverse agenzie delle Nazione Unite e dei donatori, ma anche la co-creazione di conoscenza da parte delle comunità di agricoltori e contadini insieme agli istituti di ricerca, alle organizzazioni della società civile e ai governi.

La sfida è quella di usare meglio le istituzioni esistenti e fornire loro le risorse necessarie per sostenere gli attori locali.

 

Florence Egal è medico con specializzazione in sanità pubblica. Ha lavorato più di 20 anni nel mondo intero con la FAO, e in particolare nella pianificazione di strategie alimentari e nutrizionali e nella collaborazione inter-istituzionale, tanto nel campo umanitario come quello dello sviluppo. Pensionata in 2013, si è concentrata sui sistemi alimentari e le relazioni urbano-rurali. Collabora con UN Habitat nella preparazione del UN Food Systems Summit e per la promozione de una governance territoriale.

  1. https://www.researchgate.net/publication/330676764_The_Global_Syndemic_of_Obesity_Undernutrition_and_Climate_Change_The_Lancet_Commission_report[]
  2. https://it.wikipedia.org/wiki/Obiettivi_di_sviluppo_sostenibile[]
  3. https://unhabitat.org/urban-rural-linkages-guiding-principles[]
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